martedì 21 maggio 2013

25 aprile 2013 - presentato a Seravezza "La Guerra di Claudio"


Nel giorno della ricorrenza del 68° anniversario della liberazione dal nazifascimo, nelle scuderie Granducali di Seravezza è stato presentato il libro “La guerra di Claudio”, voluto dalla Guardia di Finanza in onore dell’eroe versiliese Finanziere scelto Claudio Sacchelli, decorato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria.

Un’ora prima circa dell’inizio della cerimonia svoltasi nel capoluogo seravezzino, a Querceta, al lato della porta d’ingresso della sezione A.N.F.I. di Seravezza-Versilia storica-, è stata scoperta una lapide attestante che lì aveva la sede la sezione dei finanzieri in congedo della Versilia storica, intitolata alla memoria del finanziere scelto Claudio Sacchelli, morto di stenti e di sevizie inaudite nel campo di sterminio nazista di Mauthausen (Austria) il 1° maggio 1945, cioè qualche giorno prima della liberazione del campo di sterminio effettuata da una colonna di carri armati dell’ undicesima Divisione corazzata americana. La lapide è stata scoperta dal nipote dell’eroe che porta lo stesso nome dello zio Claudio, affiancato dalla sua sposa e dal sindaco di Seravezza.

Subito dopo e stata collocata una corona di alloro al monumento ai Caduti, sito nella attigua piazza Pellegrini di Querceta.
Le cerimonie si sono svolte alla presenza delle autorità civili e militari: il sindaco di Seravezza, Ettore Neri, quello di Forte dei Marmi, Umberto Buratti, l’assessore al sociale, Pietro Lazzerini, in rappresentanza del sindaco di Pietrasanta, l’assessore alla cultura di Seravezza, Riccardo Biagi; Il vice comandante del gruppo della Guardia di Finanza di Viareggio, tenente Raffaella Frassine, seguita da alcuni ufficiali e da altri sottufficiali del suo Gruppo; Moreno Costa presidente della sezione ANPI di Pietrasanta, Giovanni Cipollini presidente della sezione ANPI Gino Lombardi anch’essa con sede a Pietrasanta;finanziere Marco Mugnaini, consigliere nazionale A.N.F.I. della Toscana e presidente delle Fiamme Gialle Toscana - Associazione di Promozione sociale – No Profit con sede a Pisa; capitano Gerardo Severino direttore del Museo storico e coautore del libro in oggetto; maresciallo ord. Emiliano Stelluti responsabile della foto-cinetica del museo storico, esperto in video; finanzieri della sezione A.N.F.I. di Viareggio;l’onorevole Carlo Carli; il Commissario di P.S. e il Reggente della Delegazione di Spiaggia, entrambi operanti a Forte dei Marmi; ufficiali e militari dell’Arma dei Carabinieri; comandanti delle Stazioni dei carabinieri di Querceta, Seravezza e Forte dei Marmi; locali Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Tra i vessilli spiccava al vento il Gonfalone di Seravezza, decorato di medaglia d’argento al valore civile. Particolarmente commovente è stata la visione del labaro dei Martiri di Mulina di Stazzema, luogo dove iniziò il 12.8.1944 l’ orrenda strage di S. Anna di Stazzema.

Dopo la deposizione della corona d’alloro, tutti i presenti alla manifestazione hanno raggiunto la scuderia Granducale di Seravezza dove, davanti ad un numeroso pubblico che ha riempito la sala, sono stati proiettati tre video, due dei quali della resistenza in Versilia di cui hanno parlato, in video il partigiano Moreno Costa, e il professore Giovanni Cipollini.
Entrambi hanno sottolineato l’attiva partecipazione delle donne versiliesi a sostegno dei partigiani, nel recapitare i messaggi fra le diverse formazioni operanti sui nostri monti, nel preparare i cibi ed anche nella lotta armata. In un cruento scontro a fuoco rimase uccisa l’8 agosto 1944 a Mandria Focette, sopra Farnocchia, Cristina Lanzini, sposa di Alfredo Ardimanni residente a Tolone. Da sottolineare la medaglia d’oro concessa alla partigiana viareggina Vera Vassalli, decorata di medaglia d’oro al valore militare, per l’impegno eroico profuso nella resistenza, arrivando ad oltrepassare il fronte per prendere contatto con gli alleati per organizzare i lanci degli armamenti destinati alle forze partigiane.

