sabato 17 settembre 2011

L' oro alla Patria

Splendente era la vera nuziale che portava al dito mia madre fino al giorno in cui il regime organizzò una mobilitazione nazionale, che sotto lo slogan “ date oro alla Patria” indusse gli italiani a donare allo Stato i propri oggetti preziosi, comprese le fedi nuziali. Era il 18 dicembre 1935 quando si svolse la “Giornata della fede”. Una delle tante iniziative promosse dal governo fascista per rispondere alle sanzioni economiche varate dalla società delle Nazioni contro l'Italia, perché il nostro Paese aveva dichiarato guerra all'Etiopia.
Ricordo quella mattina in cui mia madre uscì di casa e tornò, tutta emozionata, senza più l'anello d'oro ma con un cerchietto di acciaio. “Ha fatto il suo dovere! L'ha donato alla Patria”, come lessi sul pezzetto di carta che le fu dato. In tutto il Paese furono raccolte milioni di fedi nuziali e un quantitativo complessivo d'oro pari a 37 tonnellate.
Eravamo ancora impegnati nella guerra in Africa, che si concluse nel 1936, con la conquista dell'Impero, quando iniziò la guerra di Spagna, combattuta dal generale Franco, il Caudillo. Nel giro di pochi anni dichiarammo guerra alla Francia e all' Inghilterra , schierandoci nel conflitto a fianco della Germania di Hitler che ci portò sofferenze fame e distruzioni.E sempre in nome della Patria a scuola ci dissero: “Portate un po' di lana dei materassi. E' necessaria per fare i calzettoni per i nostri soldati in Russia, altrimenti rimarranno con gli arti congelati”. Sempre in nome della Patria ci tolsero le inferriate e si presero le pentole di rame per fabbricare armi. Subimmo borbardamenti e distruzioni e ci furono tante vittime innocenti. Lungo è l'elenco dei soldati, marinai e aviatori italiani che non fecero più ritorno nelle loro case in quanto uccisi in combattimento. La mia casa del Ponticello di Seravezza nella tragica estate del 1944 fu fatta saltare in aria dai tedeschi insieme a molte case sia del capoluogo seravezzino che di altre località della Versilia, che divenne l'estremo limite della Linea Gotica. Corvaia e Ripa furono conpletamente rase al suolo. Negli ultimi giorni del tragico conflitto, a Dongo, riapparvero moltissimi anelli nuziali che le spose italiane avevano donato alla Patria. Ma quale Patria?

Sempre dal succitato libro di Giorgio Giannelli ho rilevato che l'11.1.1936 furono consegnati alla Federazione provinciale fascista di Lucca due quintali e mezzo fra oro e argento raccolti nei quattro comuni della Versilia, Quindi, in media, furono offerti da oltre 47.500 abitanti più di un grammo d'oro per abitante, del valore di oltre mezzo milione di lire dell'epoca.

martedì 6 settembre 2011

1943: Inizia la Resistenza in Versilia

Come ho avuto modo di raccontare in altre occasioni, Alfieri Tessa, valoroso partigiano seravezzino mi ha donato, tempo addietro , alcuni suoi preziosi appunti riguardanti, i tempi da lui vissuti durante la seconda guerra mondiale. Tra questi suoi scritti vi è anche quello riferibile alla Resistenza che iniziò in Versilia dopo l'8 settembre 1943, il giorno dell'armistizio e della momentanea illusione che la guerra fosse finita.
Nobile e commovente è il pensiero che ha espresso nel ricordare l'inizio della Resistenza che io amo subito riportare qui di seguito: ”All'inizio della Resistenza mi unisco a Gino Lombardi. L'armistizio era stato firmato e reso pubblico, le direttive già impartite, restava da onorare l'impegno sottoscritto davanti ai rappresentanti degli eserciti che ci avevano sconfitti, il non farlo avrebbe fatto apparire l'Italia oltre che sconfitta anche inadempiente cosa ancora più grave di fronte a tutte le nazioni del mondo. Purtroppo chi doveva rispettare negli alti livelli dello Stato si era come volatizzato, tradimento o pusillanimità'? Cosi all'iniziativa attesa mancò un
vera guida, e tutto fini nel caos.”
Con l'esercito allo sbando, come anch'io vidi, i tedeschi reagirono violentemete contro i nostri soldati che catturarono e inviarono su carri bestiame nei campi di prigionia in Germania e/o nella Polonia da essi occupata.
A Cefalonia ed a Corfù dove iniziò la resistenza armata contro i tedeschi costoro uccisero migliaia di soldati italiani che avevano liberamente deciso di combattere contro i tedeschi piuttoto che cedere ad essi le armi.
Il Tessa ha altresì continuato ad enunciare le seguenti motivazioni in ordine alla nascita della Resistenza: “ Ma il dovere di resistere riguardava tutti i cittadini italiani. I milkitari che riuscirono ad arrivare a casa si contattarono subito, e presero le iniziative necessarie, soprattutto per onorare i morti di quei giorni per mano tedesca, e offrire la propria solidarietà ai commilitoni portati prigionieri nei loro campi di lavoro o sterminio.
Nel comune di Seravezza, primo in Versilia, si organizzarono gli uomini della Resistenza, creando un presidio armato fissato a “La Porta”, in territorio dello stazzemese. In quei giorni sui giornali dovevamo leggere.
La Nazione del 30 novembre 1943 – prima pagina -
Il Capo di Stato Maggiore dell' Esercito ha emanato la seguente ordinanza.^^^ Dispongo che tutti gli allievi ufficiali di complemento (universitari, diplomati, e laureati) appartenenti ai disciolti battaglioni di istruzione si presentino entro il 5 dicembre 1943 ai rispettivi Comandi militari regionali o provinciali e ai distretti militari.^^^
Egli accenna all'azione “ del 6 dicembre 1943 per appropriarsi del ciclostile in dotazione al comune di Seravezza compiuta sia da lui che dall'altro ex allievo ufficiale Oscar dal Porto di Querceta coadiuvati dai patrioti. Piero Consani di Pisa, Luigi Mulargia, già marinaio della Sardegna, tutti sotto il comando del s.tenente Gino Lombardi di Ruosina. Essi alle ore 18 riuscirono ad entrare nel palazzo Mediceo, sede comunale, dove sottrassero il ciclostile per stampare manifestini utili a controbattere la pressante propaganda fascista. Tale azione irritò il prefetto Piazzesi e il maresciallo comandante i carabinieri di Forte dei Marmi, tutti umiliati per non avere scoperto ii nomi degli autori.
Conclude così la sua narrazione dell'inizio della Resistenza in Versilia: “ Dopo il quasi totale fallimento di risposta alle chiamate, ecco la Prefettura di Lucca con il manifesto:
Decreto in data 18 febbraio 1944 -XXII E.F., concernente la posizione dei disertori e renitenti.
Art.I° -Gli iscritti di leva arruolati ed i militari in congedo, che, durantre lo stato di guerra e senza giutificato motivo, non si presenteranno alle armi nei tre giorni successivi a quello prefisso, saranno considerati disertori di fronte al nemico, ai sensi dell'art. 144 C.P. M.G. e puniti con la morte mediante fucilazione nel petto. Il Capo della Provincia Piazzesi.

Dalla lettura di queste righe di Alfieri Tessa emerge la drammatica situazione vissuta dagli italiani durante gli anni dell'ultima guerra e, in particolare, nel periodo della Resistenza.