domenica 30 gennaio 2011

ONORI AL CORPO DEGLI ALPINI

In occasione della cerimonia indetta dagli alpini di Pisa, Lucca e Livorno, ch'é stata celebrata il 16.1.2011, nella città della Torre pendente, in onore delle medaglie d'Oro Vincenzo Zerboglio e Ferruccio Tempesti, alla quale ha partecipato anche una rappresentanza della sezione pisana dell'ANFI, ( Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia) ho avuto il piacere di conoscere il Capogruppo degli alpini,Cav.Uff. Florio Binelli ed altri alpini in congedo di Seravezza,il mio paese natale.
Quando, durante la celebrazione della Santa Messa, il trombettiere ha suonato le note del silenzio, ho avvertito una forte commozione nel momento in cui, quale alfiere, ho alzato la nostra bandiera tricolore. Mio padre , nato nel 1906, fu un alpino dell'artiglieria da montagna. Suo fratello Guido, classe 1919, fece parte del 4° Reggimento dell'artiglieria alpina – reparto munizioni e viveri del gruppo Pinerolo della divisione Cunense che fu inviata a combattere in Russia con il contingente dell'ARMIR. Ricordo ancora il volto infelice di mio padre quando venne a sapere che suo fratello era stato dichiarato disperso in Russia. Ho avuto due miei compagni di asilo e di scuola, i seravezzini Gianfranco Pea e Mario Tarabella che prestarono servizio militare di leva nel Corpo degli alpini. Mario Tarabella, un giorno che andai a trovarlo in Torcicoda, mi mostrò il suo cappello alpino, con una bellissima penna, che conservava come se fosse una reliquia.
Primo Giorgio, che fu anche uno dei primi capigruppo degli alpini di Seravezza, e riusci ad ottenere in comodato d'uso dal comune di Seravezza il locale dove ha sede il gruppo degli alpini in congedo, fu un mio caro amico. Con lui frequentai a Roma, dal 15 luglio 1949 al 14 febbraio del 1950 il corso allievi finanzieri. Visti i suoi trascorsi di alpino e successivamente da finanziere, amai definirlo “l'uomo dai due cappelli alpini”; sì da alpino e da finanziere. Li dipinsi su un piccolo cartone telato facendogliene dono durante un pranzo sociale che avvenne successivamente.
A grandi linee conosco la storia gloriosa del Corpo degli alpini, che fu proposto nel 1872 dal G.D. Perrucchetti. Nella guerra 1915/1918, gli alpini combatterono eroicamente. Furono essi a bloccare dopo la disfatta di Caporetto, l'avanzata delle truppe austriache sul Piave, sul Grappa e sul Moltello. La Guardia di Finanza, che ha avuto nelle stelle alpine e nelle penne nere” le sue bandiere, partecipò a questa guerra vittoriosa con 18 battaglioni mobilitati scrivendo pagine di fulgido valore insieme al Corpo degli alpini.
Il 25 gennaio 1943, gli alpini al comando del generale Luigi Reverberi, comandante della divisione Tridentina, sferrarono un violento attacco contro tre divisione russe attestatesi nel villaggio di Nikolajewka, per aprirsi un varco e sfuggire all'accerchiamento da parte dei sovietici che avevano sfondato il fronte lungo il fiume Don. La cruenta battaglia costrinse i russi ad abbandonare le loro posizioni e fu questa una grandissima vittoria degli alpini che riuscirono ad aprire la strada verso il ritorno a casa di 14 mila penne nere, anche se infiniti furono gli alpini che morirono, tant'è che Nikolajewka da allora fu chiamata la loro tomba.
Quando radio Mosca l'8 febbraio 1943, annunciò la loro vittoria contro le forze dell'asse Germania - Italia, la voce dello speaker cambiò tono nel momento in cui disse. “ Solo il Corpo alpino italiano deve ritenersi imbattuto in terra di Russia”.
.

