venerdì 3 agosto 2012





Ricordo di Duilio Angelini

Parlando al telefono con mio fratello Sergio, abitante a Ripa, sono stato informato che era deceduto il noto seravezzino novantatreenne Duilio Angelini che entrambi conoscevamo sin da ragazzi.
Ricordo Duilio quando da “giovanétto” consegnava alle botteghe di generi alimentari di Seravezza, il pane prodotto da forno per cui lavorava . Trasportava il grosso cesto sul manubrio della bicicletta. La sua pedalata nelle vie polverose del centro urbano non asfaltato, era sempre vigorosa.
Era molto ammirato per quanto faceva dalla clientela dei negozi che riforniva puntualmente ogni giorno di pane appena cotto. Il ricavato di questa sua attività credo che, da buon figlio, lo abbia impiegato per aiutare la famiglia a farlo studiare fino a diplomarsi, se non mi sbaglio, in ragioneria
Lo rividi a Giustagnana dove anche lui con la famiglia era sfollato nell'estate del 1944. Quando mio padre decise di scappare da quella località, nella quale anche noi ci eravamo rifugiati, si caricò sulle spalle mia madre, ferita dalle schegge dei colpi di mortaio che colpirono Giustagnana subito dopo l'arrivo dei soldati americani della divisione Buffalo. Con me e altri tre figli valicammo Montornato e attraversammo Valdicastello per raggiungere Capezzano Pianore dove suo fratello Dario lavorava in un frutteto di proprietà di una coppia di sposi che disponevano di un piccolo casottino adibito a ripostiglio di attrezzi che era attaccato ad un pollaio. I proprietari furono lieti di metterlo a disposizione della nostra famiglia. Qualche notte dopo mentre dormivamo distesi su un giaciglio di paglia, udimmo in lontananza il lugubre canto di una civetta. Anche nella notte successiva la sentii nuovamente cantare ancora più vicina. Il giorno dopo, per la terza volta consecutiva, ritornò a far sentire il suo brutto canto; si era cosi avvicinata al nostro casottino tanto da farmi pensare che forse era scesa sul suo tetto.
L'indomani la mia mamma incontrò Duilio a Capezzano Pianore che aveva raggiunto coi suoi familiari dopo essere fuggito anche lui da Giustagnana. Fu proprio Duilio a dare la notizia della morte di mia nonna a mia madre che era la sua terzogenita, che avevamo lasciato lassù e che una sfollata di Seravezza, coniugata e con una figlia, mi pare di ricordare, si era impegnata ad assisterla.A lei fu lasciato quello che ci era rimasto da mangiare, comprese le due scatolette di carne congelata che avevo avuto dagli americani per le due pesanti cassette che gli avevo portato, prese dal loro deposito sito a Valventosa all'inizio della mulattiera per Gallena.   Piansi a dirotto e soffrii un dolore cocente ancora vivo nel mio cuore. Lo scrissi anche al signor Presidente della Repubblica quando esaminò il carteggio che lo ha portato a concedere la medaglia di argento al Valor civile alla città di Seravezza. Alla mia lettera a sostegno della richiesta del signor sindaco Ettore Neri che aveva chiesto la concessione della medaglia d'oro, allegai la mia poesia dialettale dedicata alla mia cara nonna, intitolata “Morì senza nimo accanto”.

Il canto della civetta udito per tre notti consecutive seguito dalla notizia della morte di mia nonna, mi confermò che questo uccello era davvero di malaugurio.

Nel 1948 iniziai a scrivere quello che doveva essere il mio primo romanzo in cui parlavo di cavalieri impegnati nella difesa di uomini sfruttati e abbandonati al loro triste destino. .Di questo manoscritto che avevo pensato di farlo vedere a Duilio, in quel tempo corrispondente de La Nazione o del Telegrafo, per avere una parola di incoraggiamento a continuare a scrivere nulla mi è rimasto.Quel giorno che andai a cercarlo in via Bastia dove abitava non lo trovai. Cessai di scrivere quando l'anno successivo mi arruolai nel Corpo della Guardia di Finanza


Mio cugino Marcello Bandelloni ex guardia frontiera e poi passato nell'Arma dei Carabinieri, dove prestò onorato servizio per molti anni, nel dopoguerra, un giorno mi raccontò di avere avuto da Duilio Angelini, allora sergente maggiore, ottimi consigli per svolgere al meglio il servizio militare. La stima di mio cugino per Duilio rimase sempre alta.

Quando mi occupai della difesa dell'antico ospedale Campana scrissi un articolo su Versilia Oggi che fu apprezzato da Duilio, il quale disse a mio suocero Giuseppe Pucci che dovevo allacciare i rapporti con il giornalista professionista dr. Lando Landi, che fu un mio compagno di asilo, anche lui contrario alla eliminazione del nostro nosocomio, per alimentare una forte campagna di stampa affinché il Campana continuasse la sua benemerità attività. Purtroppo la Regione Toscana non tenne in alcun conto le migliaia di firme apposte in calce alla richiesta popolare dei seravezzini, ( ottomila o forse di più) propugnata da Giorgio Giannelli, direttore di Versilia Oggi e fondatore dell'Unione Versiliese una associazione apartitica che operò per un tempo assai breve, affinché l'ospedale continuasse a rimanere attivo nella nostra Seravezza. L'ultima volta che scambiai alcune parole con lui,  fu quando lo incontrai nelle Scuderie Medicee di Seravezza quando, qualche anno fa, fu festeggiato il maestro Narciso Lega. Gli fece piacere quando gli ricordai i giorni lontani,  durante i quali  consegnava il pane ai bottegai seravezzini.


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