giovedì 21 giugno 2012

Ecco come vidi qualche anno fa l'antica Pieve di S. Martino alla Cappella


Un cedimento del terreno dell’area sulla quale sorge la chiesa di San Martino alla Cappella, ha provocato fenditure sul pavimento, nel soffitto e sopra la porta di ingresso – lato Azzano – ed anche nella sacrestia dell’antico sacro edificio. Ho constatato personalmente questi gravi segnali di cedimento della struttura, la mattina del 3 ottobre scorso quando sono salito lassù alla Cappella, insieme a mio figlio, per esaminare i registri di matrimonio , di circa duecento anni fa., conservati negli atti in archivio, essendo interessato ad alcune ricerche sul mio albero genealogico. Il parroco don Hermes Luppi, aperta la porta ci ha fatto visitare l’intero edificio, ridotto in cattive condizioni, a partire dagli scantinati umidi a cui si accede da un passaggio, senza una completa scala, tanto da apparire un breve sentiero tracciato su un terriccio e difficile da percorrere. Se penso che lo scantinato è adibito a legnaia, immagino anche le fatiche di don Hermes quando, soprattutto nei mesi invernali, deve andare sù e giù per prendere la legna., per riscaldarsi al fuoco di una stufa. Inoltre vi sono alcune travi del soffitto puntellati con tubolari di ferro. Esiste quindi un reale pericolo di crollo della chiesa. Dopo aver visto le fenditure, una delle quali apertasi sul lato destro dell’altare maggiore, che ad occhio, mi è sembrata larga una decina di millimetri, manifesto al sacerdote la mia viva preoccupazione.

Ma è proprio don Hermes a tranquillizzarmi, quando mi dice che queste fenditure sono costantemente monitorate con tanti sensori, applicati anche sul prato della chiesa. Sarà cosi, però il pericolo è evidente. E l’evento catastrofico potrebbe verificarsi da un momento all’altro, con alti rischi per la vita dello stesso sacerdote, se nella zona si scatenerà un imprevedibile nubifragio. Occorre intervenire subito perché la chiesa di San Martino alla Cappella , patrimonio cristiano di tutti i versiliesi, non venga spazzata via da una frana. La chiesa costruita dai nostri antenati, tutta in marmo, prima dell’anno 1000, e rimaneggiata nel secolo XIII, aveva un porticato ionico, attribuito a Michelangelo, (anche se non esistono documenti probatori) che fu quasi interamente distrutto dagli eventi bellici del 1944, che sconvolsero anche la Versilia. C’è bisogno di urgenti lavori di consolidamento del terreno della Cappella e di messa in sicurezza dell’edificio sacro. Ma non ci sono soldi e neppure si sa da che parte incominciare. In atto è stato aperto un cantiere per il rifacimento del porticato, ad opera , se ben ho capito, della Sovrintendenza delle Belle Arti di Lucca. Per i lavori di restauro della chiesa con la legge 270/97 per il Giubileo del 2000 furono stanziati 500 milioni di lire. In quel tempo era Ministro per i Beni e le Attività Culturali l’onorevole Melandri. Detti fondi nel tempo sarebbero stati ridotti a 250 milioni. Ora non c’è un euro a disposizione. Prima che avvenga l’irreparabile, lancio un appello alla Autorità competenti civili e religiose affinché siano eseguiti urgentemente quei lavori necessari a garantire la stabilità e la sicurezza di questa antica chiesa, famosa anche per il “rosone” che spicca sulla facciata, chiamato “l’occhio di Michelangelo”, attribuito al sommo artista fiorentino, anche se, come per il porticato, non esiste alcuna prova documentata, tanto da far pensare che l’abbia scolpito Donato Benti.

Mi permetto di chiamare a raccolta anche i cristiani della Versilia e dell’intera Toscana, che dovrebbero contribuire a questo intervento, con il versamento volontario di denaro secondo le disponibilità economiche che ciascuno ha, per mettere in sicurezza la chiesa e rendere la vita più tranquilla e confortevole al sacerdote chiamato a celebrare la Santa Messa domenicale ed i funerali in altre 5 o 6 chiese ubicate sui nostri monti ed all’assistenza spirituale dei fedeli che non hanno un proprio parroco. Fa una vita molto dura don Hermes, che esercita instancabilmente l’alto magistero sacerdotale, grazie alla fede cristiana che anima il suo nobile cuore. Quindi mi appello alla fede cristiana, ma anche alla coscienza laica perché come diceva Benedetto Croce “non possiamo non dirci cristiani” e la chiesa della Cappella fa parte, ormai da secoli, del patrimonio religioso storico e culturale della Versilia. Qualora persista questa grave noncuranza , bisognerebbe far intervenire l’UNESCO l ‘organizzazione delle Nazioni Unite che tra i suoi compiti istituzionali, ha anche quello di conservare il patrimonio storico culturale di ogni nazione del mondo. Prima di fare ritorno a casa don Hermes ha voluto offrirci un aperitivo, dopodichè tutti e tre, dalla terrazza antistante la chiesa abbiamo posato gli sguardi sul paesaggio bellissimo che avevamo davanti, anche se il cielo era pieno di nuvole cariche di pioggia.. Amo pensare che da lassù abbiano ammirato questo stupendo panorama anche i familiari ed i testimoni e gli amici che assistettero, il 20 giugno 1816, al felice matrimonio di Domenico Sacchelli da Strettoia, appartenente alla Curia di Querceta, unitosi in matrimonio con Marianna Tarabella da Azzano. Da questa unione nacque, nel 1827, Luigi, il mio trisnonno.


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