domenica 27 luglio 2008

I mitici lizzatori


Li viddì la prima volta

a la Desiata, aldilà del fiume,

la matina che ero ito

a ccoglie le more

lungo la via llizza,

tra i ravanenti

de le cave del Pitone

in Trambiserra;

erano gli Anni Trenta.

Staceino curvi, inginocchiati

intorno ai blocchi,

si passaino parati insaponati

e mmovevino pali di ferro

e martini pesi più

di cento chili.

Erino tinti dal sole,

con la gola arsa e il corpo asciutto,

la mana aveino d’acciao

come i cavi tesi a llo stianto

che pian piano allentaino

dai piri piantati

ai margini de le scoscese vie,

da duve i mmarmi, lentamente,

sfucicavano a ffondovalle,

fin al poggio di caricamento,

tra gli urli del capolizza:

“Oh, Oh! A Unce

Oh! Oh.Bel, Bel!

Molla il tiratore.”

Ora nella valle silenziosa

il merlo tecchiaiolo

ci fa il nido

e ssule vie a lizza,

ricoperte di piante e scepaloni,

aleggia lo spirito

dei mitici lizzatori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mitici quei lizzatori! Ma da dove traevano tutta la loro forza? Non credo solo dalla fame...