Amo ancora parlare del professore Dino Bigongiari che nella storia di Seravezza ha rivestito un indubbio ruolo di spicco, nel campo dell'insegnamento delle lettere (latino, greco, filosofia, teologia e di tutto lo scibile umano)) che svolse dal 1904 al 1950 presso la Columbia University di New York. Nato a Seravezza nel 1878, fu un ragazzo selvaggio che non voleva studiare. Il padre di Dino, Anselmo, anche lui un originalissimo figlio della Versilia, fu un garibaldino agnostico. Deve al suo commercio per i marmi ed alla sua passione per il giornalismo che lo portarono ad emigrare in India e poi in America dove spinse il figlio a fare il fattorino alle dipendenze della Western Union, la società del telefono. Dino da ragazzo conosceva già molto bene il latino come l'italiano, per averglielo insegnato un suo zio prete.
Frequentavo la seconda elementare quando sentii parlare per la prima volta del famoso personaggio seravezzino. Eravamo agli anni 30.Il suo nome non lo sentii profferire sui banchi della mia classe, come poteva essere più logico, ma nella strada, allorché un giorno, di ritorno dalla scuola con altri ragazzi del Ponticello e di Riomagno, passai davanti alla porta di ingresso della casa natale di Dino Bigongiari. Un compagno che camminava al mio fianco, mi disse: “ Qui abita la mamma del professore Bigongiari , da molto tempo in America, dove insegna in una università”. Questa notizia acquisita in modo così casuale mi lasciò stupefatto: mi domandavo come un seravezzino potesse aver raggiunto un traguardo del genere. A scuola avvertivo le prime difficoltà nello scrivere correttamente, essendomi già abituato ad esprimermi in dialetto. Ricordo di essere stato rimproverato per avere scritto un volta nel mio compito,la parola “drento”, anziché dentro. Ricordo di aver vissuto momenti emozionanti nell' apprendere cose nuove ed, in questo contesto, fu molto bello per me sapere che nel Nuovo Continente scoperto da Cristoforo Colombo, risiedeva un uomo grande della cultura, nativo di Seravezza, che insegnava agli studenti universitari americani. Risale quindi agli anni della mia infanzia l'ammirazioone per Dino Bigongiari, un sentimentgo rimasto immutato nel tempo anche se non ho avuto mai il piacere di conoscerlo personalmente. Fu un mito! Sì, per i ragazzi di Seravezza degli anni 30 rappresentò davvero un mito. Posso raccomtare, grazie ai ricordi di mia moglie quando era una bambina, alcuni episodi di vita trascorsa a Seravezza dalla signora Gladys Van Brunt, la sposa americansa di Dino Bigongiari nel periodo in cui “arando l'oceano”, entrambi i coniugi facevano ritorno a Seravezza per trascorrervi le vacanze. La madre di mia moglie, Bruna Guerrini, donna comunicativa dal sorriso perennemente stampato sul viso e con trascorsi giovanili, in una filodrammatica seravezzina diretta dalla compianta signora Gelli, fu in rapporti di grande amicizia con la Gladys,un vincolo risalente verosimilmente agli anni antecedenti la seconda guerra mondiale, forse scaturito in seguito ad uno incontro avvenuto nella casa della propria zia materna. Marta Falconi, quest'ultima comune amica sia dei coniugi Bigongiari che del famoso scrittore e giornaslista Giuseppe Prezzolini. Nel dopoguerra la famiglia di mia moglie abitava in una modesta casetta di proprietà dei suoi nonni paterni, ubicata sopra le prime rampe della mulattiera che dal fondo della valle conduce sulla cima del monte Canala. Lassù saliva, per salutare la sua amica e stare un pò insieme anche con la figliolanza della Bruna, ogni qual volta ritornava a Seravezza. Le visite avvenivano di pomeriggio in un clima di grande affettuosità.Questi incontri erano sempre arricchiti da scenette teatrali e da qualche poesia di celebri autori italiani che la Bruna riusciva a far recitare alle sue due bambine ed al figlioletto. Dolcetti fatti in casa allietavano maggiormente quei momenti di festa. La signora Gladys, donna semplice, affabile, sensibile e sempre generosa nel distribuire chicchi e piccole mancette, dimostrava moltissimo di apprezzare queste esibizioni espresse in un linguaggio che ella comprendeva benissimo perché era l'idioma che in America le aveva insegnato il suo amato Dino, l'uomo di cui si ara innamorata , giovane studentessa, ascoltando le sue lezioni. Anche le spoglie mortali della dolce signora americana dal 26 luglio 1966 riposano nella cappella della famiglia Bigongiari, eretta nel cimitero di Seravezza, accanto a quelle del suo Dino che per 50 anni fu il portabandiera della cultura italiana in America.
2 commenti:
Grande uomo, grande cervello!
ho letto con paicere questo bel ricordo di Dino Bigongiari. Vorrei sapere se qualcuno ha notizie anche del cugino Gino Bigongiari.
grazie, giuliana petrucci
Posta un commento