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A Calcinaia (PI) nella antica Torre degli Upezzinghi, dal 7 al 15 ottobre di qualche anno fa, fu allestita una bella mostra di pittura in memoria della giovane artista versiliese Marta Gierut, prematuramente scomparsa.
Curata da Paolo Grigò e Lodovico Gierut, il babbo di Marta, noto giornalista e critico d’arte, l’esposizione, fu ispirata da una frase dello scrittore e poeta tedesco Johann Wolfagang von Goethe, il cantore dei colori. Questa manifestazione riscosse un notevole successo. Numerose le opere esposte realizzate da più di cento pittori, tutte di piccole dimensioni ma di alto spessore artistico, in cui prevale il colore giallo, ch’è quello del sole, che riscalda la terra e fa apparire dorate le spighe di grano.
E’ il Giallo che predomina nei quadri. Goethe, considerato il massimo scrittore in lingua tedesca, sotto falso nome, fece un viaggio in Italia nel biennio 1786-88, durante il quale rimase incantato, dalla bellezza delle nostre opere d’arte e dai colori della nostra terra, tanto da ispirarlo a scrivere i libri “Teoria dei colori” e “Metamorfasi delle piante”.
Vedere appena sono entrato nella storica Torre, incorniciata in un quadro, l’immagine del volto stupendo e splendente di Marta Gierut, dal quale sprizzava felicità e vita, tanto da farmi apparire per lei lontanissima negli anni la sua morte, ha acuito il mio dolore sapendo che purtroppo questa sensibile artista e poetessa, qual è stata, non era più fra noi, anche se subito ho trovato conforto al solo pensare che la sua anima ora aleggia lassù negli spazi infiniti del Cielo, dove brilla la luce, dove c’è la pace, perché, per coloro che hanno la Fede nel Cristo nostro Salvatore, morire è vivere eternamente, un premio solo per le creature buone e giuste. E mi par bello anche pensare che da lassù ella tutti i giorni posa il suo sguardo sui loro cari e affranti genitori colpiti da un dolore immenso per la sua prematura scomparsa.
La bellezza di questa mostra venne ancora di più evidenziata dalle fotografie riportate nel DVD, realizzato per l’occasione, in cui furono illustrate tutte le opere esposte.
Marta Geirut fu studentessa dell’Istituto d’Arte Stagio Stagi di Pietrasanta e dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Fu allieva anche del grande scultore Franco Miozzo. Primeggia fra le opere che ci ha lasciato, la grande scultura “Il volto e la maschera”, di cui parlò suo padre con un articolo che fu pubblicato sul numero 200 del marzo - aprile 2006 del periodico mensile cattolico il Dialogo del quale egli fu un prezioso collaboratore. Questa pagina fu fotocopiata su un foglio illustrativo che venne esposto all'interno della Torre degli Upezzinghi, perché i visitatori potessero conoscere i brevi anni della vita di Marta Geirut interamente dedicati all'arte che era la sua ragione di vita.
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