martedì 22 giugno 2010

E' una data funesta. L'Italia entra in guerra a fianco della Germania nazista.

10 giugno 1940 –

Ho sempre vivo nel mio cuore quel giorno in cui i nostri insegnanti radunarono tutta la loro scolaresca perché ascoltasse inquadrata il discorso, che fu pronunciato a Roma dal balcone di palazzo Venezia dal capo del governo Benito Mussolini, diffuso dagli altoparlani installati nel cortile. Confesso che non partecipai con calore a questo raduno. Le parole del Duce in merito alla guerra che dichiarò alla Inghilterra ed alla Francia non riuscivo proprio a comprenderle. Avevo ancora nella mente alcuni sprazzi dei discorsi fatti dagli adulti durante la conquista dell'impero ed anche quelli riferibili alla guerra civile di Spagna, durante la quale ci furono molti morti da ambo le parti e cumuli enorni di macerie. Ricordo che tutti noi alunni fummo continuamente, spronati, se ben ricordo, dai nostri maestri, ad applaudire quel discorso che coinvolse la nostra nazione nello spaventoso secondo conflitto mondiale. Mussolini veniva interrotto da scroscianti applausi del popolo fascista che gremiva la piazza. Con otto milioni di baionette la guerra pareva già vinta, alla luce anche delle vittorie dei soldati tedeschi su ogni fronte. Nessuno pensava all'esito disastroso che segnò la fine di questa guerra, che con l'aiuto degli eserciti alleati e dei partigiani, la nostra Patria alla fine riconquistò la libertà. Subito furono emanate disposizioni per l'oscuramente. Mio padre tinse con vernice scura alcuni vetri delle finestre della nostra casa.Poi si arrivò al razionamento del pane e di altri generi alimentari. Il mio babbo che allora lavorava su una cava del Trambiserra, tutte le mattine si recava alla vicina bottega di Riomagno ( piccolo borgo di case), per prendere il pane. Prima di uscire di casa lo tagliava a fette,e dopo avervi cosparso sopra la marmellata le distribuiva sia a me che ai miei due fratelli più piccoli; la quarta figlia doveva
ancora nascere, Così consumata subito la nostra razione, in casa non avevamo più niente da mangiare.Incominciammo a patire la fame ed a tirare il cinturino. Pareva di essere colpiti da una agonia lenta, tanto da farci sentire che si stava per morire. Un giorno sentendo molta fame mi misi in bocca alcun bucce di una arancia che raccolsi nella strada polverosa. Più di una volta mi nutrivo con torsoli di cavolo. Intanto tanti giovani versiliesi, soldati, marinai e aviatori, furono inviati a combattere su ogni fronte. in Africa, in Libia, sul fronte Greco Albanese ed in Russia. Sul mare, nel cielo e dovunque combatterono dimostrarono di avere un altissimo senso del dovere.Molti caddero sui campi di battaglia lasciando nel dolore i genitori e le giovani spose e piccoli figli, taluni dei neppure mai visti. Le pagine stupende scritte col sangue dai soldati d' Italia, in particolare ad EllAlamein ed a difesa del fortino di Giarabub, seppero allora riempire di orgoglio i nostri cuori di ragazzi tanto da farci pensare di emulare le loro gesta. A noi balilla, con la fame in corpo, spesso ci facevano cantare canzoni di guerra che parlavano del valore dei nostri soldati. “Vincere e vinceremo in cielo, in terra e mare...; partono i sommergibili, rapidi ed invisibili...; a primavera si riapre la partita...”. Ma la canzone che mi fece anche piangere fu quella relativa alla storia riguardante la difesa del fortino di Giarabub, già accennato in precedenza, i cui soldati avevano fame e sete ma non chiedevano né pane né acqua. Volevano dal loro comandate, colonnello Castagna, soltanto il piombo per i loro moschetti. La guerra che per anni ci appariva lontana dalla terra in cui sono nato, dopo le sconfitte subite ovunque, sul finire arrivò ad essere combattuta, dal settembre 1944 e fino all'aprile del 1945, anche in Versilia, considerata l'estremo limite della Linea Gotica. Prima dell'arrivo degli americani, degli inglesi e dei soldati brasiliani, il popolo versiliese soffri incredibili e dolorosi eventi connessi allo sfollamento ordinato dai tedeschi, alla distruzione di centri abitati fatti saltare in aria dai tedeschi durante la fortificazione della Linea Gotica, ed al continuo patimento estremo della fame, fino ad arrivare ad essere vittima della orrenda strage degli innocenti commessa dalle SS tedesche il 12. agosto 1944 a S.Anna di Stazzema, località dell'alta Versilia, durante la quale furono massacrati e bruciate 560 creature umane, tra le quali 120 bambini e bambine, la più piccina delle quali aveva appena 20 giorni.

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