Ricordo dell'alpino caporal maggiore
Ferdinando Tabarrani
Mi ha commosso l'articolo “Una lapide
a ricordo dei cinque Alpini caduti nella Campagna di Russia,
pubblicato sulla rivista Stella Alpina del dicembre 2012, scritto dal
direttore Florio Binelli. Mi ha commosso perché uno di questi
alpini, il Caporal Maggiore Ferdinando Tabarrani, l'avevo conosciuto
anch'io quando la sua famiglia venne ad abitare in una casa vicina
alla mia, al Ponticello di Seravezza.
Allora ero un ragazzo già grandicello,
mentre lui era era un giovanotto atletico e molto forte. Giocava al
calcio nella squadra di Seravezza, aveva classe e, in mezzo al campo sprizzava tutta la sua
potenza fisica. Non ricordo di avere mai parlato con lui. Ho
conosciuto i suoi genitori. Il babbo Beppe, forte cavatore, la mamma
Germana e le sue due sorelle l'Angiò che mi cuci il vestito con cui
passai la prima Comunione e l'altra, di cui non ricordo il nome,
che andò in sposa ad un uomo di Ripa. La Germana ed una sua parente facevano i materassi di lana e di vegetale. Le modeste somme che esse guadagnavano, migliorarono un pò le condizioni di vita delle loro famiglie. Dopo la
nascita del
figlio di Ferdinando, chiamato Paolo, dato alla luce dalla
sua sposa, la molto bella e giovane Maddalena Rosssi, prima che suo marito partisse per combattere in Russia, partenza che un effetti avvenne nel mese di luglio del 1942. La Germana un giorno mi chiese di portare una
bottiglia di latte a casa della nuora,
abitante in Torcicoda. Si , le risposi. Quando entrai nel suo appartamento, vidi dalla porta della camera lasciata aperta, Ferdinando che
stava disteso sul letto accanto al suo neonato. Gli
parlava facendo
dei gesti con le mani,
si gli stava faendo molti “crecchi”.
Ho rilevato dal libro di Giorgio
Giannelli “La Versilia rivendica l'impero” che il Tabarrani é
menzionato fra gli alpini versiliesi che fecero ritorno a casa dopo
aver partecipato all' impresa africana che
si concluse con la conquista dell' Etiopia (1935/36). Un altro
volume, sempre scritto dal Giannelli intitolato “ Sant'Anna,
l'infamia continua” riporta il lungo elenco dei soldati dei quattro
comuni storici della Versilia, oltre a quelli di Camaiore, Massarosa
e Viareggio, morti o dispersi durante la seconda guerra mondiale,
tra i quali figura anche il Tabarrani ucciso sul fronte russo il 31
gennaio 1943.
I cinque
alpini ricordati nella lapide murata sulla facciata di una casa
dell' antico
rione di Torcicoda di Seravezza, erano in forza alla divisione
Cuneense, di cui fece parte anche il fratello di mio padre Guido
Sacchelli (classe
1919), avviato in
Russia col suo reparto che con l' impiego
dei muli, doveva rifornire di munizioni e viveri gli alpini schierati
lungo la gelida linea del fronte.
A lungo mi sono
chiesto se sulla sponda del Don,
Ferdinando, mio
zio ed altri
alpini versiliesi ebbero
l' occasione di conoscersi e parlare fra loro della terra dove erano nati nella quale avevano lasciato le loro spose, i figli appena nati , i genitori e tutti i loro cari che purtroppo non rividero più.
Mi fa piacere ricordare anche la maestra Ilva Angelini mia coetania che fu la prima persona di Seravezza a cui venne in mente di collocare una lapide in Torcicoda , a perenne memoria dei nostri alpini morti in Russia. Ne parlò a tavola con tutti i suoi cari , tra i quali c 'era anche Pier Luigi Marrai, uomo di grande valore, prematuramente scomparso nello scorso anno, che sposò in pieno l' idea della sua cognata, dandosi subito da fare per realizzarla. Amo ricordare Pier Luigi quando sul finire degli Anni 30 e all'inizio dei quaranta, insieme ai suoi genitori veniva al Ponticello a trovare il nonno materno, Giuseppe Bussoli e la laboriosa ed instancabile nonna Teodora Tessa, nativa di Riomagno. Nelle mie visite a Seravezza effettuate negli anni in cui non vi risiedevo più, Pier Luigi ed io vivemmo attimi di felicità quando ci incontravamo nelle vie della nostra Seravezza.
l' occasione di conoscersi e parlare fra loro della terra dove erano nati nella quale avevano lasciato le loro spose, i figli appena nati , i genitori e tutti i loro cari che purtroppo non rividero più.
Mi fa piacere ricordare anche la maestra Ilva Angelini mia coetania che fu la prima persona di Seravezza a cui venne in mente di collocare una lapide in Torcicoda , a perenne memoria dei nostri alpini morti in Russia. Ne parlò a tavola con tutti i suoi cari , tra i quali c 'era anche Pier Luigi Marrai, uomo di grande valore, prematuramente scomparso nello scorso anno, che sposò in pieno l' idea della sua cognata, dandosi subito da fare per realizzarla. Amo ricordare Pier Luigi quando sul finire degli Anni 30 e all'inizio dei quaranta, insieme ai suoi genitori veniva al Ponticello a trovare il nonno materno, Giuseppe Bussoli e la laboriosa ed instancabile nonna Teodora Tessa, nativa di Riomagno. Nelle mie visite a Seravezza effettuate negli anni in cui non vi risiedevo più, Pier Luigi ed io vivemmo attimi di felicità quando ci incontravamo nelle vie della nostra Seravezza.
Ora che non c'è
più fra noi, mi è di conforto sapere che la sua anima di uomo pio
e giusto nonché di alpino aggregato è nel cielo Cielo nella casa
del nostro Padre Celeste, insieme a quella di tutti i suoi cari
defunti e di quelle della fitta schiera degli alpini valorosi
caduti in tempo di guerra o scomparsi in tempo di pace.