domenica 26 dicembre 2010

Ecco come i partigiani portarono via il ciclostile del comune di Seravezza

Nel mese di dicembre del 1943 i partigiani della Versilia sottrassero il ciclostile che aveva in dotazione il comune di Seravezza. Appresi questa notizia sui banchi dell'Avviamento Professionale al Lavoro. In quei giorni lontani sentii dire che erano stati i partigiani a compiere questa azione per poter stampare volantini per incitare la popolazione versiliese alla lotta partigiana a difesa della libertà, sia contro i tedeschi che reagirono, con una inaudita e sanguinaria violenza, contro i soldati italiani allo sbando dopo l'8 settembre del 1943 causando un forte spargimento di sangue e deportazioni in massa nei lager in Germania e un Polonia, sia contro i fascisti che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana, fondata da Benito Mussolini dopo la sua liberazione da Campo Liberatore. Il Ministero delle Forze Armate della Repubblica Sociale era stato affidato, in quel momento storico molto difficile per gli italiani, al maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani.

Non molto tempo fa nel fare visita a Alfieri Tessa, l'uomo che alla fine degli Anni 30 mi fece sognare, come ho raccontato nel mio primo articolo che ho scritto su di lui, oltre al libro “Il fucile legato con la corda”, mi donò diversi suoi fogli, nei quali aveva raccontato gli episodi più drammatici, accaduti durante la lotta partigiana in Versilia. Tra questi fogli ho trovato anche quello in cui ha dettagliatamente descritto l'azione intrapresa per sottrarre il ciclostile al comune seravezzino, che fu compiuta all'inizio del mese di dicembre del 1943.

Ad Alfieri Tessa, partigiano seravezzino, costantemente addetto al servizio informazioni, fu affidato l'incarico di accertare chi disponeva di un ciclostile, ritenuto utile dai partigiani per la motivazione innanzi accennata. Fu lui che accertò che proprio il comune di Seravezza aveva in dotazione questa macchina, quindi pensò di effettuare un sopralluogo all'interno del palazzo Mediceo, allora sede comunale, per vedere l'ufficio in cui era stato collocata e quindi studiare un piano per sottrarla all'Anninistrazione comunale seravezzina.

Ne parlò al componente della banda partigiana Oscar Dal Porto, insieme al quale aveva svolto il servizio militare a Pisa. I due convennero che era necessario accedere all'interno del comune per vedere dove veniva tenuto questo desiderato ciclostile. Quando si presentarono a Bonci Primo, dipendente comunale che con la sua famiglia occupava un appartamento al piano terra del palazzo Mediceo, dissero che desideravano soltanto sapere se erano arrivati certi documenti. Il Bonci li fece entrare proprio nel locale dove videro subito quello che cercavano. Dopo aver guardato su alcune scrivanie e scaffali il Bonci informò i due uomini che i documenti da essi cercati non erano ancora arrivati. Comunque questa scusa aveva funzionato aldilà di ogni aspettativa. Non c'era più alcuna necessità per trattenersi nel palazzo comunale. Alfieri Tessa e il Dal Porto ringraziarono il Bonci e lasciarono il Comune riuscendo, di nascosto, a sottrarre la chiave della serratura della porta di accesso all'ufficio in cui erano entrati.

L'esito di questi accertamenti fu comunicato a Gino Lombardi che subito stabilì che l'azione dei partigiani per portare via dal omune il ciclostile doveva iniziare alle ore 18 del 6 dicembre 1943 con la partecipazione del comandante Lombardi. Alfieri Tessa, che conosceva gente e l'ambiente di Seravezza doveva rimanere di vigilanza all'esterno.del palazzo, nel tratto di strada che dal centro cittadino passava e tuttora passa davanti al palazzo Mediceo. Luigi Mulargia che era stato attendente di Gino Lombardi durante il servizio militare prestato a Pisa S.Giusto, doveva osservare il tratto inverso della via che dal ponte della Scolina,passa sempre al lato del palazzo Mediceo nel quale dovevano entrare soltanto Gino Lombardi, Oscar Dal Porto e Piero Consani. Alle ore 17,30 del 6 dicembre, tutti i suddetti partigiani si ritrovarono presso il bar della Scolina pronti all'azione studiata e preparata con cura. Appena entrarono nel municipio, rinchiusero il Bonci nell'appartamento da lui abitato. Oscar Dal Porto accompagnò Gino Lombardi nell'ufficio dove veniva tenuto il ciclostile, mentre il Consani rimase di guardia al portone d'ingresso del palazzo comunale, tenuto socchiuso.
Lombardi e Dal Porto strapparono subito i fili telefonici e presero il ciclostile che immediatamente fu portato fuori dal portone che fu aperto dal Consani appena questi udì il rumore dei passi di Gino Lombardi e di Oscar Dal Porto mentre scendevano le scale. In un baleno il ciclostile fu caricato su un carretto coperto con un telo, poi tutti e cinque ritornarono presso la vicina segheria dismessa che c'era nelle vicinanze del Palazzo, al lato della via che conduce sui paesi dell'Alta Versilia, dove furono restituite a Gino Lombardi le armi che aveva dato ai suoi uomini prima dell'inizio dell'azione Dopo lo scambio di saluti con un patto che avrebbe legato i cinque partigiani nella buona e nella cattiva sorte, assumendo sempre comportamenti onesti e pieni di rispetto reciproco, ognuno fece ritorno, sotto una leggera pioggerella, alle loro abitazioni. Gino Lombardi col carretto gommato, sul quale oltre al ciclostile aveva messo anche le armi, attaccato dietro la sua bicicletta, accompagnato soltanto dal buio della notte,pedalò in direzione di Ruosina dove abitava.
Devo dire che non avrei mai pensato che a questa temeraria impresa, visti i tempi difficili in cui nel 1943 si viveva in Italia, avesse partecipato anche Oscar Dal Porto che, in quell'epoca, fu mio professore di matematica all' Avviamento di Seravezza.

Concludo rivolgendo un pensiero commosso a Gino Lombardi,fondatore della formazione partigiana chiamata “I Cacciatori delle Apuane”, fucilato a Sarzana il 21.4.1944; a Piero Consani, amico di Gino Lombardi e vice comandante della succitata banda armata, fucilato a Sarzana, dove fu lungamente torturato, il 4 maggio 1944; a Mulargia Luigi che fu ucciso, sempre nel mese di aprile 1944, sul monte Gabberi, durante uno scontro a fuoco coi militi della G.N.R. e della X Flottiglia MAS, i quali, al corpo di questo giovane eroe, effettuarono orribili mutilazioni.Estendo il mio deferente pensiero a tutti i partigiani italiani che combatterono e furono uccisi o rimasero feriti, o deportati nei lager nazisti in Germania, durante la lotta intrapresa in ogni luogo per riconquistare la libertà.

Un grazie di cuore lo rivolgo a Alfieri Tessa, per il suo cristallino e valoroso comportamento tenuto nelle file partigiane.

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