domenica 25 luglio 2010

Nella Seravezza della mia fanciullezza non mi ci riconosco più

Mesi addietro ho letto la e-mail che ha inviato il segretario della Lega Nord di Stazzema,signor Mauro Battistini, a Giuseppe Vezzoni che cura l'appassionata Libera cronaca del giornale che non c'è, nella quale parlò della recinzione del monumento ai Caduti di Seravezza,fatta in ferro battuto che da qualche anno è stata tolta e nessuno sa o dice che fine ha fatto. La ricordo anch’io quella recinzione intorno alla quale, durante il regime fascista, i balilla montavano la guardia in occasione delle grandiose ricorrenze, tra le quali ricordo quella della vittoria dell’Italia nella grande guerra del 1915/1918.
Debbo dire che ho sempre pensato che questa recinzione fosse stata tolta per allargare la piazza Carducci per avere più spazio per il parcheggio delle autovetture. Confesso quindi di non aver mai pensato ad altri motivi per i quali questa recinzione era stata eliminata. Era un pezzo da museo quindi doveva essere comunque conservata. Dov’è finita?
Nella Seravezza della mia infanzia non mi ci riconosco più. Tante cose sono cambiate, a cominciare dell’abbattimento parziale di una parte delle case del nostro capoluogo da parte degli uomini della Todt, tra le quali c’era, al rione Ponticello, anche la casa dei miei nonni materni dove io nacqui. Nell’immediato dopoguerra sparì il campo sportivo sulla cui area furono costruite le piccole abitazioni dall’UNRA – CASA. Dopo qualche anno non vidi più i due leoni scolpiti in marmo colorato che c’erano accanto al cancello d’ingresso della Casa del Fascio, spariti insieme all’edificio che fu demolito per costruire su quell’area un edificio scolastico. Intorno a questa due statue di leoni, tanti ragazzi come me ci hanno giocato, mettendosi su essi a cavalcioni. Negli anni 50 o 60 è sparita anche la bella fontana di marmo che c’era nei pressi del Pontenuovo davanti al bar della Teonia, allora ivi esistente. Tempo addietro ho visto demolire la pavimentazione del marciapiedi lungo la centrale via Roma che quand’ero ragazzo fu costruita con il cocciame che ora è stato sostituito con gettate di altro materiale. Quando dopo cinquant’anni ebbi modo di rimettere i piedi nella scuola elementare di Seravezza, notai che sulle pareti interne dell’edificio e lungo le scale, non c’erano più i rivestimenti di lastre di bardiglio lucidate, murati quando era direttore didattico Giuseppe Masini. Ma perché mi domandai e ancora me lo domando, sono state tolte queste lastre di marmo pregiato, in sostituzione delle quali, hanno usato tinteggiature, senz’altro costose, con vernici a smalto, delle quali non c'era alcun bisogno se tutto fosse rimasto al suo posto. I rivestimenti in marmo sulle pareti interne della scuola fu un’opera che fece portare il fiore all’ occhiello del Masini.
Questa continua azione demolitrice di opere del passato è un fatto incredibile, per pudore non uso altre aggettivazioni. Le lastre di bardiglio della scuola lì dovevano rimanere, come pure la bella fontana tutta di marmo del Pontenuovo non doveva essere demolita.
Peccato che uomini che dovevano tutelare il patrimonio anche delle belle arti, appartenente all’intera Comunità abbiamo disatteso questo loro dovere primario.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse c'è anche qualche cambiamento positivo, o no? Possibile che sia tutto negativo ciò che è nuovo?

Anonimo ha detto...

Lei non ha vissuto quei giorni gioiosi in cui furono inaugurati i rivestimenti in bardiglio della scuola elementare di Seravezza. Lei, credo, che non abbia mai visto la vecchia fontana tutta di marmo con l'abbeveratoio che c'era al Pontenovo. Lei non si è mai seduto a cavalcioni su i due leoni che c'erano all'ingresso della ex casa del Fascio. Lei forse è giovane e certamente non può capire un uomo anziano, come me, che ricorda ancora le cose belle della sua infanzia vissuta a Seravezza. Una cosa vorrei che mi dicesse. Quali sono le opere nuove e importanti che ci sono state a Seravezza, che io non ho visto perché per troppi decenni ho vissuto lontano dalla terra in cui sono nato. Comunque la saluto anche se ha mantenuto l'anonimato.
Renato Sacchelli