venerdì 25 giugno 2010

1944 -UN SOLDATO TEDESCO UCCISE UNA DONNA PER IMPOSSESSARSI DELLA SUA BICICLETTA

Anco mi pá durante la tragica estate del 1944 che sconvolse la nossa tera di Versilia, laborò a la dipendenza de la famosa organizzazione tedesca Todt che eseguì da nò le opere di fortificazione de la linea Gotica. Nel mese d’ogosto e fino ai primi di settembre di quél’anno, partecipò a lla costruzione di trincee e camminamenti ne la zona costiera aldilà del Cinquale, ’nsieme a circa dumila altri sventurati che aveino scelto di svolge quel labóro, diciemo “coatto” pur di rimanè sùi nostri monti e nun sfollà a Sala Baganza. D’altronde con quattro figlióli cicchini e lla nò materna che un risciva a ccaminà perché aveva ‘na caviglia gonfia per la quale nun s’era mai fatta curà, per i mii genitori déra un dramma mettisi ’n giro per arivà nel parmense, quindi mi pá preferì attende gli sviluppi de la situazione ne’ nòssi rifugi, prima vicino al monte Canala e pòe a Giustagnana, anco se lassù si pativa la fame e si viveva ’n condizioni ambientali al limite de la sopravvivenza.
Quando ritornò la sera a casa dopo ’l su’ primo giorno di labóro, lo sentitti dì a mi ma che déra rimasto sorpreso nel vedé ’n mezzo a tutti quegli òmeni du’ illustri personaggi di Seravezza: ’l dottor Tonini, medico de l’ospidale Campana, e l’avvocato Poli. Mi pá, òmo forte e ribusto, che a ssei anni già labórava ne la vigna e da giovenòtto iniziò ’l durissimo mestiere di cavatore, e quindi déra abituato a grosse fatiche, capitte la situazione che vissero i ddu’ colti òmeni seravezzini che nun si sottraevano a caricassi su le loro spalle grossi tronchi d’albero che venivino utilizzati ne la costruzione de le difese. Deve al su’ intuito se evitò d’ esse deportato ’n Germania. Ai primi di settembre notò un movimento insolito ne’ cantieri. Riuscì a ssapè che l’indomani sirebbino stati trasportati ’n altre località a bbordo d’autocarri, così ’l giorno dóppo, d’istinto, nun indétte più a llabórà. Prese questa decisione anco dóppo avè visto uccide, pròbbio ne la su ùtima giornata di labóro, ’na giovane donna, vittima de la ferocia d’un soldato tedesco che voléa impadronissi de la su bicicrétta. La scena si svolgette al bivio d’una strada sterrata ne la zona del lago di Porta, che mi pá conoscea molto bene perché ci andaa a pescà da ragà quando abitava su ne lo Strinato. Li c’erino du’ soldati di sentinella. Mentre s’avvicinava a loro, vidde che uno di essi tentaa di strappà da le mane de la donna appunto la su bicicrétta. Lé nun avea alcuna intenzione di lasciargliela, tant’è che fra i ddu’ ci fu ’n tira e mmolla. A ’n certo punto ’l soldato ’mpugnò la pistola e le sparò contro du’ colpi a lla testa. La poveretta cadde a téra fulminata, mentre ’na pozza di sangue s’ allargaa ’ntorno al su’ corpo. Mi pá ormai avvicinatisi al lógo del delitto e ’n preda a la pagura nun sapéa che fà. Pensò: “Vado avanti oppure ritorno addietro a ggambe levate?”. Proseguì il camino convinto che anco lu, testimone involontario de l’assassinio, sirebbe stato ammazzato. Aspettaa che gli sparassero, ma quando passò accanto al cadavere de la donna, i ddu’ soldati tedeschi nemmeno lo guardonno. Ritornò sano e salvo a Giustagnana, ma quéla scena un l’ha mai dimenticata; l’ha raccontò anco dóppo cinquantatrè anni, qualche tempo prima di morì. Veddè ammazza da un soldato tedesco ’na donna per rubagli la bicicrétta fu sconvolgente per mi pà che nun potette fa pròbbio nulla per tentà di salvalla. Erino giorni ’n cui tanta altra gente venia uccisa qua a là in continuazione. L’odio per la pacifica e laboriosa popolazione versiliese culminò con la spaventosa strage di S.Anna, nel corso de la quale vensero barbaramente trucidati 560 creature, fa donne, vecchi e bambini.

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