sabato 1 gennaio 2011

IL MAESTRO BRUNO GUERRINI: UN EROE SENZA MEDAGLIA

Un giorno, verso la fine degli Anni 30, nella via in cima al Chiasso, dove noi scolari attendevamo di entrare nella scuola elementare, vidi che alcuni maestri parlavano con un giovane, bello di viso e con un sorriso splendente, ch'è sempre è rimasto impresso nei miei occhi.
Era il maestro Bruno Guerrini, come seppi dalla voce che si sparse fra noi ragazzi; ricordo che portava i pantaloni alla “zuava “ e che non mi sembrò essere alto di statura.
Da allora non rividi più quel giovanottino molto distinto.
Ero chierichetto, quando nel duomo di Seravezza, alla presenza di tutta la scolaresca, del direttore, Giuseppe Masini dei maestri e maestre, e di tantissime persone,tra le quali anche lo scultore pietrasantino Pietro Bibolotti, padre del tenente Enrico medaglia d'argento al valore militare ucciso durante una battaglia che ci fu cinque giorni prima della morte del suo amico Bruno Guerrini, fu celebrata una S. Messa a suffragio dell’anima del maestro Bruno Guerrini, sottotenente della 10^ Compagnia anticarro della Divisione Bologna, caduto a Mages Belamedt (Tobruk) il 26 novembre 1941, durante una battaglia combattuta contro le forze neozelandesi che disponevano di carri armati, contro i quali, i colpi dei piccoli cannoni anticarro in dotazione ai militari della divisione Bologna non causavano alcun danno.
In quella sanguinosa battaglia perirono 45 ufficiali ed un migliaio tra sottufficiali e soldati italiani.Stando alla testimonianza di un anonimo soldato dell'Alta Versilia rimasto ignoto, Mauro Barghetti apprese che Bruno Guerrini suo fraterno amico fin da bambino perì eroicamente, mentre con gli uomini del suo caposaldo uccisi, continuò da solo con il suo cannoncino a sparare contro un carro armato, che centrò senza che il mezzo nemico subisse danni atti a fermare la sua avanzata. Quando si accingeva a sparare l'ultimo colpo fu colpito in pieno da una cannonata nemica che lo uccise sul colpo.Il suo corpo ridotto a brandelli sanguinanti finì sopra il mucchio dei suoi soldati uccisi durante quello spaventoso scontro.
Ricordo ancora la commozione ed il generale rimpianto di tutta la comunità seravezzina per la immatura scomparsa di questo suo giovane figlio.
L’immagine fotografica di quel giovane in divisa militare riapparve ai miei occhi a metà degli Anni 50, in un quadro attaccato alle pareti della cameretta che i nonni materni della mia fidanzata Angela, figlia di Pucci Giuseppe e di Bruna Guerrini, sorella di Bruno, morto eroicamente sul fronte di Tobruk, tenevano come se il loro amato figlio fosse sempre vivo fra loro. Questo fatto a mio parere fu un fulgido esempio di un immenso amore filiale che mi lascia ancora profondamente commosso. Questa cameretta era arredata con gli stessi mobili, scrivania e libri che Bruno aveva nella sua stanza della casa che i suoi genitori possedevano alla Fucina, e che essi riuscirono a salvare prima che l'immobile venisse fatto saltare in aria dai tedeschi insieme a tutte le case del rione, dal lungofiume fino a Riomagno e dei paesi di Ripa e di Corvaia.
Molti anni più tardi la figura del giovane e dolce maestro Bruno Guerrini (profondamente legato ai genitori ed alle due sorelle) è riaffiorata sia nei libri di Giorgio Giannelli che in alcuni articoli di Mauro Barghetti pubblicati sul periodico mensile Versilia Oggi.
Mauro Barghetti, aveva pubblicamente propugnato l’idea di ricordare l’amico fraterno Bruno Guerrini, con il quale aveva studiato insieme presso l’Istituto Magistrale di Pisa,fino a
