Morì senza nimo accanto
Sul mucchio di fieno misso nel cantone
del fondo buio pieno di attrezzi,
stacea mi’ mà con la figlioletta in braccio
e ccon la gamba gonfia e fferita da le schegge
dei colpi di mortaio sparati dai Tedeschi;
seduta su una seggiola c’era anco la mi’ nò
che pregava in continuazione : “ Avemmaria... “,
mentre l’eco terrificante de le esplosioni
l’aveimo sempre ne le nostre orecchie.
“ A Giustagnana un si póle più sta,
dobbiemo scappà. Via! Andiemo via ! “,
così decise mi pà.
“ E la nò, che un ce la fà a ccamminà ? “
“ La guardo io... “, fu quanto promisse una sfollata,
a la quale lasciammo tutto quélo
ch’era rimasto ne la borsa del mangià,
comprese le scatolette di carne congelata
che i ssoldati mericani ci aveino datto,
per le pesanti munizioni fin sule loro trincee portate.
Fuggimmo di matina ed in cima al Montornato
rividdi il mare, ma non più la mi nò.
Morì lassù disperata, senza nimo accanto,
le rubbarono la vera e ggli orecchini d’oro
e la tèra d’una piana, senza la bara,
ricoprì il su’ corpo.
Ah, se potessi davéro ritornà indietro,
tanto farei per un staccarmi mai da lé,
per accarezzalla e sstringelle le mane,
per dille: “ Ecchimi nò, un sei rimasta sola! “
Anco se eno passati tanti anni da quel giorno,
vivo e immutato drénto di me è rrimasto il su’ ricordo
e pper questo che ancora oggi sono triste e ppiangio.
Renato Sacchelli
Nessun commento:
Posta un commento