mercoledì 23 marzo 2016

Ricordi sempre vivi nel mio cuore

A 86 anni quasi compiuti ricordo ancora i due finanzieri di bello aspetto,  che vidi, per la prima volta nei primi anni 40, quando da Pietrasanta, dove aveva la sede la loro brigata, giunsero in bicicletta a Seravezza dove si fermarono davanti al molino che in quell’epoca esisteva vicino alla mia casa ubicata nel rione Ponticello per parlare con il proprietario e gestore dell’opificio che  era l’anziano signor Bonci. Entrambi indossavano la bella divisa in grigio verde ed erano armati entrambi della pistola Glisenti che portavano attaccata alla bandoliera. Io stavo saltando  con altri ragazzi sul mucchio di rena messa, all'interno dell'area del molino che gli operai della vicina segheria del Salvatori utilizzavano a cariolate per segare i blocchi di marmo. Sul quel mucchio di rena era solito giocarci anche Giuseppe Salvatori, detto Beppino che con il nome d’arte Renato girò nel dopoguerra il famoso film intitolato “Poveri ma belli” e ,successivamente, altri bei film diretti da importanti registi.

I due militari  si muovevano con dignitosa compostezza. Uno di essi mi sembrò essere più grande di età rispetto all’altro che verosimilmente doveva essere il capopattuglia. Dopo essere entrati nel molino i due militari della Guardia di finanza non li ho più rivisti.  Quindi ritorno a parlare del mio amico Beppino che possedeva una teleferica in miniatura che piazzava sulla cima del mucchio di rena facendo andare in su e giù i due mini carrelli. Con lui ci giocava anche il suo coetaneo Agostino Pucci che abitava in una delle case costruite sulle prime rampe del monte Canala, sulla cui cima i soldati tedeschi trinceratisi nel loro formidabile caposaldo difensivo chiamato il Castellaccio,  per sette mesi,  dall’estate del 1944 e fino all’aprile del 1945 fermarono l’avanzata delle truppe della divisione americana chiamata Buffalo. La prima volta che sentii parlare dei finanzieri, senza riuscire a vederli fu quel giorno dell’ anno 1940 in cui  mio padre mi portò con se alla vendemmia dell’uva  nella vigna che il suo babbo coltivava a mezzadria nella zona più alta del Monte di Ripa. Preciso che  fu l’unica volta che mi ci portò. Fu lui che mi aiutò a superare i più tratti difficili dei sentieri che conducevano sulla cima del monte, tirandomi su con le sue fortissime  braccia.  Eravamo vicini alla vetta del monte quando udimmo  lo scalpitio ferrato dei muli dei finanzieri che percorrevano la mulattiera per arrivare forse a Cerreta S. Nicola, come mi disse il mio babbo. A causa della folta vegetazione non riusci neppure a vedere le ombre dei muli nè neppure quelle dei finanzieri che li conducevano

La seconda volta che udii ancora parlare di un finanziere avvenne nel mese di luglio 1941, quando nel mio rione si diffuse la notizia, data da uno strillone che durante le domeniche vendeva i giornali lungo le strade del paese. Quanto lui urlava riguardava l'eroica morte  che affrontò l'appuntato dell' allora Regia Guardia di Finanza Francesco Meattini, nato a Cortona (Arezzo) il 18 luglio 1901 che era in forza al distaccamento di Berane, località del Montenegro. Il distaccamento fu attaccato e incendiato da preponderanti bande di ribelli. Durante la cruenta battaglia il Meattini, che era il capo squadra fucilieri, nonostante fosse stato più volte ferito, rifiutò ogni aiuto continuando a spronare i suoi commilitoni a combattere. Finite le cartucce e con i suoi colleghi quasi tutti morti, si fermò un attimo per baciare la fotografia dei suoi cari, dopodiché con calma e freddezza si mise in tasca alcune bombe a mano e tolta la sicura saltò sui ribelli seminando distruzioni e morte. Per questo suo eroico sacrificio, che commosse non solo tutte le persone di Seravezza che si erano affacciate alle loro finestre  bensì tutti i cittadini italiani, l‘appuntato Francesco Meattini fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.per il suo fulgido esempio di sublime sacrificio (Berane, Montenegro, 17 -18 luglio 1941-XIX )

Ricordo ancora  che durante la seconda guerra mondiale entrò una mattina nella mia  aula dell’Avviamento Professionale al Lavoro di Seravezza che allora frequentavo,  il  babbo di un mio  compagno di classe che di cognome mi pare che  si chiamasse Giannaccini. Indossava la divisa di finanziere, con attaccati sulle maniche della sua giacca i gradi di brigadiere. Il padre aveva ottenuto una breve licenza da fruire a Basati (328 m), ma prima di raggiungere il suo paese si era voluto fermare a Seravezza per salutare il proprio figlio. Tutti giorni, anche col cattivo tempo, suo figlio scendeva a Seravezza e ritornava a casa al termine delle lezioni percorrendo una lunga mulattiera..  Ancora non esisteva una strada asfaltata e, quindi, per lui ebbi subito una grande ammirazione, per la fatica che affrontava, per frequentare, ogni giorno   a Seravezza, la nostra scuola dell’Avviamento al lavoro.. Devo dire che durante l’anno precedente questo ragazzo aveva frequentato, insieme ad un altro ragazzo basatino, di nome Sergio,  la quinta classe. Sapevo che ai ragazzi di Basati, ricca di castagneti  non mancava ad essi la farina di castagne  con la quale potevano nutrirsi coi saporosi ciacci  ( necci fatti con farina dolce  di castagne  disciolta in acqua  con poco sale   e cotta fra due testi riscaldati a fiamma viva) mentre per tanti bimbi di Seravezza, sfortunatamente  per tutta la durata della guerra, mangiare i ciacci, rimase un sogno irrealizzabile.

