domenica 23 marzo 2014

I ciclopi dei nostri monti

Stamattina quando ho letto sulla Cronaca libera la bellissima poesia intitolata “Fiore del marmo” scritta dal sensibile poeta e scrittore Giuseppe Vezzoni , il mio stato d'animo ridotto a bassi livelli a causa dei fatti gravi che accadono un po' ovunque e che ogni giorno apprendiamo dai giornali e dalla tv, si è molto risollevato. Se mi sono sentito meglio lo devo proprio alla lettura di questa poesia eccezionale, uscita dalla profondità dell'anima dell'autore. Nel leggerla ho ripensato al mio bisnonno Pietro Sacchelli (che mai ho conosciuto), il quale verso la fine dell'800 dai Metati Rossi, località vicina a Strettoia, partiva, a piedi, ancora con il buio della notte, per arrivare all'alba sulle cave della Cappella e anche del Trambiserra, dove lavorava per guadagnare il pane per lui e la sua famiglia.

Penso al copioso sudore che gli usciva dalla fronte nell'esercitare questo pericoloso e faticoso lavoro, tant'è che ho sempre immaginato che i nostri cavatori della Versilia fossero dei ciclopi della montagna. Ho pensato anche a mio padre, che lavorò sulla cava del Trambiserra: spesso usciva di casa con l'ombrello di cerato aperto per ripararsi dalla pioggia con la speranza che, arrivando sulla cava le condizione del tempo fossero, nel frattempo migliorate, in modo da poter lavorare senza perdere la giornata. Con altri cavatori di Seravezza agli inizi del 1940 andò a lavorare anche in una cava di travertino, vicina a Cisterna di Latina.

Io sono nato al Ponticello di Seravezza, centro abitato in prevalenza abitato dai cavatori. I miei più vicini di casa li ricordo tutti: Giuseppe Gori, Giuseppe Tabarrani, Lorenzi, Pietro Maggi, Armando Antonucci, Bandelloni Garibaldo, e l'altro Bandelloni, detto Fortino. Avevano la pelle tinta dal sole e le mani d'acciaio e muovevano martini pesanti più di cento chili. Furono loro a educarmi al lavoro, che è fonte di vita.

Credo i cavatori e tutti i lavoratori della Versilia abbiano tratto la forza per lavorare grazie anche all'amore che li legò alle loro spose, davvero fantastiche e belle donne che diedero ai loro mariti splendidi figli.