giovedì 19 giugno 2008

Un volo senza ali
Piangeva, col volto sul guanciale,
la giovane nord africana,
mentre nella povera casa
giocavano, ignari di ciò che avea
in  mente  la sventurata madre, 
i tre bambini,i soli tesori avuti dalla vita.
Rimasta sola, coi suoi sogni infranti,
in quanto abbandonata nell’immensa città
da un uomo vile e infame,
indegno di essere padre,
la donna capiva
che la situazione familiare,
così com’era, a lungo
non poteva continuare.
Quando, udita nelle scale
la voce dell’assistente sociale,
erroneamente pensò:
“Ecco, è giunto il momento
del distacco.” Gridò:
“No ! Non voglio ! Non dovete
portare via i miei bambini.”
Invece della porta
aprì la finestra
e così vide le rondini
sfrecciare liberamente
davanti alla sua casa
e sparire nell’azzurro cielo.
Follemente immaginò
che anche i suoi figli,
muovendo le braccia e le manine,
potessero volare senza ali,
per raggiungere un mondo migliore
dove prevalgono sentimenti d’amore
e per non soffrire più,
forse per fargli ritrovare
anche il padre.
In un baleno, uno ad uno,
li lanciò nel vuoto.
Si spaventò quando s’accorse
che invece di volare
s’erano schiantati
sul selciato stradale.
Di corsa, allora, scavalcò il davanzale,
per riprendere i suoi piccini,
per stringerli al suo petto,
per dirgli quanto li amava,
per baciarli, baciarli,
ancora, ancora.
Anche lei finì di schianto
accanto ai suoi tesori;
fu un impatto violento.
Voleva allungare le mani
per accarezzarli,
ma non poteva,
desiderava parlare con loro,
ma non poteva;
immobile, paralizzata,
non aveva più la voce.
Solo i suoi grandi occhi
sbarrati, dilatati,
esprimevano il suo amore
e tutta l’angoscia
ed il profondo dolore
per una vita breve vissuta
in una società dove esistono
uomini senza cuore
e dove molte creature
sono abbandonate
al loro tragico destino.
Renato Sacchelli

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