Nel passato ho sempre pensato che Walter Reder maggiore delle S.S. che nel 1951 fu assolto per insufficienza di prove dalla seguente accusa: “ Senza giustificato motivo, per cause non estranee alla guerra, con ordini dati ai propri dipendenti, determinava la morte di 560 persone, che non prendevano parte alle operazioni militari, in prevalenza vecchi, donne e bambini inermi, che furono trucidati selvaggiamente e senza discriminazione, venendo in particolare 150 di essi ammassati sul piazzale della chiesa e in massa falciati a raffiche di mitraglia e con lanciafiamme, nel territorio di S.Anna d Stazzema (Lucca) il 12.8.1944”;
avesse la sua parte di responsabilità nell'orrendo crimine quale comandante di un reparto speciale, impegnato in primis nella lotta contro i partigiani operanti sui monti della Versilia, molto vicina alla linea del fronte di Pisa.
In questo contesto, dopo aver letto i preziosi appunti del valoroso partigiano che è stato il seravezzino Alfieri Tessa, traggo anch'io il convincimento che egli abbia effettivamente operato perché fosse compiuta a S.Anna di Stazzema l'orribile strage.
Il 24 maggio 1944 Reder raggiunse in Italia il 16 Btg, corazzato. Superata dagli alleati la resistenza dei tedeschi opposta a Cecina – S. Vincenzo, il 25 luglio, sempre del 1944, Reder arrivò col suo reparto sull'Arno e a Pisa l' 8.8.1944 gli fu ordinato di lasciare il fronte. Il 9 agosto si trova a Pietrasanta. A pagina 16 degli atti del 1951, rigo 13, si legge. “Compare al Baccatoio, frequentava di certo villa Barsanti. Comandava un reparto ritirato dal fronte ed adibito a funzioni di sicurezza sul retro del fronte di appartenenza...” Nei giorni 11 e 12 agosto 1944 le sue truppe arrivano nella zona fra Carrara e la sua Marina. A Isola di Carrara fissò il suo primo posto di comando. Infine coi suoi piccoli reparti, l'11 agosto arrivò anche a Ruosìna, dovè stabilì il suo secondo posto di comando. E con la 4^ Compagnia pose un presidio anche a Seravezza, forse nella villa Pilli, notoriamente, in quel tempo, occupata dalle SS, come ebbe modo di vedere anche l'autore di questo scritto che tante volte passò davanti al suo cancello.
La giornalista Laura Griffo, scrisse un articolo pubblicato sulla La Nazione il 6.1.1985, che aveva redatto dopo una intervista a lei concessa dalla figlia della signora Sofia Viti Marchi la quale le parlò dei giorni trascorsi da Reder a Ruosina quando fu ospite nella casa della madre. Fra le altre cose la Griffo ha scritto. “ Eppure il maggiore delle SS Walter Reder, ventinovenne, comandante del 16° Btg. della sedicesima divisione Reichefukrer Rocce Unit, quei morti ammazzati sventrati bruciati dai suoi soldati, li ha per lo meno visti da molto vicino, come ha certo guardato levarsi nel cielo terso dell'estate , il fumo grasso e grigio dei corpi che bruciavano in un rogo di centinaia di creature. Parlando ancora di Reder ritengo opportuno trascrivere, qui di seguito, quanto ha dettagliatamente scritto Alfieri Tessa: “Considerato che fra i suoi compiti immediati, poteva esserci pure quello di proteggere le compagnie del 35°, e tutta l'operazione di sterminio, da un'eventuale attacco a sorpresa di forze partigiane durante le varie fasi dell'operazione stabilite in precedenza. Da ciò, tutto considerato , ecco la precauzione di salire sul monte attraverso i sentieri imboscati, ben nascosti, ed in compagnia di reparti della R.S.I., posti al comando di ufficiali repubblichini, che gli facevano da guida e protezione conoscendo i percorsi per averli già fatti. Se tutto fosse andato bene, una volta arrivati in alto su quella montagna, in tutta tranquillità avrebbe potuto osservare l'attuazione del programma di sterminio, che lui, responsabile nelle sue FUNZIONI DI SICUREZZA, aveva affidato al II° Btg. del 35° Reggimento comandato dal capitano Anton Galler, fuggito, finita la guerra, in Spagna dove poi scomparve.
E proprio per la sicurezza da assicurare ai tedeschi in arrivo nelle zone teatro delle operazioni belliche che non bisogna dimenticare quanto dichiarò Reder in relazione agli interventi contro le popolazioni di Bardine di S.Terenzo e di Valla ecc., e cioè di essersi avvalso di quel compito di sicurezza, motivo per cui soltanto uccidendo e intimorendo poteva riuscire ad ottenere appunto la sicurezza richiesta. Per i 150 massacrati sulla piazza della chiesa di S.Anna, l'ordine di ucciderli, secondo la testimonianza del caporale delle SS. Adolf Beckert, arrivò dopo una febbrile consultazione tramite la ricetrasmittente intercorsa tra l'ufficiale sul posto e un suo non identificato interlocutore, che Alfieri Tessa presume che potesse essere Reder , il quale dalla sommità della Foce di Compito, osservò e diresse l'operazione, via radio , in base alle funzioni di sicurezza a lui affidate.
Ringrazio ancora Alfieri Tessa che amo definire “il mio capitano” per gli interessanti suoi appunti che mi ha dato, nei quali ha parlato della lotta partigiana che fu combattuta in Versilia.
Renato SacchelliA
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