mercoledì 29 giugno 2011

Droga: Perché morire?

Cosa si può scrivere sulla droga, su questo tema sempre di scottante attualità, oggetto di un recente provvedimento legislativo per frenarne l'uso, di tramissioni televisive con sequenze crudeli, di dibattiti in seno a comitati ed associazioni e di articoli pubblicati su riviste e giornali, sovente, ahimè riferibili ad agghiaccianti episodi di cronaca nera maturati nel mondo perverso dei traffici illeciti di tale sostanza?
Mentre scrivo tanti pensieri e riflessioni balenano nella mia mente. La tristezza che mi pervade è in certo senso attenuata dalla fiducia che ho nei giovani, il cui senso di coscienza, di maturità di pensiero e di cognizione reale dei fatti,determineranno, un giorno non lontano, la fine di questo grave problema.
E' ai tossico dipententi ed a coloro che finora hanno avuto esperienze iniziali con la droga per una irresponsabile curiosità o per gioco, che dedico questo mio scritto.
Esprimo ciò che sento con molta semplicità come desidera fare un padre quando vede i propri figli esposti ad un cosi grave pericolo.
Sento dire in giro , da tanti anni, che i drogati sono dei giovani deboli, dei viziati e degli
esseri privi privi di coraggio, per il modo in cui sono divenuti schiavi della droga, un veleno che genera uno stato di intossicazione cronica quando ne viene fatto un uso ripetuto, con conseguenze letali e quasi giornaliere, ormai sotto gli occhi di tutti.
Chiaramente occorre una grande forza di volontà per uscire fuori da questo tunnel maledetto, un'energia che può scaturire dal bisogno di dimostrare, innanzi tutto a se stessi, di essere uomini nel vero senso della parola.
E' una prova di carattere che questi giovani, che io definisco anche sfortunati, devono fornire per fare vedere quanto di bello e di grande hanno ancora dentro di sé, facendo, nella circostanza, ricorso all'aiuto del Signore che sicuramente ascolterà le loro preghiere che fanno sempre bene al cuore e confortano l'uomo nei momenti più difficili della loro vita.
Vorrei ricordare a queste creature ch per costruire un mondo migliore, una società senza guerre, in cui ci sia giustizia sociale e non più miseria, c'è bisogno del contributo di tutti, ed in modo particolare della fertile creatività dei giovani, i quali, prima o poi, saranno chiamati ad occupare posti di responsabilità nel governo della collettività.
Sbagliano coloro coloro che nel tenativo di tirarsi indietro, di sottrarsi alle proprie responsabilità, ricorrono alla droga per provare sensazioni nuove, i cosiddetti paradisi artificiali, che recano gravi danni all'organismo fino a condurre ad una morte prematura tra dolori atroci.
Perché morire? Non ci pensate ragazzi al dolore che procurate ai vostri genitori che vi hanno dato la vita e fatto crescere con amore, sognando per voi, quando eravate piccini e vi stringevano fra le braccia, orizzonti meravigliosi, mentre ora sono soli coi loro sogni infranti? Non ci pensate al dolore che procurate ai vostri fratelli e sorelle, ai vostri cari nonni ed a tutti quelli che vi vogliono bene? Non riflettete sulla perdita di ogni residuo di dignità senza la quale c'è chi è indotto, con riferimento a quegli elementi che non hanno denaro sufficiente per acquistare la droga, a commettere scippi, furti ed anche delitti più gravi, tutti reati che conducono al carcere? Perché rinunciare allo splendido sorriso di una donna che vi può accompagnare tutta la vita e ad avere una famiglia e dei figli?
Io non riesco neppure ad immaginare quali siano gli effetti che derivano dall'uso della droga. Valutate ciò che ogni giorno accade nel mondo, anziché parlare di paradisi artificiali, sarebbe più appropriato definirli inferni. E che inferni!
L'uso della droga non può essere giustificato neppure da coloro che non riescono ad inserirsi, per molteplici motivi, in questa società, anche se dobbiamo riconoscere che chi non trova un lavoro vive davvero un autentico dramma che coinvolge tutti i suoi familiari.
Anche i giovani del passato hanno avuto gli stessi problemi occupazionali. Difficoltà enormi
furono avvertiti dalla mia generazione a causa della guerra tremenda che devastò in modo particolare la Versilia.
Con le macerie ancora fumanti e con la scarsità del cibo che continuava a persistere anche dopo la fine della guerra, avevamo altri problemi a cui pensare. Sentii parlare di droga per la prima volta dopo l'immediato dopoguerra, quando udii alcuni giovanotti discutere fra loro verosimilmente di fantasiose avventure amorose.
Noi ragazzi di ieri siamo stati defraudati anche della spensierata fanciullezza che deriva ai bimbi dal fatto di crescere, di studiare e di formare il loro carattere in un paese in pace con tutti i popoli e non impegnato in una guerra tremenda di cui siamo stati vittime innocenti.
Dalla fine di tanto immame conflitto si vive in pace e ciò è veramente importante e bello. Così i ragazzi di oggi solo dalla lettura dei libri di storia e da ciò che di grave purtroppo sta accadendo in altre parti del mondo, conoscono gli orrori della guerra.
Noi abbiamo sofferto lunghi periodi di fame e visto aerei sganciare sopra le nostre teste micidiali bombe. In noi non è ancora spenta l'eco delle esplosioni terrificanti dei colpi di mortaio cadutici addosso come chicchi di grandine: nei nostri occhi ci sono tuttora impresse le immagini delle persone dilaniate ed uccise dalle bombe e moriremo senza dimenticare l'attimo in cui, nel 1944, i tedeschi fecero saltare in aria le nostre case.
Ora è vero, ci sono tante tematiche sul tappeto che derivano dalle radicali mutazioni avvenute in questi ultimi decenni nei costumi e nei modi di vita della nostra società. Anche se si avvertono molte difficoltà sicuramente tutto andrà per il meglio. Bisogna essere ottimisti e mai disperarsi.
Spero proprio , sinceramente, che quanto prima la droga rimanga un ricordo lontano per tanti giovani, in modo che sul volto di ciascuno di essi riaffiori un luminoso sorriso a significazione di una ritrovata gioia di vivere.
Ai genitori, sempre in pena, il difficile compito di di aiutarli il più amorevolmente possibile, affinché superino nel migliore dei modi questo momento grave della loro esistenza.


Questo mio articolo è stato pubblicato su il Dialogo, mensile cattolico Versiliese, diretto dal suo fondatore don Florio Giannini, nel mese di settembre 1990.
La pubblicazione sul mio blog è scaturita dalla considerazione che l'argomento in questione è tuttora , dolorosamente, attuale.





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