Doppo la dichiarazione di guèra
che l 'Italia fé a la Francia e a
l'Inghilterra
'l 10 giugno del
Millenovecentoquaranta,
a no' ragà , a scola, ci faceino
spesso cantà:
Vincere e vinceremo, in célo in tèra
e in mare....
poe anco ' versi de la canzone:
A primavera si riapre la partita...
e altre canzoni che inneggiavano già
a lla vittoria de le truppe dell'Asse
Roma e Berlino
E mentre in Africa, in Libia, in Grecia
e lungo 'l fiume Don, 'n Russia,
morivino ' nossi soldati, c'era chi si
accorgea,
che dei batocchi erino stonati.
In quegli anni disperati, sentii anco
lamenti,
di vecchi ammalati e affamati, come la
mì no'
poverina che un si podea ingegnà,
perchè, con na caviglia gonfia mal
curata,
un ce la facea più a ccamminà, così
ugni tanto mi dicea,
Renà mi ci vai a Guerceta da la mi
sorella a dille
se mi pole manda no sfilatino,
e na brancata di farina e un popò di
bragina.
Io un ci voleo andà, un mi garbaa
stende le mane,
che fatiga quando ci andaoo.
Fu in quel forno profumato che un
giorno pensai
d'imparà a fa il pane, per un patì
più la fame.
Nel ritornà case , un lo voleo propio
toccà
quel crocchente panino,
ne mangio solo un brigiolino,
ma come fà l'ugelletto moveo
sempre 'l becco e quando a Seravè
arrivao,
del pane che m'aveino datto, era
rimasto
un piccolo cantuccio tutto sbrigiolato.
un piccolo cantuccio tutto sbrigiolato.