domenica 15 giugno 2008

All’alba sulla cava

Per arrivare all’alba sulla cava
dove un duro lavoro l’aspettava,
di buon ora il cavatore di Seravezza s’alzava,
quando negli anni Trenta ero bambino.
Passato l’uscio, col cibo nel fagotto,
il cielo osservava: nello spazio infinito
sempre splendevano miriade di stelle,
mentre tanta gente ancora a casa riposava
e la sposa trepidante di già il suo ritorno aspettava.

Su passerelle ballerine attraversava il fiume,
saltando sui sassi oltrepassava canali e ruscelli,
con altri compagni, in fila, percorreva irti sentieri
tracciati tra boschi e ravaneti.
E già da tanto lavorava
allorché s’udiva la campana
che ogni dì annunciava
la celebrazione della Messa del Signore.

Questa era la vita dell’uomo dal passo ferrato,
dal destino talvolta tragicamente segnato.
Infatti c’era chi la vita perdeva,
schiacciato da un blocco abbacinante,
scavato con molto sudore,
dove rimanevano grumi di sangue del cavatore.

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