Il terzo video proiettato, molto bello e commovente, illustrava il libro “ La guerra di Claudio” per ricordare ai posteri l’eroico finanziere Claudio Sacchelli che nel 1944 era in forza al distaccamento di Lughina della brigata di frontiera di Villa di Tirano, dove Claudio fece fuggire in Svizzera circa 300 internati all’ Aprica di origine ebraica; una fuga voluta dal Vaticano e organizzata da don Giuseppe Carozzi che si avvalse dell’ aiuto del capitano Leonardo Marinelli, comandante della Compagnia di Madonna di Tirano. Successivamente Claudio favorì l’espatrio ad altri numerosi perseguitati di origine ebraica che riuscirono anch’essi a sottrarsi alla deportazione nei famigerati campi di sterminio nazisti. In quella zona Claudio si schierò con la Resistenza collaborando con la formazione partigiana Fiamme Verdi. Su tale video spicca la scritta “ La guerra di Claudio” - storia del finanziere Claudio Sacchelli, un angelo del bene contro l’odio razziale e la persecuzione nazista - 1913-1945.

Hanno pronunciato brevi e commoventi discorsi, il professore Giovanni Cipollini e i sindaci di Seravezza, Forte dei Marmi, e l’assessore di Pietrasanta. Dai loro interventi è emersa la profonda riconoscenza per le generazioni del passato che lottarono e morirono per fare ritornare la nostra Patria ad essere una nazione libera. Sono state dette anche parole di speranza per un avvenire migliore per tutta la nostra nazione. Con commozione hanno ricordato la figura dell’eroe Claudio Sacchelli, un angelo, che morì per avere salvato la vita ad un altissimo numero di creature innocenti.
Nella sua Cronaca Libera Giuseppe Vezzoni, poeta, scrittore e giornalista, ha scritto tra l’altro , che il finanziere Sacchelli “fu un uomo della resistenza che fece nascere la speranza per un’Italia che non c’è più”. Il libro “La guerra di Claudio” è stato scritto dal generale di C.A in congedo Luciano Luciani , presidente del Museo Storico e del comitato studi storici della Guardia di Finanza, e dal capitano Gerardo Severino, direttore del Museo Storico e capo di due Sezioni dell’Ufficio Storico della Guardia di finanza. Sento di doverli ringraziarli profondamente per l’impegno profuso nella realizzazione di questo importante volume.

Il capitano Gerardo Severino, oltre alla vita da giovane vissuta da Claudio nella bella terra di Versilia, ha illustrato i trascorsi giovanili del Sacchelli nella Guardia di Finanza ricordando i luoghi dove prestò servizio lungo il confine italo – svizzero, distinguendosi nei servizi da lui eseguiti insieme ai suoi commilitoni, per la repressione del contrabbando, come risulta dalle fotografie delle bricolle sequestrate, scattate da Claudio che amava la fotografia. Mi sono commosso nel rivedere quei luoghi dove anch’io negli Anni 50 prestai servizio. Severino ha accennato anche al periodo in cui la madre di Claudio portò con sé il piccolo figlio in America per conoscere il padre Garibaldo, il quale non aveva mai visto il suo primogenito che venne alla luce quando lui era emigrato alla ricerca di migliori condizioni di vita, nel nuovo continente. In America, nel 1920, nacque il fratello di Claudio che fu chiamato Agostino Evidio. La madre di Claudio sentendo molto la nostalgia della terra natale volle ritornare in Versilia. Garibaldo preferì rimanere negli USA e, quindi, non fece più ritorno in Italia. L’amore fra Claudio e suo padre non venne mai meno. Forte fu questo sentimento che li unì sempre anche se vivevano lontani l’uno dall’altro.

