venerdì 19 ottobre 2012

Vincenzo Giudice, medaglia d’Oro al Valore Militare



La concessione della medaglia d’oro al merito civile alla memoria del finanziere scelto Claudio Sacchelli, mi ha spinto a rileggere alcune pagine scritte con il sangue dai militari della Guardia di finanza, decorati di medaglia d’oro al valor militare per i meriti acquisiti in tempo di guerra e durante il periodo della resistenza.

Tra le motivazioni in ordine alle quali furono concesse 10 medaglie d’oro al valore militare, emergono i comportamenti eroici. In questo scritto mi limito a parlare della medaglia d'oro conferita alla memoria del maresciallo maggiore Vincenzo Giudice, fucilato, durante la resistenza, a Bergiola Foscalina, vicino a Carrara, dai soldati tedeschi della 16^ SS divisione Panzergrenatier - Divisione Reichsuker SS al comando del generale Max Simon, di cui facevano parte gli uomini che commisero anche la spaventosa strage di S. Anna di Stazzema il 12 agosto 1944.

Vincenzo Giudice nacque a Eboli (Salerno) il 24 marzo 1891. Fu combattente della I e della II Guerra mondiale. Quando venne ucciso comandava la brigata litoranea di Carrara. Ecco i fatti che portarono alla sua fucilazione, avvenuta il 16 settembre 1944 a Bergiola Foscalina, dove operavano SS al comando del criminale nazista Walter Reder.
Già da alcuni giorni gli uomini di Bergiola Foscalina avevano lasciato il paese per rifugiarsi sui monti circostanti, in seguito ai movimenti delle truppe tedesche e dei repubblichini, che inducevano a ritenere che qualcosa di grave sarebbe accaduto nella zona. Nelle case erano rimaste donne, anziani, bambini e adolescenti.

Il 16 settembre 1944 Vincenzo Giudice tentò di evitare una strage di civili che i tedeschi avevano rastrellato, coadiuvati dai Repubblichini, per compiere una rappresaglia utilizzando anche autoblinde. L'operazione dei tedeschi scattò in seguito alla morte di un loro commilitone, ucciso da una fucilata in località La Foce, appena fuori di Carrara, sparata da un paese più in alto di Bergiola Foscalina.

Appena seppe quanto stava accadendo Giudice si presentò all’ufficiale che comandava i soldati che avevano fatto il rastrellamento: una trentina di uomini erano stati rinchiusi nella scuola elementare,  altri erano stati confinati nelle loro case. Fra i prigionieri vi erano anche la moglie del maresciallo Giudice e la loro figlia. Il sottufficiale si offrì, per ottenere la liberazione dei prigionieri, in sostituzione dei rastrellati. Gli risposero che questa sua richiesta era contraria alle leggi militari e quindi non fu accolta. A questo punto si tolse la giacca e rinnovò la sua richiesta non più da militare ma come civile. Ma le sue parole non servirono a nulla e il cambio fu nuovamente rifiutato.
Così ebbe inizio la strage. Fu appiccato il fuoco a una scuola dove erano stati rinchiusi una parte dei rastrellati; le fiamme furono alimentate da taniche di benzina e dal catrame. Anche le case dove erano rinchiusi gli altri prigionieri rastrellati vennero incendiate. L’eroico maresciallo maggiore venne fucilato. Morirono tutti bruciati vivi dalle fiamme. Dopo l’eccidio le vittime subirono anche il vilipendio dei cadaveri. La notizia di quanto stava accadendo arrivò ai partigiani della zona che subito si diressero a Bergiola Foscalina per tentare di difendere la popolazione, ma arrivarono quando tutto era finito. I tedeschi avevano abbandonato la zona da meno di un’ora. In tutto furono 72 le vittime di questo eccidio: 43 donne, 14 bambini e 15 adolescenti.

Nel 1985, quale rappresentante della categoria sottufficiali in seno al COBAR dell’allora Legione di Firenze della Guardia di Finanza, partecipai insieme agli altri componenti di tale organismo, con in testa il presidente, ten. col. Fallica, purtroppo scomparso già da diversi anni - ma che mai ho dimenticato in quanto ricco di valori elevati in ogni campo - alla ricorrenza del 41° anniversario dell’eccidio di Bergiola Foscalina. Fu una commovente cerimonia, a cui parteciparono Autorità civili e militari, una rappresentanza armata di finanzieri in servizio e moltissimi finanzieri in congedo. Visitai anche il cimitero dove erano stati tumulati i resti delle povere vittime, trucidate il 16 settembre 1944.



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