Non ho mai dimenticato quella mattina del mese di luglio 1941 quando si diffuse al Ponticello di Seravezza la notizia (data verosimilmente dallo strillone che vendeva i giornali nelle vie del paese) che in Montenegro dove era nata la nostra regina, un militare della Guardia di finanza che insieme ai suoi commilitoni si difendeva dall'attacco portato alla loro caserma da un gruppo di ribelli, visto che i suoi camerati, che aveva sempre spronato a combattere, erano quasi tutti morti, mentre la caserma bruciava in quanto gli aggressori l'avevano incendiata e con le cartucce ormai esaurite, si mise in tasca delle bombe a mano, alle quali aveva tolto la sicurezza, e dopo aver baciato una foto dei suoi amati familiari, saltò adosso ai suoi assalitori procurando un finimondo nelle loro file.
Questa notizia impressionò gli abitanti del Ponticello che si erano affacciati alle finestre per scambiare con i vicini di casa le loro emozioni. Sentii parlare del grande valore dimostrato da questo uomo che, anziché alzare le mani in segno di resa preferì trasformarsi in un portatore umano di proiettili, si in un kamikaze, che quando questi ordigni esplosero frantumarono anche il suo corpo.
Chi scrive non aveva ancora compiuto 11 anni. Nella mia vità di ragazzo cresciuto al Ponticello vidi soltanto un paio di volte alcuni militari del Corpo mentre parlavano col signor Bonci, l'anziano titolare del molino sito nelle vicinanze della mia casa, per attingere notizie utili per il disbrigo di qualche pratica. Avevano la pistola Glisenti. Mi pare che giunsero al Ponticello in sella alle biciclette in dotazione alla Brigata di Pietrasanta che aveva sotto la propria giurisdizione anche il comune di Seravezza. E proprio in questo glorioso Corpo, ricco di pagine di epico valore, scritte col sangue dei suoi tanti eroi, che mi arruolai nel mese di luglio 1949, insieme ad altri due versiliesi, Primo Giorgi, deceduto qualche anno fa, e Guido Angelini, tuttora residente nelle vicinanze di Querceta. Successivamente anche mio fratello Sergio si arruolò nel Corpo.
Ecco le motivazioni in ordine alle quali all'appuntato Francesco Meattini, nato a Cortona (Arezzo) il 17 settenbre 1901, fu concessa, alla memoria,la medaglia d'oro al valor militare:
“ Capo squadra fucilieri di un distaccamento della R.G.F. aggredito da preponderanti bande ribelli, che avevano circondato la caserma ed incendiati fabbricati vicini, animava la difesa col suo contegno freddo, energico e risoluto. Ferito una prima volta rifiutava ogni soccorso continuando ad incitare i superstiti ed a sparare sugli assalitori. Ferito altre due volte, mentre la caserma era già in fiamme ed i camerati quasi tutti caduti, persisteva tenacemente nell'impari lotta. Esaurite le cartucce, si raccoglieva un attimo per baciare la fotografia dei suoi cari, quindi, prese alcune bombe a mano e toltane la sicurezza se le metteva nelle tasche e da una finestra saltava sugli avversari inferociti dall'asprezza della lotta, seminandovi, col proprio sacrificio , strage e distruzioni. Fulgido esempio di sublime sacrificio.“
( Barane, Montenegro
17 -18 luglio 1941 – XIX )
Nessun commento:
Posta un commento