Il giorno 1.11.1948 epoca in cui  lavoravo come apprendista formista fonditore presso la famosa ditta Cerpelli Pompe con sede a Querceta, presentai domanda di arruolamento nel Corpo della Guardia di finanza che consegnai “brevi manu” al piantone della caserma del comando del Circolo della Guardia di Finanza di Lucca, distante da Seravezza di circa una trentina di km. che raggiunsi in bicicletta.
Dopo aver superato gli esami fisici e culturali, nella notte successiva al 15.7.1949, tutti noi giovani dichiarati idonei, si parti in treno per raggiungere Roma, accompagnati da un maresciallo, per frequentare, dopo avere superato altri esami, il corso  allievi finanzieri della durata di sei mesi. Ricordo ancora le belle pagine fulgide di storia scritta col sangue dai finanzieri, a partire dal 1774, e le altre  tante lezioni che ci furono impartite in materia tributaria e penale e quant’altro che occorreva sapere per disimpegnare   al meglio i servizi che dovevamo espletare per la difesa delle leggi del nostro Stato dopo essere stati nominati finanzieri.
Desidero rivolgere un commosso ringraziamento ai seguenti ufficiali per gli alti insegnamenti che seppero darci.
- Colonnello Luigi Fantapiè ,comandante della scuola allievi finanzieri;
- Maggiore Fulgenzio , comandante del battaglione allievi finanzieri;
- Capitano Luigi   Signoriello, comandante della 1^ compagnia allievi finanzieri,
- Tenente Nello Febbraro,  comandante del mio plotone.

 Renato Sacchelli

I RICORDI RIMASTI SCOLPITI NEL MIO CUORE

Sento forte la  nostalgia di quei tempi in cui scrivevo per l'A.N.F.I. NEWS, il notiziario della sezione di Pisa,  che fu voluto dal Presidente pro - tempore finanziere - commendatore Marco Mugnaini e dallo scrivente che quando uscì il primo numero,  nel mese di ottobre del 1998,  in seno al Consiglio direttivo rivestivo la carica di revisore dei conti. Ho scritto tanti articoli  su questo nostro foglio, dai quali emergeva sempre l'amore nutrito per il  mitico e glorioso Corpo della Guardia di Finanza in cui mi arruolai il 15.7.1949.
Il notiziario nacque dall’esigenza di instaurare a livello locale un filo diretto fra tutti gli iscritti  alla sezione della Torre pendente  che allora contava 120 soci. La collaborazione era aperta a tutti i  soci,  ai quali il notiziario fu sempre offerto gratuitamente. Successivamente fui  eletto vice presidente della Sezione,  carica che mantenni per 10 anni. Devo dire che apprezzai molto le  parole che mi rivolse il presidente Marco Mugnaini quando, per la prima volta,  entrai, nella sezione dopo il mio congedo dal Corpo. “Questa è la tua casa” e ciò che mi disse lo trovai un pensiero eccezionale rimasto sempre impresso nella mia mente.  Mi preme sottolineare che i miei rapporti furono sempre ottimi con tutti gli iscritti. Era bello incontrare  e parlare con i militari in congedo, tra i quali vi erano alcuni   reduci della seconda guerra mondiale che furono internati nei lager nazisti, dove moltissimi di essi morirono in seguito alle inaudite violenze subite ed alla fame patita.
Fu stupendo per me rivedere alcuni colleghi con  i quali negli in anni lontani, avevo  esplicato  importanti servizi E quanta gioia si provava, quando   prima di ritornare a casa,  si andava tutti  a prendere un caffè  in  uno dei tanti esercizi  più vicini alla nostra Sezione. Ho pianto  quando la morte strappò alla vita diversi   soci, tra i quali ricordo, nel tempo in cui ero vice presidente,  il nostro socio onorario Gen. C. A. Ferruccio Canovaro, i marescialli  maggiori Leonardo Uneddu, Carlo Zanni e  Pietro Alesse,  ed i  brigadieri Ezio Ansini, Lorenzo Zitiello, Antonino Marchese,  l'appuntato Guido Zazzini. e il socio simpatizzante Enzo  Fialdini . Si li ho voluti ricordare tutti perché sia con loro che  con tutti gli altri iscritti alla sezione, ebbi sempre rapporti di profonda stima e di affetto.  La morte improvvisa del Comandante del gruppo provinciale di Pisa, Gen B. Paolo Semeraro che era anche lui socio onorario dell’AN.F.I. di  Pisa, addolorò profondamente tutti gli iscritti alla nostra sezione. Il generale Semeraro che da poco tempo aveva compiuto cinquant’anni,  fu un ufficiale di grande  valore. Egli quando pronunciò un suo discorso nella nostra sede dove era venuto a visitarci amò, definirci affettuosamente  di “essere tutti noi i suoi vccchietti”. E ancora,  parlando dell’ANFI,  disse: “Se siamo qui dopo una vita bicentenaria lo dobbiamo a tutti gli ex finanzieri per il servizio svolto a beneficio della nostra Patria.
Ecco cosa pensava dell'ANFI l’associazione che a me mi ha fatto sentire sempre immutato   lo spirito di Corpo che sentii nel mio cuore sin quando mi arruolai nella Guardia di Finanza.
Fui io a scrivere l’articolo sulla morte del generale Semeraro che fu pubblicato sulla nostra importante rivista Fiamme Gialle.  
Fino a quando sono stato relativamente in buone condizioni di salute ho partecipato a tutte le belle cerimonie pubbliche ed ai fantastici  raduni nazionali e interregionali. In particolare non dimenticherò mai il primo raduno  cui presi parte  che fu  quello che avvenne nei giorni 27- 28 settembre 1998, a l'Aquila, dove mentre sfilavamo nelle via del centro cittadino fummo acclamati da una massa imponente di cittadini e da molti bambini e bambine . Tutti i presenti al nostro passaggio gridavano Viva La Guardia di Finanza, viva L’Italia….”. Proprio a l'Aquila mi riconobbe un collega, in forza al Gruppo di Arezzo,  col quale prestai servizio al distaccamento di Passo Foscagno (2295 m) della brigata di Semogo -   nel 1954 -  Ben 45 anni erano trascorsi senza più esserci rivisti. Anche al raduno di Fiuggi fui riconosciuto da un collega che prestò servizio insieme a me, alla Brigata  di  Monte Bisbino nel 1958,  dove lui  era conduttore di un cane anticontrabbando. Di anni senza più rivederci ne erano trascorsi 40. 
Amo pensare che essere stato così riconosciuto  sia dipeso dal fatto che avevo  conservato  un
aspetto giovanile grazie alla mia capigliatura ancora nera.

