sabato 14 agosto 2010

Puntato – l'alpeggio antico dell'alta Versilia

Puntato – l'alpeggio antico dell'alta Versilia

Ne la matinata di domenica 9 agosto 1998, con célo azzuro e con ‘na temperatura che ne la pianura ci facéa sudà, missi per la prima volta i ppiedi a Puntato, l’alpeggio duve nel 1680 òmeni di Terrinca costruittero ‘na piccola chiése per sentissi più vicini a Dio.

La mi’ presenza in quéla elta località, avvenne in seguito a l’invito che nel precedente mese di giugno il versiliese Pacifico Coppedè rivolgette a un gruppo di òmeni, associati all'ANFI, riunitosi a Azzano, per la consumazione di un pranzo sociale, tra i cquali c’era anco chi scrive.

Su Puntato e ssu la Marfisa Baldini che de la località in questione è la vera anima, scrivetti cose importanti sul n. 291 di Versilia Oggi del febbraio 1991.

Dopo quela visita volli raccontà solo quanto viddi e le emozioni sentute, mentre treppicao il paléo cresciuto elto su que' tereni un tempo interamente coltivati a ppatate, segale, fagióli e cquant’altro dèra necessario a la gente che vivea lassù, in dun mondo tutto loro e ddurissimo, ma vivificato da la libbertà che ogni òmo sentia di respirà a ppieni polmoni.

Pensate un po’, sobbre Puntato, in località Paludi, dove stagna in continuazione l’acqua, ci venia coltivato anco il riso, come m’ha ditto la moglie di Pacifico Coppedè, la gentile signora Odette.

Il paesaggio di Puntato m’è apparso d’una bellezza unica, con quel verde che duve posavi gli occhi dèra sempre diverso da l’altro, a ccomincià da le piante di bùssilo e quele d’alto fusto, misse con ordine lungo i sentieri che conducono a l’antica chiése.

I bboschi di fanie di Puntato, con qua e là, de le grandi piazzole, m’ hano fatto pensà a la fadiga compiute dagli òmeni del passato che faceino ‘l carbone che pòe, misso nei sacchi, lo portavino sule spalle, fino a le loro case e a cquele dei paesi del fondo valle, duve veniva venduto.

Sula cima dei monti che circondano Puntato, si staglia maestoso il pizzo de Le Saette, mentre un pògo più in là, si vede anco la Pania. Davanti, in lontananza, sbucano dagli alberi le poghe case di Capanne di Careggine, duve è nnato Tardelli, giocatore de la Juve e ccampione del mondo 1982.
Il 9 agosto ho poduto vedè solo le cime degli Appennini, col passo de Le Radici, avvolti da una fitta foschia ne la parte più bassa.

Devo dì ch’ ho avuto in Renzo Maggi, presidente della Sezione ANFI di Seravezza,na guida formidabile di que’ posti che conosce a la perfezione. Ricordo le su’ parole mentre si scendea giù lungo il sentiero : “ Questa è la casina riaggiustata di un mi’ cugino. Questi erino i tterreni de’ genitori de la mi’ moglie. D’estate, quiccosì, vivevino 600 persone e migliaia di capi di bestiame, tra pecore e mmucche. A Puntato c’ero nel 1944, quel giorno che da nó arivonno i ssoldati mericani. Sempre secondo il Maggi, davèro ‘na memoria storica, da lassù passaa la via Francigena, che nel tratto da Fociomboli, Puntato e l’Isola Santa, arivaa a Castelnuovo Garfagnana.
Quanta dignitosa compostezza e cquanto dolore ho sentuto ne le su’ parole: “Da quando è mmorto il mi’ cugino che tempo addietro è sstato schiacciato dal su’ articolato precipitato in dun burrone, ho smisso d’andà diperinsù, fin sula Pania che spesso si raggiungea insieme, perché anche lu, come me, amava questi monti”.

Pacifico Coppedé, òmo tanto forte quanto gentile, m’ha raccontato quando da ragà sentia cantà gli òmeni che abitavino in case lontane l’una da l’altra. Dèra ‘na cosa granda sentì quéle voci, quegli stornelli che raccontavino le storia bela de l’amore tra la gente; ‘na poesia davèro cantata, dico io. E che belo, dèra per lu ritrovassi, ogni tanto, a ppassà de le ore tutti insieme a ssentì il sono d’una fisarmonica, e pòe andà a ddormi senza esse svegliati da alcun rumore.

Mi sono commosso nel sentì raccontà questi struggenti ricordi d’una vita dura per le fadighe che gli òmeni di Puntato doveino fà tutti i ggiorni per vive, ma bela sotto l’aspetto de’ loro rapporti quotidiani.
Molta gioia sentitti nel rivedè la Marfisa che aveo conosciuto a Terrinca nel 1991. Quando il gruppetto è arivo a la meta, lé, ch’era ‘n compagnia di alcune su’ amiche, stacéa a mmestá la polenta ne la cucina de la chiése. Tutti sièmo stati accolti con molta festosità, dèra contenta de la nostra presenza. Più volte ci invitò: “ State a mmangiá con nó...”.

Questa donna sempre giovanile ci fé vedè con orgoglio la chiésina con la “ fonte battesimale”, un grosso sasso scavato in modo rudimentale per contenè l’acqua santa.
" Sarei molto Felice se ci venisse battezzato qualche bimbo “. Ecco le su’ parole ditte a nó che l’ascoltavamo con ammirazione.

Cara Marfisa, come vorrei che questo su’ desiderio s’ avverrasse, perché in quela su’ chiesina a la quale, mantenendo quanto aveo promesso anni addietro, ho donato un mi’ quadro, modesto, ma dipinto con amore, risplende siguramente, in tutta la su’ luce, la figura di Dio.

Su que’ monti stupendi, duve mi  dissetai con acqua bibola purissima e respirai aria fresca, ho sentuto molto lo spirito di fratellanza, sìe quélo spirito che una volta univa fortemente la gente de la montagna e cche sempre dovrebbe essici fra nó òmeni a ttutte le latitudini, mentre i ffatti criminali commessi ogni giorno ci lascino piéni di sgomento.

Concludo col ringrazià ancora Pacifico Coppedè per la bela giornata che ci fé trascorre lassù e il versiliese Goffredo Silvestri che con la su’ foristrada consentì a alcuni di nó di arivà fino a la su’ casa, situata ne la zona più alta di Puntato, duve appena giunti, tanto per comincià, venne consumata ‘na sostanziosa colizióne al sacco; un grazie anco a ttutte le persone che a Puntato èno state vicine a nó.
Per ritornà sulla cima della valle di Puntato, io, insieme al mi fratello Sergio e alla signora Coppede Odette, si fè na lunga caminata a piedi.

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