diplomarsi entrambi maestri,con una lapide da murare presso le scuole elementari di Seravezza da essi frequentate.
Il Barghetti era a conoscenza del fatto che a Pisa, l’Istituto dove il maestro di Seravezza si era diplomato, aveva dedicato un’aula alla sua memoria.
Perché non farlo anche a Seravezza, seppure con notevole ritardo?
Mentre Mauro Barghetti raccontava anche a me questi fatti, non riuscìvo a capire le ragioni di questa insensibilità dimostrata “in primis” nel 1941 dalle autorità scolastiche di Seravezza.
A Pisa l’Istituto Magistrale volle subito ricordare in modo solenne questo suo studente, morto eroicamente in guerra a 24 anni, dedicandogli, alla sua memoria un'aula. Perché Seravezza, il suo paese natale lasciò cadere tutto nel silenzio?
Visto il vanificarsi di quanto propugnato da Mauro Barghetti, questi invitò mia moglie e sua sorella Anna, figlie della sorella di Bruno, ad indirizzare un'istanza al signor sindaco di Seravezza perché fosse murata nella scuola elementare una lapide a ricordo del loro zio Bruno. Nella lettera che fu inviata, esse si fecero carico di tutte le spese relative all'acquisto della lapide, alla scultura sul marmo di quanto avrebbe scritto Mauro Barghetti ed al pagamento del muratore, In attesa di ricevere la risposta del signor Sindaco di Seravezza, un giorno mi chiamò al telefono il generale di Squadra Aerea, in pensione, Bruno Buselli, nativo di Ripa, pluridecorato al valor militare e di altre onorificenze) che aveva sposato Carla Bastianelli, figlia della sorella di Agostina Falconi, madre di Bruno Guerrini, perché mi interessassi della pratica, al fine di riuscire a superare lo “stallo” che, a suo dire, stava rallentando il procedere della trattazione della pratica relativa alla collocazione della lapide nella scuola elementare di Seravezza.
Mi fece anche i nomi del Sindaco e dell'assessore Marcucci con il quale lui si era già incontrato nei loro uffici .
Fu così che mi recai a parlare con il Signor Sindaco Lorenzo Alessandrini e con l'assessore alla cultura Ezio Marcucci. Fui accolto da entrambi con molta gentilezza. Mi parve di capire che la pratica sarebbe stata esaminata nel più breve tempo possibile.Non mi furono rappresentati motivi in ordine ai quali la lapide non sarebbe stata murata.
Con il parere favorevole degli organi scolastici il comune autorizzò la muratura di questa lapide in ricordo del giovane maestro Bruno Guerrini che dopo alcune supplenze nella scuola del suo paese,e in quella distaccata della Cappella, ove ora ha la sede la sezione del Gruppo degli alpini in congedo della Versilia, arrivò ad insegnare, prima di essere richiamato alle armi, anche in una scuola di Rodi, allora colonia italiana con tutte le isole del Dodecanneso.
La cerimonia avvenne in un clima molto commovente. Erano presenti monsignor Guido Corallini che aveva studiato a Pisa insieme a Bruno,parroco della chiesa pisana di Santa Caterina; fu questo sacerdote a benedire la lapide con a fianco il parroco di Seravezza monsignor Leonardi, mentre un trombettiere suonava il silenzio. C'era anche il dottor Bastianelli, cugino del maestro Bruno. Alla cerimonia partecipò, con la bandiera, anche una rappresentanza dell'ANFI Sezione Versilia - Storica di Seravezza. Con tristezza rilevai l'assenza degli alunni della scuola, nemmeno una piccola rappresentanza fu inviata dal Comitato scolastico.
Non conobbi le motivazioni che adottò il Comitato scolastico che decise la non partecipazione alla cerimonia degli alunni, per i quali erano stati imbanditi tavoli colmi di biscotti, pasticcini, pizzette e altre leccornie nonché aranciate e varie bibite.