giovedì 28 aprile 2011

Anni 1990 - La sala della Misericordia di Seravezza fu un centro culturale di grande importanza.

Ricordo sempre la gioa che avvertivo nel mio cuore, quando negli anni del 1990, ebbi la possibilità di partecipare a diversi incontri culturali che si svolgevano periodicamente presso il palazzo della Misericordia di Seravezza.
Il tempo volava nella bella sala dei convegni, quando molte persone colte e preparate illustravano la storia della Versilia, l'arte, la parlata e la vita dei grandi versiliesi di ogni tempo. Sì volava il tempo, quando sentivo parlare della “mia Versilia”, un microcosmo che, come affermato da studiosi di scienze naturali, affascina per la bellezza dei suoi monti e del mare nel quale si specchiano lo splendore dei marmi,e dove c'è l'abbondanza di acqua che sorge da sorgenti di straordinaria purezza e molta varietà della flora,rara in altri territori nazionali, tant'è che la Versilia non ha eguali, in altre parti del pianeta terra.
Grazie a questi incontri appresi molte notizie su argomenti che non conoscevo o che mi erano noti solo in modo frammentario. Un esempio? Da ragazzo sentii parlare della piena dell'Ottantacinque.
“ L'acqua è arrivata fino a questo segno”; così era scolpito su una piccola lastra di marmo murata sulla facciata di una casa di Seravezza, vicina a quella dei “Combattenti”, saltata in aria, come tutte le abitazioni del rione, durante gli eventi bellici dell'estate del 1944.
Nel corso delle scorribande estive, effettuate lungo il fiume Serra, compiute in compagnia di altri coetani del Ponticello, nel vedere i resti delle segherie spazzate via dalla furia delle acque, mi resi conto di quanto dovettero essere ingenti i danni subiti dalla comunità seravezzina, causati dalla piena spaventosa che avvenne nella notte a cavallo del 25 – 26 settembre 1885. Da una fotografia scattata subito dopo la piena, appaiono i tanti danni che subirono le case del rione Fucina, ubicate sotto la chiesa della Santissima. Annunziata, anch'essa fatta saltare in aria dai tedeschi, tra le quali c'era anche quella che fu abitata da Michelangelo, nel periodo dal 1518 al 1521 quando arrivò nel capoluogo seravezzino per trarre i marmi dai monti di Seravezza da utilizzare per la costruzione a Firenze di una cattedrale che poi non fu realizzata.
Dovevo attendere fino al 9 dicembre 1995. data di presentazione al pubblico ( che sorpresa ) dell'opuscolo edito dalla Misericordia di Seravezza, intitolato “ La piena dell'Ottantacinque”, raccontata da Mauro Barghetti con quella prosa brillante che lo contraddingueva, per conoscere, con dovizia di particolari, notizie e dati relativi ai danni causati dalla piena nel 1885 che, nel territorio seravezzino, vennero allora calcolati in L.1.549.427,52, corrispondenti al dicembre 1995 a L. 8.394.795.000.
Con questo libretto, nel quale, tra l'altro sono stati riportati un racconto ed una poesia dell'indimenticato scrittore e poeta cavatore Lorenzo Tarabella la Misericordia di Seravezza acquisì un ulteriore merito.
Molti furono gli incontri culturali svoltisi durante l'anno 1995 presso la bella sala intitolata a Francesco Fontana, fu un bilancio davvero positivo.Un dei più attivi conferenzieri fu l'indimenticato scrittore Fabrizio Federigi, scomparso prematuramente.
Quando la cultura è spettacolo. Sì così si rivelarono le conferenze riuardanti la parlata versiliese tenute dalla bravissima potessa e scrittrice Alessandra Burroni. Arguta e intelligente pronunciò espressioni che, talvolta, secondo un corretto italiano, sembravano essere degli strafalcioni, ma pronunciate in dialetto, oltre che ad essere molto divertenti, lasciavano ben intendere i lori significati. Fu bello per me osservare la sala gremita di pubblico, com'è avvenuto più di una volta. E che emozione vedere anche sventolare dalle finestre della sala tante bandiere tricolori, com'é successso quando venne presentato l' ultimo libro di Giorgio Giannelli.
Purtroppo in occasione di altri importanti incontri culturali che avrebbero meritato un particolare interesse, soprattutto da parte dei giovani, la loro partecipazione è stata scarsa,e si che l'edificio della Misericordia lo avevano a due passi dalle loro case.

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