giovedì 21 giugno 2012

Ricordo di Benito Lorenzi









Che bella sorpresa fu per me vedere, anni addietro, pubblicata sul periodico mensile cattolico versiliese Il Dialogo, diretto dal compianto don Florio Giannini, parroco della chiesa di S. Antonio del Tonfano, del quale fui collaboratore, la foto del grande calciatore Benito Lorenzi, un fuoriclasse che, nell’immediato dopoguerra, infiammò d’entusiasmo il mio cuore di giovanissimo tifoso. Questo calciatore   era chiamato Veleno" e da sempre amava trascorrere  le vacanze estive a Marina di Pietrasanta. 

Ricordo ancora bene quando dall’Empoli passò all’Inter del presidente Rinaldo Masseroni: fu proprio da allora che divenni tifoso nerazzurro. Fu Giuseppe Meazza a volerlo all'Internazionale. Un toscano, un mio corregionale che giocava a Milano… quanta fierezza sentivo dentro di me in quell’anno lontano.

Ho molti ricordi di Lorenzi. I due scudetti vinti nelle stagioni 1952/53 e 1953/54 col mitico allenatore Foni che fu anche campione del mondo, ai tempi in cui la nostra nazionale era allenata da Pozzi (vincitore di due campionati mondiali 1934 e 1938). Giocò a fianco di Amadei, Wilkes, Skoglund (detto Nacka), Nyers, Ghezzi e tanti altri inimitabili campioni. Con Amadei portò la nostra nazionale a grandi successi. Dopo la sciagura di Superga, nella quale perì tutta la squadra del grande Torino, lui non volle più salire su un aeroplano, per andare a giocare sui tanti campi di calcio dislocati in Italia e in varie parti del mondo, tant’è che, incluso nel team della nazionale che doveva disputare oltre Oceano il campionato mondiale, raggiunse i suoi compagni a bordo di una nave, che impiegò molto tempo per arrivare a destinazione. Durante il viaggio Lorenzi si allenava tutti i giorni sul ponte della nave, come vidi da una pellicola della Settimana Incon proiettata in una sala cinematografica. Ricordo ancora il film girato con lui protagonista, un capolavoro del suo genere. Dopo l’Inter passò a giocare con l’Alessandria.

Durante un incontro disputato sotto la pioggia, Lorenzi si fece male ad una caviglia. Il giornalista scrisse che lui, dopo aver messo alcuni pugni di terra bagnata sotto il calzettone, riprese a giocare con molto vigore. Era proprio un grande “Veleno”, un uomo che con il suo virtuosismo, la sua creatività e forza contribuì ad elevare ai più alti livelli il gioco del pallone, il più bello del mondo.

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