Ho letto l'interessante
libro, ricco di tante belle fotografie, intitolato "Viaggi nella
Storia – La linea Gotica agosto 1944 –aprile 1945 I
luoghi dell'ultimo fronte di guerra in Italia", edito da Il
Giornale, che mi ha donato mio figlio Orlando, giornalista che
scrive per tale testata giornalistica online. La prima cosa
che mi appare davanti agli occhi è la fotografia dell'osservatorio
sulla vetta del monte Folgorito, scattata da Davide Del Giudice, che
d'un colpo mi ha fatto ricordare di avere visto quel luogo quel
giorno che visitai, 70 anni fa, dopo lo sfondamento del fronte avvenuto nel mese di aprile del 1945. La Versilia fu l'estremo
limite della Linea Gotica, in cui furono combattute per sette mesi
aspre battaglie, con i tedeschi che riuscirono a fermare l'avanzata delle truppe
alleate.
Appena ho aperto il libro mi è
riapparsa davanti agli occhi l'immagine di quell'osservatorio tedesco
dove notai, con sorpresa, che proprio sui sassi posti davanti
all'ingresso erano stati abbandonati un paio di particolari
calzature che noi ragazzi di Seravezza chiamavamo “sgroi”. Un paio me li fece fare anche mia mamma da un
falegname, nostro vicino di casa, che si chiamava Carducci. Si
trattava di una tomaia di vecchie scarpe, attaccata con piccoli
chiodi sugli zoccoli. Ho scritto tanti racconti relativi al periodo
tragico vissuto durante lo sfollamento, pubblicati sul periodico "Versilia Oggi", diretto dal giornalista Giorgio
Giannelli. Sfollamento imposto da un ordine criminale impartito dai tedeschi. Ho
visto saltare in aria la mia casa insieme alle altre del mio rione. Alcuni ricordi li ho riportati nel mio libro intitolato “Quando cadevano le
castagne”.
Ancora oggi non so come sia riuscito a sopravvivere durante i sette mesi in cui la guerra insanguinò la nostra Versilia, alla fame e ai tanti atroci stenti. Non avevo mai parlato di questi "sgroi" coi quali il soldato tedesco teneva i piedi al riparo dal freddo invernale, perché non la ritenni una notizia importante.
Ancora oggi non so come sia riuscito a sopravvivere durante i sette mesi in cui la guerra insanguinò la nostra Versilia, alla fame e ai tanti atroci stenti. Non avevo mai parlato di questi "sgroi" coi quali il soldato tedesco teneva i piedi al riparo dal freddo invernale, perché non la ritenni una notizia importante.
Ringrazio mio figlio Orlando per il libro donatomi che mi ha fatto ricordare il tedesco ignoto che sui
monti della Versilia (i più belli del mondo, come scrisse un
corrispondente di guerra americano nell'inverno 1944/1945) soffrì
tanto freddo ai piedi, notizia che ora mi fa bonariamente sorridere.
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