Concludo col ricordare il   maresciallo capo  “terra” Aroldo Ballati, socio benemerito della Sezione ANFI di Pisa che personalmente non ho mai conosciuto, ma col quale parlai al telefono diverse volte per invitarlo a partecipare alle nostre feste, in particolare a quella fantastica relativa  al nostro Corpo.In relazione alla mia richiesta lui , mi rispose che camminava con molta difficoltà, e  di essere quasi cieco,  motivo per cui non poteva più muoversi. Con me ha sempre parlato volentieri, Una volta mi  raccontò di aver fatto parte del 6° battaglione mobilitato - formato a Livorno - del quale fece parte anche l'appuntato Francesco Meattini, medaglia d'oro al valor militare. Aroldo mi disse anche di avere  combattuto nei Balcani  a fianco degli alpini della divisione Tridentina per respingere un attacco dei ribelli, Per il suo comportamento  gli fu concesso un encomio solenne. Quando compì 100 anni  anch'io dovevo far parte della rappresentanza dei finanzieri in congedo della sezione operativa della compagnia di Pisa per festeggiarlo. Stavo per scendere  le scale quando udii mia moglie che mi chiamava: “Renato, Renato, sto molto male…” Ritornai sui  miei passi e così la vidi distesa sul letto in preda a forti dolori. Mi disse che aveva preso una compressa antidolorifera che anziché  farla stare meglio aveva peggiorato le sue condizioni. Dovetti chiamare la guardia medica . La dottoressa che arrivò la trovò grave e per questo motivo chiamò l'autoambulanza per farla subito ricoverare al pronto soccorso dell’ospedale di Pontedera dove gli fu accertato che era allergica al medicinale che aveva preso. Li rimase molte ore prima che venisse dimessa. Fu per questo fatto che  non conobbi  Aroldo. Quando cessò di vivere a 101 anni di età, fui l’alfiere (porta bandiera) durante il  suo funerale, a cui parteciparono molti cittadini di Pomarance, un ufficiale del Nucleo provinciale di Pisa in rappresentanza del Colonnello Paolo Semeraro e diversi marescialli in forza ai reparti vicini al luogo dove Aroldo visse gli ultimi anni della sua vita e da tanti finanzieri. 
 Nel periodo in cui sono stato vice presidente ho vissuto  tanti episodi belli che hanno sempre riscaldato il mio cuore riempiendolo di gioia, motivo per cui sono grato ai soci fondatori della nostra grande Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia la cui esistenza,    riesce ancora oggi a farmi risentire immutato quello spirito di Corpo che avvertii di avere quando entrai, nel luglio del 1949, nella caserma Piave di Roma per frequentarve il corso di allievo finanziere.

Renato Sacchelli