giovedì 31 maggio 2012

I due gemelli

Giovanni e Giuseppe, due giovanotti figli gemelli di Pietro e di Maria la sarta, una coppia di sposi dell'Alta Versilia, erano nati quando oramai alla maternità i loro genitori non pensavano più dopo un'attesa durata una quindicina di anni. Pietro, in pensione da poco tempo, sentiva un grande amore per questi suoi ragazzi belli, forti , affettuosi e intelligenti, venuti al mondo quasi per un miracolo. Ogni tanto, quando i suoi figlioli non erano in casa, diceva alla moglie: "Marì siamo stati fortunati di avere avuto non uno ma due bastoni per la nostra vecchiaia con una botta sola". Una volta aggiunse: "Ricordi gli anni in cui non c'era in giro molta droga che in quei tempi la pigliavano soltanto i più ricchi e che molto era il rispetto che i figlioli avevano per i genitori, tant'è che i problemi più seri che questi potevano avere con i loro ragazzi erano di doverli mantenere agli studi o di mandarli ad imparare un buon mestiere". "Li ricordo bene i pensieri che abbiamo avuto per allevarli questi nostri ragazzi", rispose la Marì.

Fisicamente i due gemelli erano uguali uno all'altro, anche il tono della voce era lo stesso. Govanni era estroso, un po' capriccioso e volubile, gli piaceva parlare con tutti, mentre Giuseppe era un timido da morire.

Promossi tutte e due ragionieri con buoni voti, Pietro regalò o ognuno dei suoi figli una Suzuki 125. Generoso come era sempre stato li volle anche premiare con una vacanza di una quindicina di giorni al mare, in verità approfittando della gentilezza di una sua sorella che aveva messo a sua disposizione la villetta che possedeva a Forte dei Marmi. "Mi raccomando ragazzi, divertitevi ma non esagerate. Andate a letto presto la sera e state attenti alle donne. Seri e onesti dovete essere, non illudete le bimbe, non prendetele in giro. Con l'amore non si scherza. Io ho amato soltanto la vostra mamma. Poi fate attenzione al mare, non fate il bagno subito dopo aver mangiato, aspettate di aver digerito. Tutti gli anni qualcuno muore al mare, è sempre stato così. E, infine, non vi dimenticate di telefonare tutte le sere a casa. Prima di partire ci si mise anche la Marì a riempirgli la testa di raccomandazioni, tant'è che sia Giovanni che Giuseppe ebbero difficoltà a mettersi il casco per quanto avevano gonfiato le loro teste.

Arrivati al mare di mattina presto videro, prima di sistemare con ordine tutto quanto c'era dentro, che nel frigorifero non ci entrava più nulla perché era stracolmo di ogni ben di dio. Nel biglietto che cadde per terra quando l'aprirono c'era scritto: "Vi voglio bene buon appetito, mamma". Ecco chi aveva fatto questa sorpresa senza dire nulla ai due gemelli. Per non stare a perdere tempo a cucinare, i due ragazzi si trovarono d'accordo di ritrovarsi a mezzogiorno e mezzo da Valè per comprare un polletto arrosto, delle patatine, una dozzina di pizzette e schiacciatine con il prosciutto cotto e anche due bottiglie di coca cola, visto che la loro mamma aveva pensato soltanto alle aranciate, all'acqua brillante e minerale.

Erano le dieci quando Giovanni da solo andò al bagno dove suo padre aveva prenotato per i figlioli una cabina e un ombrellone con due sdraie. Giuseppe andò a vedere la mostra della satira politica, un'importante manifestazione a livello mondiale che ogni anno viene organizzata a Forte dei Marmi.

