sabato 16 ottobre 2010

Perché occorre riformare le Nazioni Unite. La sicurezza e la pace del mondo a rischio per i limiti strutturali dell’Onu

Quando nel lontano 1950 i caschi blu dell’Onu intervennero nella guerra scatenata dalla Corea del Nord contro quella del Sud, per ripristinare lo “status quo ante” in quella nazione, allora e ancora oggi divisa in due Stati, pensai che questa organizzazione soltanto con l’uso della forza militare potesse assicurare la pace a tutti i popoli della terra. Purtroppo, le tante guerre che ci sono state successivamente fino ad arrivare a quelle dei nostri giorni, mi hanno fatto capire di essermi sbagliato.
Le mie convinzioni crollarono definitivamente ai tempi della guerra nel Libano, nel momento in cui il contingente dell’ONU, costituito da centinaia di marines Usa, inviato in quella nazione con compiti di pace, appena sbarcò e prese alloggio in una caserma, fu vittima di un feroce atto di terrorismo; contro l’edificio fu lanciato un automezzo carico di alto esplosivo. Perirono dilaniati quei “soldati di pace”, com’è accaduto a Nassiriya l’11 novembre scorso ai militari dell’Arma dei Carabinieri e dell’Esercito inviati in Iraq per aiutare quella nazione a ritrovare la pace e la libertà.
Sono anni che mi domando a cosa serve l’Onu visto che non è mai riuscita ad impedire lo scoppio di sanguinosi conflitti nel mondo e di barbari atti di terrorismo che uccidono in continuazione tante creature innocenti L’Onu fu istituita il 25 giugno 1945 sia per salvaguardare la pace e la sicurezza mondiale, sia per favorire la cooperazione economica, sociale e culturale fra i vari Stati della terra, col fine ultimo di addivenire alla costruzione di un mondo migliore, una metà agognata dagli uomini di buon senso, raggiungibile soltanto col superamento degli egoismi nazionali e delle ideologie totalitarie di qualsiasi colorazione.
Questa organizzazione mondiale subentrò alla Società delle Nazioni con sede a Ginevra (costituita dopo la prima guerra mondiale su iniziativa del presidente americano Woodrow Wilson) che si estinse il 18 aprile 1946 quando già funzionava l’ONU, a causa della sua incapacità e impotenza, per limiti strutturali a impedire lo scoppio della seconda guerra mondiale. Segni di debolezza della Società delle Nazioni, si ebbero fin da quando avvenne la mancata adesione alla stessa degli Usa, il recesso del Giappone, della Germania ed anche dell’Italia che ne uscì l’11 dicembre 1937 dopo le “sanzioni” prese a suo carico da questo organismo in seguito alla conquista dell’Etiopia.
Quindi l’organizzazione si costituì per la volontà manifestata dalle grandi potenze alleate durante la seconda guerra mondiale. A Yalta (1945) fu deciso di convocare la conferenza dei paesi alleati che si svolse a a San Francisco dal 25-4 al 26-6-1945 e fu in quella sede che venne sottoscritta la carta delle N.U..
Dopo 58 anni trascorsi dalla sua fondazione, dobbiamo, purtroppo, riconoscere che anche l’Onu è priva di mezzi idonei ad imporre agli Stati membri le sue risoluzioni, che rappresentano i soli strumenti di cui dispone per la salvaguardia della pace e della sicurezza mondiale, in quanto non ha proprie forze armate di cui avrebbe bisogno per intervenire immediatamente laddove esplodono i conflitti e vengono calpestati, da dittatori spietati e sanguinari, i diritti sacri e inalienabili dell’uomo. Ricordo ancora quanto avvenne nei paesi della ex Jugoslavia. Nel decennio 1988-1998, il dittatore criminale serbo Milosevic, prima comunista e poi nazionalista, diede inizio, con una violenza efferata, alla pulizia etnica, da Vukovar, a Dubrovnik e nel Kosovo, dai campi di concentramento di Prjedor a Omarska, all’eccidio di Srebenica, seminando ovunque morte e distruzioni. L’Onu non riuscì ad opporsi a questo uomo sanguinario, come nulla può fare adesso per porre termine alle guerre che vengono combattute tra gli Israeliani e Palestinesi nella terra dove nacque Gesù, in Cecenia ed in tanti altri paesi africani, nonché alla guerriglia tuttora combattuta in Iraq.
Sono ancora sotto i nostri occhi le immagini, trasmesse dalla tv, delle alte Autorità, anche dell’Onu, che si mossero per impedire, senza riuscirci, lo scoppio della guerra in Iraq.
Due parole le devo dire sull’Onu che ha sede nel palazzo di vetro di New York. Il suo parlamento è costituito dall’Assemblea composta dai rappresentanti degli Stati aderenti; essa è governata dal Consiglio di Sicurezza. Oltre ai membri eletti dall’assemblea generale, il Consiglio di sicurezza si compone di cinque membri permanenti che sono gli Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina. Queste nazioni, potenze vincitrici dell’ultima guerra mondiale, si sono attribuite il diritto di veto con il quale bloccano qualsiasi deliberazione, quando, ognuna di loro, per propri interessi, non si trova d’accordo sulle decisioni da prendere in ordine alle controversie in discussione. L’ONU spesso non ha un effettivo potere decisionale nel merito delle controversie; le sue raccomandazioni o risoluzioni possono essere seguite o meno dai singoli Stati. Si avverte, quindi, la necessità di una riforma istituzionale per togliere immediatamente questo “diritto di veto”, al fine di porre sullo stesso piano decisionale tutti gli Stati membri dell’organizzazione, purché rispondano a requisiti di democrazia e rispetto delle libertà.
Ma non basta. Bisognerebbe che l’Onu disponesse di una propria Forza armata, costituita da un contingente speciale alla sua diretta dipendenza,formata da uomini di tutti i suoi Stati membri in grado di intervenire con immediatezza e riportare la pace laddove scoppiassero conflitti. In questa ottica ciascun Stato non avrebbe più bisogno di impiegare le proprie forze armate come avviene in atto in Afghanistan. L’Onu, nella sua Carta del 1948, sancisce i diritti fondamentali dell’uomo, a partire da quello della libertà.
Ė chiaramente ispirata a principi democratici, ma molti Stati che ne fanno parte li calpestano e, anche per questo, le guerre continuano ad insanguinare il mondo.

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