sabato 24 agosto 2013

Ricordo dell''Alpino Caporal Maggiore Ferdinando Tabarrani

Ricordo dell'alpino caporal maggiore Ferdinando Tabarrani

Mi ha commosso l'articolo “Una lapide a ricordo dei cinque Alpini caduti nella Campagna di Russia, pubblicato sulla rivista Stella Alpina del dicembre 2012, scritto dal direttore Florio Binelli. Mi ha commosso perché uno di questi alpini, il Caporal Maggiore Ferdinando Tabarrani,  l'avevo conosciuto anch'io quando la sua famiglia venne ad abitare in una casa vicina alla mia, al Ponticello di Seravezza.
Allora ero un ragazzo già grandicello, mentre lui era era un giovanotto atletico e molto forte. Giocava al calcio nella squadra di  Seravezza,  aveva classe e, in mezzo al campo sprizzava tutta la sua potenza fisica. Non ricordo di avere mai parlato con lui. Ho conosciuto i suoi genitori. Il babbo Beppe, forte cavatore, la mamma Germana e le sue due sorelle l'Angiò che mi cuci il vestito con cui passai la prima Comunione e l'altra, di cui non ricordo il nome, che andò in sposa ad un uomo di Ripa. La Germana ed una sua parente facevano i materassi di lana e di vegetale. Le modeste somme che esse guadagnavano, migliorarono un pò  le condizioni di vita delle loro famiglie.  Dopo la nascita del figlio di Ferdinando, chiamato Paolo, dato alla luce dalla sua sposa, la molto bella e giovane Maddalena Rosssi, prima che suo marito partisse per combattere in Russia, partenza che un effetti avvenne nel mese di luglio del 1942. La Germana un giorno mi chiese   di portare una bottiglia di latte a casa della nuora, abitante in Torcicoda. Si , le risposi. Quando entrai nel suo appartamento, vidi dalla   porta della camera lasciata aperta,  Ferdinando che stava disteso sul letto accanto al suo neonato.  Gli parlava facendo dei gesti con le mani, si  gli stava faendo molti “crecchi”.
Ho rilevato dal libro di Giorgio Giannelli “La Versilia rivendica l'impero” che il Tabarrani é menzionato fra gli alpini versiliesi che fecero ritorno a casa dopo aver partecipato all' impresa africana che si concluse con la conquista dell' Etiopia (1935/36). Un altro volume, sempre scritto dal Giannelli intitolato “ Sant'Anna, l'infamia continua” riporta il lungo elenco dei soldati dei quattro comuni storici della Versilia, oltre a quelli di Camaiore, Massarosa e Viareggio, morti o dispersi durante la seconda guerra mondiale, tra i quali figura anche il Tabarrani ucciso sul fronte russo il 31 gennaio 1943.
I cinque alpini ricordati nella lapide murata sulla facciata di una casa dell' antico rione di Torcicoda di Seravezza, erano in forza alla divisione Cuneense, di cui fece parte anche il fratello di mio padre Guido Sacchelli (classe 1919), avviato in Russia col suo reparto che con l' impiego dei muli, doveva rifornire di munizioni e viveri gli alpini schierati lungo la gelida linea del fronte.
A lungo mi sono chiesto se sulla sponda del Don, Ferdinando, mio zio ed altri alpini versiliesi ebbero 
 l' occasione di conoscersi e parlare fra loro della terra dove erano nati nella quale avevano lasciato le loro spose, i figli appena nati , i genitori e tutti i loro cari che purtroppo non rividero più.
Mi fa piacere ricordare anche la maestra Ilva Angelini mia coetania che fu la prima persona di Seravezza a cui venne in mente di collocare una lapide in Torcicoda , a perenne memoria dei nostri alpini morti in Russia. Ne parlò a tavola con tutti i suoi cari , tra i quali c 'era anche Pier Luigi Marrai, uomo di grande valore, prematuramente scomparso nello scorso anno, che sposò in pieno l' idea della sua cognata, dandosi subito da fare per realizzarla. Amo ricordare Pier Luigi quando sul finire degli Anni 30 e all'inizio dei quaranta, insieme ai suoi genitori veniva al Ponticello a trovare il nonno materno, Giuseppe Bussoli e la laboriosa ed instancabile nonna Teodora Tessa, nativa di Riomagno. Nelle mie visite a Seravezza effettuate negli anni in cui non vi risiedevo più, Pier Luigi ed io vivemmo attimi di felicità quando ci incontravamo nelle vie della nostra Seravezza.
Ora che non c'è più fra noi, mi è di conforto sapere che la sua anima di uomo pio e giusto nonché di alpino aggregato è nel cielo Cielo nella casa del nostro Padre Celeste, insieme a quella di tutti i suoi cari defunti e di quelle della fitta schiera degli alpini valorosi caduti in tempo di guerra o scomparsi in tempo di pace.