sabato 16 luglio 2011

VISITA ALLA CAPPELLA ALLA SEDE DEL GRUPPO DEGLI ALPINI DI SERAVEZZA. E PER FORTUNA CHE C''E GENTE COME PRIMO.

Che bella sorpresa fu per me constatare che nella antica Pieve di San Martino alla
Cappella, abbia la propria sede il Gruppo degli ex alpini di Seravezza.
Questa piacevole notizia l'ho avuta quando nell'estate del 2003 sono salito lassù per ascoltare la Santa Messa celebrata in suffragio delle anime degli ex militari defunti della Guardia di finanza che furono iscritti alle gemellate Sezioni ANFI di Seravezza e di Massa, tra le quali quelle del presidente della sezione Massese, tenente Gastone Maccabruni, nonché della signora Giuliana Oriente, consorte di Renzo Maggi, presidente della Sezione versiliese, scomparsa recentemente
dopo una lunga e dolorosa malattia.
Terminata la funzione religiosa, Primo Giorgi, che prestò servizio militare di leva nel Corpo degli alpini durante l'ultima guerra e, dal 1949 per lunghi anni anche in quello della Guardia di finanza, ha invitato tutte le persone presenti nella chiesa a un rinfresco da lui allestito e offerto insieme ad altri “ veci alpin” a conferma della generosità che è proprio di questi uomini, permeati da alti valori umani, primo fra tutti quello della fratellanza.
C'è amore per la gente nel cuore di questi uomini che, negli anni più verdi della loro vita, portarono sul cappello “ La lunga penna nera”, e da sempre sono impegnati nelle opere del sociale a favore della collettività nazionale. E' un Corpo quello degli alpini ( fondato il 15 ottobre 1872 su proposta del capitano G.D. Perrucchetti) che è amato da tutti gli italiani, com' è visibile dai loro festosi e grandiosi raduni nazionali in cui vengono sempre accolti dalla popolazione con applausi scroscianti.
Primo Giorgi (l'uomo dai due cappelli alpini), anni addietro andò in Russia per costruire un asilo per i bambini di Rossosch, insieme ad altri ex alpini reduci della seconda guerra mondiale combattuta in quella terra nella quale morirono uccisi o scomparirono nella gelida steppa ricoperta dalla neve ghiacciata 120 mila soldati italiani, tra i quali anche mio zio paterno Guido Sacchelli, anche lui alpino.
Gli alpini nelle guerre combattute, si sono sempre altamente distinti, scrivendo col sangue pagine di epico valore. Furono essi a bloccare sul Piave, sul Grappa e sul Montello, durante la prima guerra mondiale del 1915-1918.
In Russia, il 25 gennaio 1943, gli alpini al comando del generale Luigi Reverberi, comandante della divisione Tridentina, sferrarono un attacco contro tre divisioni russe attestatesi nel villaggio di Nikolajewka un varco e sfuggire all'accerchiamento da parte dei sovietici che avevano sfondato il fronte lungo il Don. La cruenta battaglia costrinse i russi ad abbandonare le loro posizioni, e fu questa una grande vittoria degli alpini che riuscirono ad aprire la strada verso il ritorno a casa di 14 mila penne nere superstiti, anche se infiniti furono gli alpini che morirono, tant'è che Nikolajewka da allora fu considerata la loro tomba. Quando radio Mosca, l' 8 febbraio 1943, annunciò la loro vittoria sulle forze dell'Asse, la voce dello speaker cambiò tono nel momento in cui disse: “Solo il Corpo alpino italiano deve ritenersi imbattuto in terra di Russia”. Dopo questa breve parentesi ritorno a parlare della Cappella. Appena sono entrato nella sede degli alpini, col tetto rifatto e con il locale ristrutturato rimesso completamente a nuovo, anche con l'impiego di marmi pregiati, e con una mansarda adibita a cucina munita di tutto quanto per il suo funzionamento, Primo e gli altri suoi ex commilitoni, con evidente soddisfazione, mi hanno fornito informazioni in merito al locale ottenuto in comodato per 99 anni dal comune di Seravezza, al quale l'avevano richiesto sin dal 1992. “ Era un rudere quando l'abbiamo avuto. Tutto è stato pagato per i lavori fatti” precisano con molta fierezza. E ancora mi dicono: “ In questo locale, secoli fa, vi era la sede del comune della Cappella, del quale facevano parte i paesini montani di Azzano, Fabbiano, Mimazzana, Giustagnana , Basati, Cerreta San Nicola e Cerreta Sant'Antonio, Ruosina e Malbacco. Nel passato fu anche utilizzato come aula scolastica per i bambini della comunità montana.” E' vero. Anch'io la vidi in occasione di una gita effettuata dagli scolari della scuola elementare di Seravezza verso la fine degli anni 30.Alla Cappella c'è stato anche Michelangelo interessato sia all'utilizzazione del prezioso marmo bardiglio che veniva estratto dalla cava sottostante, sia per