Giovanni sul mare non perse tempo ad occhià una biondina che portava il tanga e prendeva il sole vicino al suo onbrellone della fila accanto. Favorito dal suo carattere festoso, senza farla tanto lunga attaccò subito bottone: “Signorina la vuole fare con me una gita sul pattino? “. “Yes” rispose la giovane un po' sorpresa, ma divertita dll'intraprendenza del ragazzo. “ Straniera?”, le chiese banalmente già aveva pensato di avere questa risposta. “Yes. Sono nata a Londra e tu? Giovanni gonfiò il petto e con orgoglio le disse. “Sono versiliese, sì dei monti dell'alta Versilia ricchi di marmi pregiati, e questo mare è lo specchio della mia terra. Poi continuò a parlare: “sento con piacere che parli bene l'italiano, sono contento, così ci comprendiamo meglio. Cosa fai a Londra? “ Sono impiegata in una ditta di import ed  export, lavoro nell'ufficio traduzioni della corrispondena commerciali.” “ Ho capito perchè parli bene la mia lingua, brava, brava. Come ti chiami? “Mi chiamo Patricia, Pat per gli amici”, rispose la ragazza tutta sorridente,mentre Giovanni contin uava a guardare la giovane inglesina con una ammirazione sempre più crescente, se la mangiava con gli occhi, la spogliava col suo sguardo acceso, Anche lui sentì il bisogno di dire chi era e che cosa faceva. Io sono un neo ragioniere programmatore. Mi chiamo Giovanni, Giovà per gli amici. Ho studiato a Massa. Il prossimo anno frequenterò l'università di Pisa, Non ho ancora deciso se farò economia e commecio oppure ingegneria spaziale. Il mio sogno sarebbe di fare l'astronauta, si mi garberebbe se potessi salire su una navicella spaziale e andare su un nuovo mondo. Ma ora andiamo, il mare è tutto nostro”, Al largo della riva i due giovani non ebbero più il tempo di parlà nè di remare perché tutte e due molto impegnati a soddisfare la loro sete di baci.

A mezzogiorno e dieci si lasciarono con la promessa di rivedersi sul pontile alle 21. Quando ritornò insieme al fratello nella villetta, Giovanni mentre apparecchiava il tavolino, non nascose la sua emozione. Era ancora tutto eccitato. “Giuseppe, stamani ho conosciuto una inglesina, una bionda ch' è uno stianto Non le ho detto che insieme a me c'è anche il mio fratello gemello. Ho intenzioni di portarla qui stasera. Abbiamo preso un appuntamento, le facciò sentì i dischi di Elvis Presley, quelli che piacciono molto anche al nostro babbo, poi mi darai il cambio sul posto.” Che dici Giovà?. Non capisco le tue intenzioni, ma cosa vuoi fare? Le chiese Giuseppe.

Nel dire queste cose guardava preoccupato il fratello. “Ma Giuseppe quando ti svegli, Siamo cresciuti, sei o non sei il mio fratello. Anche tu devi divertirti e finiamola di discute.” Mi pare che questa vacanza non incominci bene, Ti sei dimeticato le raccomandazioni del babbo. Se sapesse cosa hai in mente di sicuro si arrabbierebbe, o forse ci rivenderebbe le moto...”. replicò Giuseppe. Stanotte noi dobbiamo fare scintille” lo interruppe Giovanni poi proseguì il discorso: “ Non facciamo i bischeri, non perdiamo questa occasione. Dammi retta, la carne e carne!”.

L'orologio di Giovanni segnava le 21 quando dopo avere telefonato ai suoi genitori, s'incontro con l'inglesina all'ingresso del pontile. Andiamo, ti faccio vedere dove trascorro le vacanze. Ho dei dischi di Elvis Presley. Vieni ti ci porto in sella alla mia moto.” Nel salottino della villetta Giovanni offre alla ragazza una fresca aranciata, ma poi entrambi non abbero più il tempo per ascoltà le canzoni del mitico Elvis. Faceva caldo... “Love... love...”, ripeteva con voce sempre più debole l'inglesina dopo quattro ore che stavano distesi sul lettino della cameretta, nudi come Adamo e Eva. Intorno all'una, Giovanni si ricordò del fratello che fuori, dietro una siepe l' aspettava con ansia. Pat, ho voglia di fumare una sigaretta, ma l'ho finite. Esco un attimo, la rivendita più vicina è a pochi passi da qui. C'è un distributore automatico, faccio presto. Rimesso i pantaloncini indossata una maglietta e calzati due zoccoiletti, saluta la donna e esce di casa. Dieci minuti dopo Giuseppe al posto di Giovanni, entrò nella cameretta, senza accendere la luce, si muoveva a tastoni. “ Caro hai fatto presto...”, le disse Pat. Si mi somo messo a correre perché più di fumare ti voglio ancora accarezzare..., la conosci quella canzone ch'è parla di quella donna spagnola “che sa amar così, bocca a bocca la notte e il dì”. L'inglesina a questo punto non si rendeva più corto della situazione. Sono sveglia oppure sogno...” ecco cosa pensava mentre continuava a fare l'amore con quel forsennato e scatenato giovane italiano.

