sabato 29 agosto 2015

Correre (e vincere) a piedi scalzi


Ho letto con interesse un articolo de La Stampa che parla degli atleti che, nel 2015, corrono scalzi le gare di atletica ai mondiali di Pechino (leggi l'articolo). L'autrice, Giulia Zonca, osserva che, al giorno d'oggi, è impossibile gareggiare e vincere senza scarpe. Personalmente non sono del tutto d'accordo, anche se, ovviamente, un buon paio di scarpe aiuta gli atleti.
Da ragazzo per anni ho camminato a piedi scalzi nelle vie, nei fiumi e nei sentieri boscosi dei monti del luogo dove sono nato, in Versilia. Nonostante la fame patita in tempo di guerra ero allenato alla fatica e i miei piedi erano "abituati" a calcare, per ore ed ore, superfici dure di ogni tipo.

Qualche volta ho pensato che, se debitamente allenato, non avrei sfigurato accanto al grande Abebe Bikila, vincitore della maratona all'Olimpiade di Roma del 1960. Una corsa che fece a piedi scalzi.


martedì 25 agosto 2015

Gigetto del Bicchiere all'Abetone


Che bella sorpresa assistere, all'Abetone, ad uno spettacolo che mi ha fatto rivivere i giorni belli vissuti a Seravezza quando ero un bambino degli anni '30.

Un caldo insopportabile avvertito nella località dove abito in provincia di Pisa, la "fagonza” in dialetto versiliese, ha costretto me e mia moglie a scappare all'Abetone, sulla montagna pistoiese, dove per qualche giorno abbiamo respirato, con gioia, un'aria fresca e senza umidità.

Lassù una sera si è esibito, in località Le Regine, un gruppo di bravi artisti popolari noto col nome di "Gigetto del Bicchiere", dando vita ad uno spettacolo davvero coinvolgente. Nell'udire gli stornelli delle canzoni ho ripensato ai canti del Dopolavoro di Ripa, in Versilia. Non ho mai dimenticato la bellissima canzone che ascoltai a Seravezza intitolata "Reginella campagnola", e altre canzoni di quel tempo lontano, rimaste stampate nel mio cuore. Anch'io ogni tanto amo canticchiarle alla veneranda età cui sono arrivato (85 anni).

Sul palcoscenico delle Regine mi è parso di risentire anche le note del Maggio, in relazione al quale il bravissimo scrittore seravezzino Enrico Pea scrisse alcuni importanti libri. Ricordo di averne visto uno di questi spettacoli, negli anni del dopoguerra, quando fu rappresentato sotto la pergola che si trovava davanti allo spaccio di vini al banco gestito, a Riomagno, a due passi da Seravezza, dalla signora Vienna, molto frequentato dai cavatori.

Gli spettacoli dei "maggianti" dovevano piacere anche al mio babbo, fatto che compresi avendolo udito cantare, più di una volta, i versi dell'opera intitolata "Pia dei Tolomei".

Ho provato molto piacere nell'assistere allo spettacolo del gruppo Gigetto del Bicchiere, fondato 20 anni fa a Rivoreta, frazione di Cutigliano, ora sotto il comune dell'Abetone. La formazione ha partecipato a varie rassegne nazionali ed internazionali oltre ad essersi esibita in diversi studi televisivi, tra i quali TV 2000, Canale Italia e persino sul prestigioso Palco del Teatro Ariston di Sanremo.

Il "Gigetto del Bicchiere" manifesta le espressioni viventi del museo della gente costituiti dai tesori di un tempo passato, utilizzati per il lavoro e il vivere quotidiano: valori da non dimenticare bensì da tramandare alle generazioni future. In particolare i fondatori del gruppo si sono ispirati alla vita di Luigi Ferrari, nato nella borgata del Bicchiere nel 1841 e morto nel 1930, noto appunto come Gigetto, un uomo poco acculturato ma che aveva nel cuore una poesia che ammaliava la gente dei salotti buoni del tempo da lui frequentati.

Voglio sottolineare la bellezza delle danze eseguite da ballerini e ballerine del gruppo, a passi misurati e volteggianti. In particolare si è distinta anche una graziosa fanciulla, piccola di età ma molto attenta a ben figurare nei balli che venivano sempre terminati con un deferente saluto rivolto al pubblico presente.

Al termine della bella manifestazione a ciascuna delle protagoniste dello spettacolo è stata consegnata una rosa rossa. A ricordo di quella bella serata trascorsa all'Abetone mi rimane il DVD, acquistato al termine dello spettacolo, con il quale riascolterò tanti bei pezzi cantati con voci bellissime dagli uomini e donne di questo fantasmagorico gruppo.