l'estrazione di colonne di marmo dalle cave del Trambiserra da impiegare nella costruzione della facciata del duomo di San Lorenzo da lui disegnata e modellata su incarico di Papa Leone x, un 'opera che non fu mai iniziata. Qui il sommo artista transitava e sostava quando scopri la cava del marmo statuario sul Monte Altissimo.” Pare ancora di sentire, alla Cappella, aleggiare lo spirito di Michelangelo, al quale la tradizione attribuisce, non scientificamente provata, il Porticato ionico con i capitelli a campanaccio, distrutto dagli eventi bellici del 1944/45 ( i cui resti sono ancora visibili), e il rosone che spicca sulla facciata della chiesa , noto ormai come “l'occhio di Michelangelo”, anche se l'avrà fatto il Benti. La sede è piena di gagliardetti, una gavetta troneggia su una mensola. Al centro della parete è murata una madonnina, scolpita in marmo bianco con due bambini tenuti nelle mani, che reca incisa l'iscrizione: ” COMPIUTA MDCXLII1”. C'è anche un quadro del pittore versiliese Gian Paolo Giovannetti, un aquilone che è l'emblema del Corpo degli alpini, in volo sulle cime dei monti. Sempre alla stessa parete è affisso un quadro recante la fotografia del maresciallo degli alpini Galliano Tarabella nato ad Azzano e morto in Russia, nonchè la motivazione della concessione al predetto della medaglia di argento al valore militare per il suo comportamento tenuto durante la battaglia combattuta nella zona di Popowka sul fronte russo il 20 gennaio 1943. Penzola dalla cornicetta, una catenina alla quale è stata attaccata appunto questa medaglia di argento, concessa all'eroico alpino versiliese, al nome del quale i componenti del Gruppo di Seravezza hanno voluto intitolare la loro sede.
E' stata anche una ulteriore sorpresa vedere affissa alla parete la fotografia dell'equipaggio americano che il 9 agosto 1945 effettuò sulla città di Nagasaki il secondo bombardamento nucleare della storia che causò 40 mila morti, 40 mila feriti e la distruzione di un terzo degli edifici della cittadina giapponese. Giorgi mi indica un pilota. “ Questo è un italo americano, in quanto figlio di una coppia di emigrati in America da Corsanico, La foto sono riuscito ad averla da uno che abita là” Quando mi affaccio alla finestra rimango straordinariamente incantato dall'eccezionale paesaggio sottostante, nel quale il mio sguardo arriva fino alla pianura e si perde nel nostro mare di Versilia, davvero le emozioni non finiscono mai. Immagino che da quella finestra anche il grande Michelangelo avrà avuto nel 1518 le mie stesse sensazioni. Prima di allontanarmi dalla Cappella, dove ho sentito il dovere di salire per ascoltare la Santa Messa celebrata a suffragio dell'anima di tanti cari amici e colleghi defunti, nonché della cara Giuliana, sempre festosa in mezzo a noi ex finanzieri durante i nostri rituali incontri (ricordo di avere cantato insieme a lei anche “ O sole mio”, durante la festa indetta ìn occasione della ricorrenza del 226° anniversario della fondazione del Corpo) sono ritornato all'interno dell'antica e bella chiesa tutta costruita in marmo bianco per osservare attentamente l'opera ritenuta edificata dai nostri antenati prima dell'anno 1000. Mentre stavo per uscire sono rimasto improvvisamente scioccato quando ho notato una nicchia vuota, con sopra affisso un cartello recante la scritta, a caratteri in stampatello “ RUBATO”. Non avevo ancora acquistato il prezioso Almanacco Versiliese di Giorgio Giannelli, cosicché ho telefonato al parroco della Cappella, il quale mi ha informato che il furto commesso nell'anno 2000, riguardava una pregevole tela del 1750, raffigurante
“ Una disputa sull'eucarestia” di autore ignoto. E' per questo grave fatto che concludo questo mio articolo invitando gli scellerati ladri sacrileghi, nel caso in cui mi leggessero, di restituire alla chiesa di San Martino alla Cappella il suo quadro; hanno il dovere di farlo per rimettere a posto, innanzi tutto, la loro coscienza, e per ritrovare la via del bene, l'unica che apporta all'uomo gioia e amore.



P. S. - Convinto del fatto che questo mio articolo, che fu pubblicato sul numero di agosto del 2003 di Versilia Oggi, narra fatti da me ritenuti interessanti, ho deciso di inserirlo nel mio blog in onore della memoria di Primo Giorgi scomparso qualche anno fa e di tutti gli alpini d'Italia, tra i quali fece parte anche mio padre (classe 1906) e i suoi fratelli, Pietro classe 1908, Lorenzo classe 1915 e  Guido (classe 1919) che fu  dichiarato disperso in Russia.

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