domenica 22 agosto 2010

Parlo ancora di Spike Lee...

Tempo addietro ho trovato un'interessante intervista a Spike Lee, il regista che ha girato un film su Sant’Anna, pubblicato. Lo riporto sul mio blog, ritenendo che ai lettori faccia piacere leggerlo: "Spike Lee: la mia Stazzema. Il regista parla del suo film".

NEW YORK - Con "Il miracolo a Sant'Anna" il regista americano Spike Lee ha realizzato in Italia uno dei suoi film più forti e potenti, raccontando con orrore e sgomento l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, e con una commozione venata di rabbia la sorte tragica di un battaglione di “Buffalo Soldier” sul fronte toscano. Si tratta di soldati afroamericani che diedero un contributo determinante per la liberazione del nostro Paese e dunque per arrivare alla vittoria finale sull’antifascismo.
Non si tratta degli unici elementi di valore di una pellicola dalla fattura impeccabile (ottima la partecipazione degli attori italiani, tra i quali spiccano Pierfrancesco Favino, Omero Antonutti, Valentiva Cervi, Luigi Lo Cascio e Sergio Albelli) che ha tra i tanti meriti quello di offrire molti piani di lettura: Miracolo a Sant’Anna, basato sull’omonimo romanzo di James Mc Bride, è un film sulla mostruosa assurdità della guerra, sull’ambiguità delle natura umana e sulla fragilità delle passioni e degli ideali.

Il film inizia con un colpo di scena da thriller, ma nel raccontare con toni da realismo magico la storia di un’amicizia tra un bambino toscano e un soldato afroamericano, Spike Lee sembra aver assimilato la “Lezione della notte di San Lorenzo “ dei fratelli Taviani” (oltre alla presenza di Antonutti e Massimo Sarchielli, c’è il racconto di una realtà partigiana e contadina, e del caos brutale dei combattimenti), riuscendo a evitare ogni stereotipo e immagine da cartolina. Miracolo a Sant’Anna, che uscirà in Italia il 3 ottobre distribuito da 01 dopo il debutto al Festival di Toronto, è la prima vera coproduzione tra USA e Italia da molti anni a questa parte: è stato prodotto da Roberto Cicutto e Luigi Musini per la On my Own in collaborazione con Rai Cinema e lo stesso Spike Lee, con il sostegno della Regione Toscana. Il registra è in partenza con tutta la famiglia per la Convention democratica. E’ convinto che a Denverr si farà la storia” anche se è consapevole che sarà dura, ed i repubblicani utilizzeranno qualunque mezzo per fermare l’Obama Express”: Come ho raccontato nel film” spiega mostrando un libro che raccoglie tutte le foto di scena, “il razzismo è una realtà tuttora presente. La situazione è cambiata enormemente rispetto a quel periodo, ma oggi assistiamo alla perenne resistenza nei confronto della novità.

Cos’è che l’ha attratta nel libro di Mac Bride?
“C’è una disputa in famiglia, mia moglie sostiene di avermi fatto leggere il romanzo. Mentre sono certo di averlo dato io a lei. Comunque sia , sono rimasto folgorato dalla forza di quello che raccontava, sia per quanto riguarda un momento tragico della storia italiana, che per i “Buffalo Soldiers”.

Le prime immagini sono quelle di John Wayne nel giorno più lungo. E’ abbastanza sorprendente per un suo film.
“Si tratta di una delle poche novità rispetto al romanzo. Non ho voluto mancare di rispetto a un’icona americana come John Wayne, ma ci tenevo a mostrare il modo in cui Hollywood ha raccontato la guerra, ignorando il sacrificio determinante degli afroamericani. Molti anni dopo gli eventi raccontati, il mio protagonista vede quel film in tv e commenta amaramente “ anch’io ho combattuto per questo paese”.

Durante la prima battaglia sul fiume Serchio , i soldati sentono da un amplificatore la voce di una donna che ricorda agli afroamericani che il paese per cui stanno combattendo li tratta da schiavi.
E’ un personaggio realmente esistito. Si chiamava Mildred Gillars, ed era una donna originaria del Maine che si era schierata coi nazisti. Il suo compito era quello di diffondere una propaganda disfattista alternata a musica popolare. Il tragico paradosso è che per quanto riguarda il modo in cui erano trattati gli afroamericani non diceva menzogne. Non è un caso che i soldati di colore attribuissero una duplice valenza alla V del V Daj: vittoria sul nazismo e a casa.

Esistevano forme di segregazione nell’esercito?
“Assolutamente si. Fu Eleanor Roosevelt a convincere il marito a valorizzare l’apporto dei soldati di colore: sino ad allora erano solo cuochi, uomini delle pulizie e autisti. Uno degli elementi centrali del film è proprio la persistenza della discriminazione, e la percezione degli afroamericani come selvaggi, sia a casa che sul fronte. Una delle scene a cui tengo maggiormente è quella in cui i “Buffalo Soldiers” trovano sui muri del paese toscano i manifesti razzisti”.

Un altro elemento sorprendente e l’ambiguità dei personaggi: c’e un partigiano che tradisce i compagni e un ufficiale nazista estremamente sensibile che legge Pascoli.
Non potrò mai perdonare i nazisti per quello che hanno commesso e tutti dobbiamo inchinarci di fronte al sacrificio dei partigiani. Tuttavia il mondo non è mai in bianco e nero, e la natura umana è segnata dalla fragilità e corruzione. Questo non significa che gli uomini non siano capaci di atti nobili e eroici. Anche per questo ho voluto raccontare l’eccidio di Sant’Anna, girandolo nel luogo dove è avvenuto. 560 civili innocenti vengono massacrati di fronte alla chiesa, e insieme a loro il sacerdote che prega con le parole di Cristo. “ perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

Il film è caratterizzato da un forte elemento spirituale.
E’ un altro elemento del libro, evidente sin dal titolo: Personalmente credo nell’esistenza di un creatore, senza il quale non sarei quello che sono. Non frequento le chiese, ma nel film ho voluto essere rispettoso. C’è una scena in cui gli abitanti del villaggio danzano all’interno di una chiesa, e ho voluto coprire il crocefisso per evitare ogni possibile blasfemia”.


Lei si confronta con un momento della storia italiana raccontato dal cinema neorealista.
“Siamo tutti debitori delle grandissime opere di De Sica e Rossellini. Uno degli elementi che mi interessa particolarmente nel romanzo è il tragico effetto della guerra sui bambini. E ovviamente ho pensato a “Germania Anno Zero”. (22 agosto 2008).

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