Un uomo, col volto
da lacrime bagnato,
dall’orlo del pozzo,,
col microfono in mano
attaccato ad un filo,
penzoloni nel vuoto,
parlava al bambino:
“Stai calmo, tranquillo,
non disperarti Alfredino,
una macchina bella
splendente come una stella
è partita. Ti raggiungerà,
fra poco ritornerai
tra le braccia di mamma e papà.
Sì, è davvero fantastica,
a te parrà irreale,
sai perfora la terra,
raggiunge la luna,
lambisce le stelle
e tocca il fondo del mare.
Stai calmo Alfredino…
Per ore e ore
il buon Nando parlava
e il piccino lo sentiva vicino;
ed erano le parole che udiva
a scaldare il suo corpicino.
E con le cose belle
che il vigile del fuoco diceva
Alfredino, nel buio profondo,
rivedeva la luce, il sole,
i prati fioriti ed i giochi felici.
Il tempo però passava
e come la tivù ci mostrava,
la macchina non arrivava
ed era l’udire il pianto straziante,
a farci sentire il suo soffrire,
il lento morire sprofondato
a decine di metri più giù.
C’è stato un momento
in cui s’è sperato davvero
che venisse salvato
dai coraggiosi giovani
che legati ad una corda
nel pozzo hanno afferrato
il piccolo Alfredino,
ma il fango la loro stretta
ha allentato e senza fiato
non hanno più riprovato
Dio che tanto abbiamo pregato
perché vivo dai suoi cari
fosse ritornato
solo non l’ha lasciato.
Un angelo gli ha mandato
che ha accarezzato
e lungamente baciato
quel piccolo volto infangato;
finché sul suo viso
è riaffiorato il sorriso
e dolcemente si è addormentato,
per sempre in Paradiso.
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