Li viddì la prima volta
a
la matina che ero ito
a ccoglie le more
lungo la via llizza,
tra i ravanenti
de le cave del Pitone
in Trambiserra;
erano gli Anni Trenta.
Staceino curvi, inginocchiati
intorno ai blocchi,
si passaino parati insaponati
e mmovevino pali di ferro
e martini pesi più
di cento chili.
Erino tinti dal sole,
con la gola arsa e il corpo asciutto,
la mana aveino d’acciao
come i cavi tesi a llo stianto
che pian piano allentaino
dai piri piantati
ai margini de le scoscese vie,
da duve i mmarmi, lentamente,
sfucicavano a ffondovalle,
fin al poggio di caricamento,
tra gli urli del capolizza:
“Oh, Oh! A Unce
Oh! Oh.Bel, Bel!
Molla il tiratore.”
Ora nella valle silenziosa
il merlo tecchiaiolo
ci fa il nido
e ssule vie a lizza,
ricoperte di piante e scepaloni,
aleggia lo spirito
dei mitici lizzatori.
1 commento:
Mitici quei lizzatori! Ma da dove traevano tutta la loro forza? Non credo solo dalla fame...
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