Severino ha parlato infine delle vicende dolorose che portarono all’arresto e alla prigionia di Claudio a Mauthausen, dove morì per le atroci sofferenze che patì in quel campo di sterminio.
Nel corso della presentazione è stato proiettato un video con immagini strazianti sui lager nazisti, con uomini ridotti a pelle e ossa e mucchi di cadaveri scheletriti. Mostrate anche due fotografie , contenute nel libro, in cui si vedono, in una, alcuni particolari di una camera a gas e, nell’ altra forni crematori dove i corpi dei perseguitati finirono in cenere.
E’ un libro vero, ricco di fotografie, bello e commovente e tutto da leggere. Il volto di Claudio appare davvero quello di un angelo del bene e dell’amore universale fra tutti gli uomini del mondo. Questo onora la nostra Patria, i finanzieri italiani, sia in servizio che in congedo, e tutti i cittadini italiani e, in particolare, i nativi della Versilia.

giovedì 16 maggio 2013

Felicità: riabbracciare la mamma in Paradiso

Nel pieno della notte del 25 ottobre 1985 squillò il telefono di casa mia. L’ora insolita mi fece immediatamente intuire che qualcosa di grave doveva essere accaduto. “Sì è morta la mamma, il suo cuore si è fermato!”. Era la voce di mio fratello Sergio.“Vengo subito” e non fui capace di dire altre parole perché un pianto irrefrenabile mi serrò la gola. Ebbi difficoltà a guidare l’autovettura con i vetri appannati, specie quando incrociavo altri automezzi che transitavano lungo la via Aurelia in senso contrario. Ma non mi fermai mai, anche se non riuscivo ad arginare il torrente di lacrime che usciva dai miei occhi.

Mentre mi avvicinavo alla sua casa tante riflessioni acuivano il mio dolore. Mi pareva di non avere fatto abbastanza per lei e di non averle dimostrato quanto era grande l’amore che nutrivo nei suoi confronti. Il desiderio di portarla a vivere con me durante la sua malattia, per poterla assistere personalmente, rimase solo un sogno che non potei realizzare non avendo a disposizione un’apposita camera. Sapere che aveva chiuso gli occhi per sempre nel suo letto e non in un ricovero, attenuava solo in parte l’angoscia che provavo.

Era già stata vestita quando giunsi davanti a lei. Un lungo velo nero copriva i suoi capelli bianchi che sembravano fili di seta. I lineamenti del suo viso erano sereni e distesi nell’immobilità della morte. Pareva che dormisse con la corona del rosario avvolta tra le sue delicate mani, le stesse che negli anni Trenta avevano raccolto nel fiume barrocci di sassi, faticosamente portati stretti al grembo fin sulla strada, per fare in modo che a noi ragazzi, con il babbo in quel periodo di tempo disoccupato, non mancasse mai il pane. Da poco aveva compiuto l’ottantunesimo anno, essendo nata a Seravezza l’8 luglio 1904. Nonostante fosse gravemente ammalata da più di un anno, non immaginavo che la morte l’avrebbe portata via così in fretta. Affetta da un ictus cerebrale, con la conseguente paralisi della parte sinistra del corpo, era riuscita, dopo diversi mesi, a reggersi di nuovo sui piedi e a fare anche brevi passi in casa, sia pure con grande fatica; ecco da dove derivava la mia convinzione che potesse vivere un po’ più a lungo.

L'esistenza di Iolanda Binelli (detta Raffaella) non fu pienamente felice come lei avrebbe invece meritato. Visse momenti di grande disperazione allorché, in tempo di guerra, con la madia vuota, non poteva mettere nulla a cuocere nella pentola e quando vide saltare in aria la sua casa nel 1944. Un autentico calvario fu anche il periodo dello sfollamento trascorso a Giustagnana, dove rimase ferita ad una gamba dalle schegge dei colpi di mortaio sparati dai tedeschi subito dopo l’arrivo dei soldati americani della divisione Bufalo.

Fu una donna semplice che mi educò secondo i principi della fede cristiana. Instancabile, lavorò in casa come una formichina, finché le forze glielo consentirono. Dopo sei anni dalla sua scomparsa e dall’ultimo nostro straziante abbraccio terreno, durante il quale morì anche una parte di me, sento ancora il bisogno di rivolgermi a lei perché preghi il Signore, affinché tutti suoi cari, nel giorno della loro morte, possano felice riabbracciarla in Paradiso.

P.S. - Questo mio scritto è stato pubblicato su Il Dialogo (ottobre-novembre 1991, pag.14).