Ricordo
di Duilio Angelini
Parlando
al telefono con mio fratello Sergio, abitante a Ripa, sono stato
informato che era deceduto il noto seravezzino novantatreenne Duilio
Angelini che entrambi conoscevamo sin da ragazzi.
Ricordo
Duilio quando da “giovanétto” consegnava alle botteghe di generi
alimentari di Seravezza, il pane prodotto da forno per cui
lavorava . Trasportava il grosso cesto sul manubrio della bicicletta.
La sua pedalata nelle vie polverose del centro urbano non asfaltato,
era sempre vigorosa.
Era
molto ammirato per quanto faceva dalla clientela dei negozi che
riforniva puntualmente ogni giorno di pane appena cotto. Il ricavato
di questa sua attività credo che, da buon figlio, lo abbia
impiegato per aiutare la famiglia a farlo studiare fino a diplomarsi,
se non mi sbaglio, in ragioneria
Lo
rividi a Giustagnana dove anche lui con la famiglia era sfollato
nell'estate del 1944. Quando mio padre decise di scappare da quella
località, nella quale anche noi ci eravamo rifugiati, si caricò
sulle spalle mia madre, ferita dalle schegge dei colpi di mortaio che
colpirono Giustagnana subito dopo l'arrivo dei soldati americani
della divisione Buffalo. Con me e altri tre figli valicammo
Montornato e attraversammo Valdicastello per raggiungere Capezzano
Pianore dove suo fratello Dario lavorava in un frutteto di
proprietà di una coppia di sposi che disponevano di un piccolo
casottino adibito a ripostiglio di attrezzi che era attaccato ad un
pollaio. I proprietari furono lieti di metterlo a disposizione della
nostra famiglia. Qualche notte dopo mentre dormivamo distesi su un
giaciglio di paglia, udimmo in lontananza il lugubre canto di una
civetta. Anche nella notte successiva la sentii nuovamente cantare
ancora più vicina. Il giorno dopo, per la terza volta consecutiva,
ritornò a far sentire il suo brutto canto; si era cosi avvicinata al
nostro casottino tanto da farmi pensare che forse era scesa sul suo
tetto.
L'indomani
la mia mamma incontrò Duilio a Capezzano Pianore che aveva raggiunto
coi suoi familiari dopo essere fuggito anche lui da Giustagnana. Fu
proprio Duilio a dare la notizia della morte di mia nonna a mia madre
che era la sua terzogenita, che avevamo lasciato lassù e che una
sfollata di Seravezza, coniugata e con una figlia, mi pare di
ricordare, si era impegnata ad assisterla.A lei fu lasciato quello che ci era rimasto da mangiare, comprese le due scatolette di carne congelata che avevo avuto dagli americani per le due pesanti cassette che gli avevo portato, prese dal loro deposito sito a Valventosa all'inizio della mulattiera per Gallena. Piansi a dirotto e
soffrii un dolore cocente ancora vivo nel mio cuore. Lo scrissi anche
al signor Presidente della Repubblica quando esaminò il carteggio
che lo ha portato a concedere la medaglia di argento al Valor civile
alla città di Seravezza. Alla mia lettera a sostegno della richiesta
del signor sindaco Ettore Neri che aveva chiesto la concessione
della medaglia d'oro, allegai la mia poesia dialettale dedicata
alla mia cara nonna, intitolata “Morì senza nimo accanto”.
Il
canto della civetta udito per tre notti consecutive seguito dalla
notizia della morte di mia nonna, mi confermò che questo uccello era
davvero di malaugurio.
Nel
1948 iniziai a scrivere quello che doveva essere il mio primo
romanzo in cui parlavo di cavalieri impegnati nella difesa di uomini
sfruttati e abbandonati al loro triste destino. .Di questo
manoscritto che avevo pensato di farlo vedere a Duilio, in quel
tempo corrispondente de La Nazione o del Telegrafo, per avere una
parola di incoraggiamento a continuare a scrivere nulla mi è
rimasto.Quel giorno che andai a cercarlo in via Bastia dove abitava
non lo trovai. Cessai di scrivere quando l'anno successivo mi
arruolai nel Corpo della Guardia di Finanza
Mio
cugino Marcello Bandelloni ex guardia frontiera e poi passato
nell'Arma dei Carabinieri, dove prestò onorato servizio per molti
anni, nel dopoguerra, un giorno mi raccontò di avere avuto da
Duilio Angelini, allora sergente maggiore, ottimi consigli per
svolgere al meglio il servizio militare. La stima di mio cugino per
Duilio rimase sempre alta.
Quando
mi occupai della difesa dell'antico ospedale Campana scrissi un
articolo su Versilia Oggi che fu apprezzato da Duilio, il quale disse
a mio suocero Giuseppe Pucci che dovevo allacciare i rapporti con il
giornalista professionista dr. Lando Landi, che fu un mio compagno di
asilo, anche lui contrario alla eliminazione del nostro nosocomio,
per alimentare una forte campagna di stampa affinché il Campana
continuasse la sua benemerità attività. Purtroppo la Regione
Toscana non tenne in alcun conto le migliaia di firme apposte in
calce alla richiesta popolare dei seravezzini, ( ottomila o forse di
più) propugnata da Giorgio Giannelli, direttore di Versilia Oggi e
fondatore dell'Unione Versiliese una associazione apartitica che
operò per un tempo assai breve, affinché l'ospedale continuasse a
rimanere attivo nella nostra Seravezza. L'ultima volta che scambiai
alcune parole con lui, fu quando lo incontrai nelle Scuderie Medicee
di Seravezza quando, qualche anno fa, fu festeggiato il maestro
Narciso Lega. Gli fece piacere quando gli ricordai i giorni lontani, durante i quali consegnava il pane ai bottegai seravezzini.
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