domenica 12 novembre 2017

Giacomo Puccini, appuntato ad honorem della Guardia di Finanza

Novantatre anni fa, il 29 novembre 1924, cinque giorni dopo essere stato sottoposto ad un intervento chirurgico alla gola, moriva a Bruxelles l’appuntato ad honorem della Regia Guardia di Finanza Giacomo Puccini, celebre autore di opere immortali che tuttora vengono rappresentate nei più importanti teatri del mondo. 

Discendente di una famiglia di musicisti, era nato a Lucca il 22 dicembre 1858. Studiò al conservatorio di Milano, con il violinista Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli come maestri. Nella città della Madonnina visse con la sua compagna Elvira, che per seguirlo abbandonò il marito. La coppia attraversò un periodo di stenti. Con il successo, ottenuto nel 1884 attraverso la rappresentazione della sua prima opera “Villi”, Puccini ebbe dall’editore Ricordi l’incarico di scriverne una nuova. Riuscì così a portare avanti la sua attività di maestro compositore di opere musicali, fino a raggiungere i massimi livelli. 

La sua musica fa pulsare il sangue nelle vene, è rara, dolce, drammatica, piena di pathos. Porta l’ascoltatore a immedesimarsi nelle scene che gli appaiono davanti agli occhi, riuscendo a farlo sognare mentre si inebria. Quelle sue note, magicamente assemblate come i colori sulla tavolozza di un grande artista, inducono a pensare a quanto sia bella la vita se l’uomo è in grado di amare. Ma non voglio dilungarmi oltre sui sentimenti che la musica di Puccini è capace di suscitare in chi l’ascolta. In questo mio scritto desidero soffermarmi sull’uomo Giacomo Puccini, quando negli anni tra il 1920 e il 1921 trascorse lunghi periodi tra Orbetello e Capalbio, dove aveva acquistato una torre cinquecentesca chiamata Tagliata Etrusca, vicina alla quale vi era un piccolo edificio che ospitava la sede della Brigata della Guardia di Finanza litoranea, con pochi uomini in forza, impiegati a svolgere servizi di vigilanza doganale marittima lungo 14 km di costa. 

La passione per la caccia portò Puccini a trasferirsi temporaneamente da Torre del Lago (LU) in Maremma,  sicuramente attratto da quel territorio dove volavano una miriade di uccelli migratori di tante specie. Nel tempo trascorso nella Torre Tagliata (foto) il Maestro strinse rapporti di cordiale amicizia e di reciproca stima con il comandante del reparto, l’appuntato Teriggi Campelli, e con tutti gli altri finanzieri. Spesso giocava con loro a tressette e beveva volentieri un bicchiere di vino giovane. Altre volte, invece, si soffermava a mangiare il minestrone preparato dal finanziere addetto alla cucina. L’appuntato Teriggi amava ed apprezzava le cose belle, tra le quali la musica, cosicché il Maestro spesso gli chiedeva cosa pensasse di certi brani musicali che lui stava componendo. 

Puccini era cordiale ed amichevole con tutti i finanzieri. Comprendeva il duro servizio che svolgevano sia di giorno che di notte, anche con il brutto tempo. Il carattere buono e socievole del Maestro conquistò il cuore di tutti i finanzieri che a loro volta nutrivano, nei suoi confronti, sentimenti di vivo e sincero affetto. Una mattina Puccini andò a trovare in caserma il Comandante, che era ancora al letto. "Stanotte sono andato a dormire alle quattro, dopo 14 ore di perlustrazione ero molto stanco, sono stato a scambiare il visto al fiume Chiarone col drappello di Montalto. Almeno avessi incontrato qualche contrabbandiere", gli disse il Teriggi. "Ma se non ci sono i contrabbandieri perché fate questi servizi? gli chiese allora il Puccini. "I contrabbandieri non ci sono perché ci siamo noi". Fu al termine di questo cordiale colloquio che Puccini invitò il comandante della brigata ad utilizzare per l’avvenire il suo asino, così si sarebbe stancato di meno. 

Quando Puccini lasciò definitivamente la Torre Tagliata, oltre ad una sua fotografia volle donare al comandante della Brigata il proprio asinello. Solenni onori furono attribuiti dalla Guardia di Finanza a Giacomo Puccini dopo la sua morte. Sulla facciata della torre Tagliata fu murata una lapide di marmo con la seguente scritta a caratteri cubitali: 

"IN QUESTA TORRE CHE FU SUA GIACOMO PUCCINI RIPOSANDO NELLA SILENTE POETICA QUIETE DI MILLENARI RICORDI - NEL FRAGORE DELLE ONDE RIPETENTI SULLO SCOGLIO L’ECO DI GRANDI NOMI VISSE FRATERNAMENTE DUE ANNI CON I MILITI DELLA REGIA GUARDIA DI FINANZA - APPREZZANDONE LA SINCERITA’ DEGLI AFFETTI E L’ABNEGAZIONE DELLA VITA TUTTA VOTATA ALLA PROSPERITA' DELLA PATRIA. I FINANZIERI GRATI DI TANTO ONORE POSERO QUESTO RICORDO.  MAGGIO 1925".

Renato Sacchelli