mercoledì 23 luglio 2008

Cara vecchia casa

Ricordo la vecchia casa

dei miei nonni materni,

a fondovalle,

accanto al fiume,

in mezzo ai monti,

cave splendenti

di marmi bianchi,

di bardiglio

e arabescati,

tra ciliegi e camelie.

Ricordo il grande camino,

il fumo che invadeva la cucina,

il tamburino di latta,

i chicchi ed i fichi secchi

che mi portava la Befana

e i centesimi, i ventini

che sotto il bicchiere

mi lasciava la lucciolina.

Poi arrivò la guerra

e nell’agosto del

millenovecentoquarantaquattro,

minata dai tedeschi,

saltò in aria.

Cara vecchia casa

dei miei nonni adorati,

dove io nacqui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Deve essere un'esperienza devastante veder buttare giù la propria casa. Mi piacerebbe sapere cosa si provava dopo, finita la guerra... la speranza di una rinascita, di un ritorno alla normalità. Cosa si provava davvero. Era più forte la fiducia in un futuro migliore o la paura e la rassegnazione? Il male assoluto, la guerra, era passato... ma la fame e le sofferenze per moltissime persone non erano passate...