Appena spuntarono le prime luci dell'alba Giuseppe disse alla ragazza straniera: "Questa notte non la dimenticherò mai”. “Yes, una fantastica notte, bellissima... sono distrutta, mi arrendo con piena felicità”, rispose Pat che subito riprese a parlà. “ Sei stato formidabile Giovanni, davvero un campione del sesso. Quando racconterò questa avventura alle mie amiche che lavorano alla City, la prossima estate invaderanno in massa questa marina, chissà quanti voli charter ci saranno. Love, one, two, tnree, fore, fine, six, seven, engnt, nine, ten, eleven...” Giuseppe la interruppe: “ Che fai ti metti a contare. Dai i numeri. Ah! , scusami, capisco ciò che pensi nella tua testolina. Non ti meravigliare. Noi versiliesi nell'amore diamo tutto non siamo tirchi, non facciamo i conti”.

"Dear, caro sei un uomo formidabile, sei riuscito a farmi capire perchè la mia nonna di origine americana, è morta a 87 anni con la fotografia di Rodoflo Valentino sul comodino. Dopo questa norte ardente mi chiedo come voi italiani, una razza così potente, abbiate potuto perdere la seconda guerra mondiale contro gli inglesi e gli americani. Questo me lo dovrebbe dire anche un mio zio, un artigliere che durante la seconda guerra modiale ha combattuto in Italia, è stato anche a Pian di Mommio con la sua batteria di cannoni prima di partecipare allo sbarco in Normandia. Lui non vi vedeva volentieri, ha sempre detto che gli italiani erano dei maccheroni.

Racconto scritto da Nello Staccherai

lunedì 14 maggio 2012

Linea Gotica, la Versilia e l'Apuania nella bufera. Ricordi e testimonianze

E' un'opera davvero meritoria raccogliere in un libro i racconti dei testimoni oculari della Seconda guerra mondiale - e quelli sentiti dai nonni e dai genitori di chi è nato dopo il conflitto -  per non dimenticare le tragiche vicende vissute dalla popolazione versiliese e dagli abitanti di Montignoso e sui monti di Massa, durante l'estate del 1944, in cui i tedeschi commisero crimini spaventosi contro una popolazione affamata ed inerme. Questo volume tramanderà alle generazioni future la memoria delle inaudite sofferenze patite da chi sfollò dalla pianura e dalle zone marine rifugiandosi sui monti di Seravezza e Stazzema, nella convinzione di potersi mettere al riparo dal fronte. Purtroppo queste previsioni non si realizzarono e la nostra terra divenne l'estremo limite della famigerata Linea Gotica. Proprio da noi i tedeschi per sette mesi fermarono l'avanzata delle truppe alleate. Poco prima dell'arrivo dei soldati americani, brasiliani e inglesi alla popolazione versiliese fu imposto dai tedeschi l'ordine di sfollare a Sala Baganza (Parma). Questo ordine ci fece vivere giorni angosciosi. Non avevo ancora compiuto quattordici anni e subito mi domandai come avrebbe fatto la mia famiglia, con quattro figli piccoli e la nonna materna che non riusciva più a camminare, a raggiungere la quella località del Parmense. Era impossibile affrontare a piedi un viaggio così lungo e quindi mio padre prese la decisione di rifugiarsi con la famiglia sui monti intorno a Seravezza, cosa che fecero quasi tutti i versiliesi. Dopo l'arrivo delle truppe alleate una massa enorme di persone si trovò in mezzo ai fuochi dei due eserciti in lotta.
E' bello e commovente questo libro, credo che abbiano avuto una bella idea coloro che hanno voluto realizzarlo. Meriterebbe di essere letto in tutte le scuole, non solo in Versilia ma in tutto il Paese. Nel libro sono stati riportati alcuni racconti di Marino Lorenzoni, grande invalido del lavoro ed ex partigiano di Arni . I suoi racconti li sentii dalla sua voce quando, a metà degli anni Novanta, veniva spesso a trovare mio padre, molto ammalato, che abitava vicino a casa sua. Ricordo che gli portava sempre in dono delle caramelle. Ero in pensione e quindi avevo tempo per assistere il mio babbo insieme a mio fratello e a mia sorella. Ognuno di noi faceva il proprio turno settimanale negli ultimi due anni della sua vita. Ricordo che portai con me la piccola “Olivetti” con cui scrissi a macchina i racconti che Marino mi dettava e che ora ho potuto rileggere sul libro voluto dal Circolo Culturale Sirio Giannini, una copia del quale mi è stata data in omaggio per i miei due racconti pubblicati nell'opera.
Il libro è molto importante e quindi mi sono premurato di acquistarne altri tre esemplari per donarli ai miei figli. Concludo ringraziando Giuseppe Tartarini, presidente del Circolo culturale Sirio Giannini e il gruppo di lavoro composto da Paolo Capovani, autore della precisa e completa introduzione, Maria Salini, Giorgio Salvatori e Carlo Torlai e tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione dell'importante progetto.