martedì 18 maggio 2010

giorni disperati durante lo sfollamento

1944 –


Quando la mi famiglia ne l’istate del 44 sfollò da Seravezza e andò a rrifugiassi ind’un metato di proprietà d’un fratello di mi pá, sito ’n mezzo a ccastagni tra il Pelliccino e il Colle, a cqualche centinaia di metri sotto ’l crinale del monte di Ripa, l’unica cosa che lassù avea in abbondanza dèra l’acqua che sgorgaa con forza da la sorgente sottostante, esistente a ppòghi metri dal nosso rifugio, che tuttora alimenta la fontana di Rimagno.
Tutti i ggiorni andao a bbébe quel’ acqua bibola freschissima e spumeggiante, più bóna d’un becchiére di spumante. Ricordo che mi diacciavino i ddenti quanto mi dissetao, provando anco un temporaneo ristoro alla calura di que’ giorni, mentre ’l forte getto d’acqua mi bagnaa il viso.Se l’acqua nun ci mancaa, di contro ’l cibo dèra insufficiente ai nossi bisogni giornalieri. Nun voglio stancà chi mi legge se ancora ’na volta scrivo che allora tutta la mi famiglia si nutriva con patatini bolliti, qualche farinata di grano cotta ne l’acqua, con fogacette qualcuna anco di sola crusca e poghi sorsi di latte di pecora che mi má avea da i ssu cognati proprietari d’un piccolo gregge. Meno male che le condizioni di salute di tutti nò dérino ottime. Durante i lunghi mesi de lo sfollamento nimo accusò alcun disturbo; si pativa solo la fame!
Allorché i tedeschi ci fénno allontanà in quattro e quattrotto da quéla località duve aveino costruito, molte fortificazioni, dinanzi a le quali l’avanzata de le truppe anglo – mericane fu fermata per sette mesi, la mi famiglia fenì a Giustagnana, duve trascorsi i più miserevoli e brutti giorni de la mi vita di ragà, resi più duri da la fame da morì che nun mi passava mai.
A Giustagnana si andaa a prende l’acqua ind’una fontanella che c’era lungo la mulattiera a qualche decina di metri sóbbre la chiése. Un filo d’acqua scorreva lungo un rigagnolo (duve si moveino anco dei vermi) che s’era formato lungo il poggio del monte e ci volea del tempo prima di riempì il secchio. A causa dei molti sfollati, spesso si duvea fa anco ’na fila per aspettà il nosso turno. Nun ho mai sentuto nessuno lamentassi per que’ vermi che aveino infestato la fontanella; tutti la bebeino perché già déra qualcò; ci volea che ci mancasse anco l’acqua per aggravà la situazione di per sé già disperata.
Déro pròbbio in fila a la fontanella quando si sparse la voce che dèrino arivi nel paese i soldati di colore mericani dela divisione Buffalo. Di corsa raggiunsi il piazzale de la chiése, sotto il quale, tra gli alti ciuffi di paleo d’una piana, ’na pattuglia di soldati di colore stacéa a scavà de le buche. Dérimo tanti sfollati a guardà la scena, quando, improvvisamente, vicino a nó esplose il primo colpo di mortaio sparato dai tedeschi, forse appostati ne la zona sóbbre Fabiano, oppure dalla cima del monte di Ripa che aveimo davanti duve si erino trincerati. Nó curiosi, tremanti da la pagura, ind’un baleno s’entrò ne la chiése, mentre altri colpi, in rapida successione, si abbattettero nel lògo duve pogo prima c’eravamo tutti radunati; uno esplose anco ai piedi d’un soldato mericano che passava ne la mulattiera al centro del paese e fu il primo statunitense ad esse ucciso a Giustagnana. L'esplosione dei colpi fu terrificante, mi sembrava che mi stiantassero il core. Ancò mi má, deceduta nel 1985, rimase gravemente ferita da le schegge dei colpi di mortaio che per anni le rimasero ind’una gamba, procurandole continui gonfiori e dolori.Le prime medicazioni le furono fatte dai soldati della croce rossa mericana Nel dopoguera la Commissione medica militare di La Spezia le attribuì la pensione di 8^ categoria, ma quéla Centrale di Roma, dóppo anni e anni di attesa, le comunicò che l’infermità era dovuta a l’artrosi di cui déra affetta e non a le ferite subite, per cui non ebbe alcun indennizzo o pensione. Per anni ho visto gonfiarsi la su gamba, quando camminava. Con le dita de la mana, più d'una volta, attastai anco le schegge che le erano rimaste sotto la pelle, tanto da fammi pensà che mi mà sia stata vittima anco d' una burocrazia ingiusta.

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