martedì 9 gennaio 2018

NEC RECISA RECEDIT

Ecco il motto araldico che si vide sullo sfondo della gigantesca fotografia dei leader che parteciparono al summit del G8 a l’Aquila presso la scuola Allievi Marescialli della Guardia di finanza di Coppito dove si svolse l’importante incontro tra i cosiddetti grandi della terra e che io avevo già scolpito nel mio cuore dal 15 luglio 1949, quando iniziai a frequentare a Roma, nella caserma Piave, il corso di allievo finanziere. 

Fu il poeta soldato, Gabriele d’Annunzio, cavaliere, marinaio ed aviatore, decorato di due medaglie d’oro, tre di argento ed una di bronzo che volle dedicare alla Guardia di Finanza, per iscritto, questo motto araldico divenuto patrimonio spirituale e viatico di fede per quanti hanno onorato ed onoreranno il Corpo compiendo fino in fondo, oltre ogni ostacolo, il loro dovere. 

I rapporti tra i militari della Guardia di Finanza e il poeta soldato iniziarono il 10 dicembre 1918, quando, dopo tre giorni di marce dure, giungeva a Fiume la XXX compagnia della Guardia di Finanza messa alla diretta dipendenza del corpo di occupazione interalleato con compiti di vigilanza nel porto e di polizia marittima lungo le coste e della costituzione di una dogana interalleata. Il 15 luglio 1919 il reparto fu rinforzato con la 9° compagnia del III battaglione mobilitato e successivamente da altri finanzieri, arrivando a costituire il battaglione che d’Annunzio ispezionò il 21 ottobre successivo. In quella occasione il, Poeta soldato pronunciò un grande discorso:

“Le Fiamme Gialle sono rimaste con me a difendere l’italianità di questo sacro lembo di terra nostra. I finanzieri d’Italia che possono gloriarsi di avere sparato al ponte di Brazzano il primo colpo di fucile della nostra guerra di riscossa, che in tutte le guerre che prepararono e compirono il nostro Risorgimento, dalle cinque giornate alla difesa di Roma, dall’assedio di Venezia fino all’attuale guerra dove nei più fieri combattimenti di Pal Piccolo, degli Altopiani, del Trentno, del Podgora, del Carso e del Piave compirono prodezze gloriose, tingendo di sangue le rocce scabre e le paludi fabbricose, non potevano far mancare il loro contributo alla causa di Fiume la più bella la più santa, la più divina della cause per le quali gli uomini abbiano combattuto. Che se la vostra opera è, non dico misconosciuta, ma troppo poco conosciuta, non per questo è meno nobile, meno apprezzabile, meno gloriosa e meno ispirata a nobilissime tradizioni , ch’io son fiero di esaltare.

Con lo stesso animo che vi assistette durante l’ultima guerra vittoriosa vi consacrate ora alla difesa di Fiume. Questa vostra dedizione mi è sommamente cara. Ed è assai strano e non senza significato che, di fronte all’avida finanza internazionale, al cospetto delle insidie senza scrupoli tentate dai finanzieri democraticamente privilegiati, si affermi sempre salda ed incorruttibile la schiera dei nostri finanzieri di ferro, che il buon diritto italico, il più perfetto dei diritti, contrappone ai finanzieri dell’oro sospinto da brame impure e a contrastarci il possesso della più italiana delle città”.

Il 4 dicembre 1919 d’Annunzio consegnò al battaglione il gagliardetto offerto dalla donne fiumane e il 25 giugno 1920, nel corso di una solenne cerimonia, volle personalmente fregiarlo della “ Medaglia di Ronchi”. Anche in questa circostanza il Poeta soldato parlò ai finanzieri:

“Fiamme Gialle - disse- è sempre con profonda commozione che io vi vedo, che io vi incontro. In ciascuno di voi ed in voi tutti noto un gesto affettuoso; ed io vi saluto vedendo sempre in voi l’esemplare del legionario fiumano: la dignità e la semplicità non mai interrotte. Io vi ho dimostrato più di una volta quale sia la riconoscenza della città, che voi avete salvata con gli altri legionari, per esempio che avete dato e date ogni giorno in disciplina, in sagacia, in coraggio ed in resistenza, voi lo sapete, e n’è testimonio il gagliardetto giallo che vi affidarono le donne fiumane. E’ alta ventura per me offrirvi oggi il segno di Ronchi, segno di legionari in questo mese di giugno che è per voi ricco di ricorrenze gloriose. A monte Pal Piccolo, nella primezza della guerra, lo ricordate un battaglione di fiamme Gialle fu assalito da più battaglioni austriaci, fu accerchiato, fu respinto, fu decimato, e nondimeno continuò a combattere senza aiuto di artiglierie, senza aiuto di rinforzi, chiesto insistentemente, e tenne la linea. Pal Piccolo, poi Piave Vecchio e il Piave Nuovo, sulla fine della battaglia che ieri si chiuse, detta del solstizio; e fu appunto il 21 giugno che le vostre bella Fiamme Gialle irruppero nelle posizioni del nemico e lo annientarono. Parlo del VII , VIII E XX battaglione che occuparono il Piave Nuovo e finalmente raggiunsero la sponda el Piave Vecchio. Come sul Pal Piccolo, sul Podgora, sullo Sperone, sul Carso, in Val d’Astco, sul Cimone, dove ricordo l’eroismo di ventotto finanzieri modello ed esempio di disciplina e di sacrificio, voi avete tenuto fermo, o Fiamme Gialle , voi avete compreso che noi siamo qui, come sul Piave, alla difesa suprema della Patria.​

Quindi a voi più che ad ogni altro legionario, a voi che ogni giorno respirate col vento la salsedine e la frescura del Carnaro, è dovuto il segno di Ronchi. Fiamme Gialle, debbo confermare che aggradisco di cuore il vostro pensiero di promuovermi appuntato della Guardia   di Finanza. Il vostro capitano mi aveva chiesto in precedenza di scegliermi un grado dei finanzieri: io mi glorio di essere appuntato...” Al termine del discorso d’Annunzio volle anche dedicare alla Guardia di Finanza, per iscritto, il motto araldico che è divenuto patrimonio spirituale e viatico di fede per quanti hanno onorato e onoreranno il Corpo compiendo fino in fondo, oltre ad ogni ostacolo, il proprio dovere: “ Nec recisa recedit".

Il poeta soldato mostrò sempre negli anni che seguirono, di ricordare con particolare sentimento la sua “ promozione ” ad appuntato della Guardia di Finanza; come attesta anche una lettera indirizzata il 9 settembre 1935 al Comandante Generale dell’Epoca; in cui fra l’altro scrisse:... “ le guardie di Finanza , le Fiamme Gialle; in Fiume d’ Italia furono soldati esemplari: ed io ebbi l’onore di essere iscritto nel Corpo. Cosicché a Lei scrive oggi un subordinato... ".

La lettera finiva con queste parole meravigliose: "Le Fiamme Gialle nella mia memoria splendono e ardono. Il 3 marzo 1938, a Gardone Riviera (Brescia), tra le numerose corone che precedevano il feretro del “ Comandante ” - accompagnato anche da un plotone di 25 finanzieri – ce n’era una bellissima, guarnita con un nastro verde orlato di giallo su cui spiccava in lettere d’oro la dedica “ La Guardia di Finanza al suo glorioso Appuntato d’onore".
Renato Sacchelli