Di
recente in Francia c’è stata un’aspra polemica perché l’artista che ha
disegnato il manifesto per le prossime Olimpiadi, Ugo Gattoni, ha eliminato la
croce dalla cupola dell’Hotel des Invalides. Lui ha detto che non aveva alcun
secondo fine ma per molti questo è solo l’ultimo esempio della rimozione delle
nostre radici cristiane.
Nei
lontani anni Trenta frequentavo la scuola elementare di Seravezza (Lucca),
quando un giorno il maestro ci parlò delle Crociate. Qualche giorno dopo si
soffermò sullo scontro navale del 7 ottobre 1571 nelle acque antistanti
Lepanto, conclusosi con la vittoria dell’armata navale cristiana. Benché siano
trascorsi tanti anni da quel giorno lontano della mia fanciullezza, ricordo
ancora la commozione che mi pervase mentre ascoltavo il mio insegnante, con gli
occhi che si inumidivano dalle lacrime. Nel mio cuore di bambino rimase
impressa la figura di Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, che
insieme a Baldovino di Fiandra, Tancredi e Boemondo d’Altavilla, partecipò alla
prima spedizione (1096-1099), invocata da Papa Urbano II durante il Concilio di
Clermont, che si concluse con la conquista di Gerusalemme. Mi colpì che
Goffredo di Buglione rifiutò la corona di re della Terrasanta, accettando per
sé solo il titolo di “difensore del Santo Sepolcro”.
Torquato
Tasso nella Gerusalemme liberata descrisse Goffredo di Buglione come il
prototipo dell’eroe cristiano. Ho sempre pensato che la fede cristiana possa condurre
tutti gli uomini a vivere in un mondo migliore, più giusto e umano, senza
frontiere e lotte di classe. In un mondo complesso come quello attuale
necessariamente bisogna avere rispetto per tutte le religioni, anche se quella
islamica appare per certi versi in antitesi rispetto al cristianesimo. Così
come noi rispettiamo chi professa altre religioni, analogo riguardo deve essere
rivolto ai cristiani in tutto il mondo. Il rispetto esige rispetto. Diversamente
si arriva al caos.
In Italia vivono
molti stranieri che professano religioni diverse da quella cristiana. Alcuni
purtroppo non accettano di adeguarsi alle leggi del Paese che li ospita. Toufic Fahd
e Alessandro Bausani nel libro “Storia dell’islamismo” (Editori Laterza,
1986) hanno scritto che “l’Islam, non ammettendo la conoscenza razionale, fonda le sue conoscenze solo sulla fede come
valore assoluto, cioè su un fideismo cieco in nome del Corano”.
Il Corano non può essere compreso facilmente da un cristiano perché in esso è prescritta la guerra (Cor.2.216). “Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite . Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi che amiate una cosa che invece vi è nociva. Allah sa e voi non sapete”.
“Uccidete
gli idolatri ovunque li troviate” (Cor.9.5). “Profeta! Lotta contro gli
infedeli e gli ipocriti e sii duro con loro” (Cor. 66.9). Lo scrittore Carlo
Sgorlon in un articolo su Il Tempo evidenziò che “il Corano è l’unica legge
religiosa e civile, immutabile e intoccabile, il vero musulmano non conosce la
tolleranza e non cede mai, ‘o fai ciò che lui vuole, oppure si arriva alla
guerra’”.
Il
cristiano di oggi non è chiamato a fare le Crociate come nell’antichità. La
nostra religione ci impone il dialogo, l’ascolto, la carità, il perdono e il
camminare insieme. Tutte virtù esaltate dall’esempio di Gesù, che ci chiede di
portare la sua parola in tutto il mondo ma non di imporla né di schiacciare il
pensiero o le usanze altrui. Rispetto, prima di tutto. Quello stesso rispetto
che dobbiamo oggi esigere per i cristiani nel mondo. Non è più ammissibile che
avvengano crimini efferati, come di recente avvenuto in Burkina Faso, dove un
gruppo di terroristi è entrato in una chiesa uccidendo decine di fedeli riuniti
in preghiera. Non sarà facile raggiungere questo risultato. Che Dio ci aiuti. A
noi resta la preghiera.
Nessun commento:
Posta un commento