mercoledì 6 agosto 2014

Quando mangiai un solo fagiolo

Pògo tempo fa mi colpì na fotografia che aveo visto su facebook, scattata ind'una via di una città siriana intasata da centinaia di persone affamate che erino pazientemente 'n attesa di ricevere del cibo per sopravvive.

Mi impressionò questa fotografia che mi fece pensare sùbbito a la sofferenza di quéla moltitudine di sventurati innocenti a causa de la fame che aveino in corpo, che anco chi scrive pati durante gli anni della seconda guèra mondiale, che dal settembre 1944 all'aprile del 1945 fu combattuta fino a la nossa terà di Versilia divenuta l'estremo limite della linea Gotica.

Ricordo che un giorno dell' istate del 1944 avvertii i primi sintomi di una agonia per la fame che sentivo forte, forte, tanto da indurmi a pensare che staceo per morì. Mi trovavo ne la pianura Pietrasanta in cerca di rare pannochie di granturco rimaste nei campi dopo il raccolto effettuato da proprietari dei terreni, furono alcuni grappoli d'uva che strappai da alcuni filari di viti piantate ai margini d' un campo che in un lampo ingollai, a farmi cessà quel languore che mi sembrò mortale se fosse continuato un pò più a lungo.

Negli anni de la guèra, quando il lunedi in cui si svolgeva il mercato nella piazza Carducci di Seravezza , appena uscivo da la scuola per ritornà a case, tante volte mi soffermavo a guardà i mucchi de le foglie dei cavoli attaccate a la parte più alta dei gambi rimasti, insieme alle foglie, nella piazza vicino ai banchi di vendita, che mi faceino pensà a la fame che mi potevino toglie se avessi potuto mangià i pezzetti de la parte più tenera del gambo. Ma quest pensieri svanivano nel momento in cui vedevo che il solo netturbino, detto Cancellino, a la dipendenza del Comune nel pulire la piazza caricava sul carretto quanto avea spazzato.

Nei miei tanti racconti non ho mai parlato di questo desiderio di mangià i torsoli dei cavoli per togliermi la fame, come non ho mai parlato di un fagiolo che vidi lungo la mulattiera, mi pare nel tratto sopra il cimitero, che stavo percorrendo mentre andavo a la ricerca di funghi. Raccolsi quel fagiolo e me lo misi in tasca. A casa lo riposi in una tazzina, e quando mi mà preparò il minestrone, da consumare a cena lo misi nel laveggio per farlo cuocere insieme agli altri ingredienti. Ogni tanto toglievo il coperchio per sentire se il fagiolo era cotto e quando sentti che si poteva mangiare; senza dire nulla a la mi mamma, tolsi con un cucchiaio il fagiolo dal liquido bollente e lo mangiai. Non mi fece alcun effetto quel solo fagiolo, forse era meglio se non lo avessi raccolto.Per togliermi la fame, che sempre avevo, avrei dovuto mangiarne  un piatto colmo.