mercoledì 13 marzo 2024

Le nostre radici cristiane

 

Di recente in Francia c’è stata un’aspra polemica perché l’artista che ha disegnato il manifesto per le prossime Olimpiadi, Ugo Gattoni, ha eliminato la croce dalla cupola dell’Hotel des Invalides. Lui ha detto che non aveva alcun secondo fine ma per molti questo è solo l’ultimo esempio della rimozione delle nostre radici cristiane.

Nei lontani anni Trenta frequentavo la scuola elementare di Seravezza (Lucca), quando un giorno il maestro ci parlò delle Crociate. Qualche giorno dopo si soffermò sullo scontro navale del 7 ottobre 1571 nelle acque antistanti Lepanto, conclusosi con la vittoria dell’armata navale cristiana. Benché siano trascorsi tanti anni da quel giorno lontano della mia fanciullezza, ricordo ancora la commozione che mi pervase mentre ascoltavo il mio insegnante, con gli occhi che si inumidivano dalle lacrime. Nel mio cuore di bambino rimase impressa la figura di Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, che insieme a Baldovino di Fiandra, Tancredi e Boemondo d’Altavilla, partecipò alla prima spedizione (1096-1099), invocata da Papa Urbano II durante il Concilio di Clermont, che si concluse con la conquista di Gerusalemme. Mi colpì che Goffredo di Buglione rifiutò la corona di re della Terrasanta, accettando per sé solo il titolo di “difensore del Santo Sepolcro”.

Torquato Tasso nella Gerusalemme liberata descrisse Goffredo di Buglione come il prototipo dell’eroe cristiano. Ho sempre pensato che la fede cristiana possa condurre tutti gli uomini a vivere in un mondo migliore, più giusto e umano, senza frontiere e lotte di classe. In un mondo complesso come quello attuale necessariamente bisogna avere rispetto per tutte le religioni, anche se quella islamica appare per certi versi in antitesi rispetto al cristianesimo. Così come noi rispettiamo chi professa altre religioni, analogo riguardo deve essere rivolto ai cristiani in tutto il mondo. Il rispetto esige rispetto. Diversamente si arriva al caos.

In Italia vivono molti stranieri che professano religioni diverse da quella cristiana. Alcuni purtroppo non accettano di adeguarsi alle leggi del Paese che li ospita. Toufic Fahd e Alessandro Bausani nel libro “Storia dell’islamismo” (Editori Laterza, 1986) hanno scritto che “l’Islam, non ammettendo la conoscenza razionale,  fonda le sue conoscenze solo sulla fede come valore assoluto, cioè su un fideismo cieco in nome del Corano”.

Il Corano non può essere compreso facilmente da un cristiano perché in esso è prescritta la guerra (Cor.2.216). “Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite . Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi che amiate una cosa che invece vi è nociva. Allah sa e voi non sapete”.

“Uccidete gli idolatri ovunque li troviate” (Cor.9.5). “Profeta! Lotta contro gli infedeli e gli ipocriti e sii duro con loro” (Cor. 66.9). Lo scrittore Carlo Sgorlon in un articolo su Il Tempo evidenziò che “il Corano è l’unica legge religiosa e civile, immutabile e intoccabile, il vero musulmano non conosce la tolleranza e non cede mai, ‘o fai ciò che lui vuole, oppure si arriva alla guerra’”.

Il cristiano di oggi non è chiamato a fare le Crociate come nell’antichità. La nostra religione ci impone il dialogo, l’ascolto, la carità, il perdono e il camminare insieme. Tutte virtù esaltate dall’esempio di Gesù, che ci chiede di portare la sua parola in tutto il mondo ma non di imporla né di schiacciare il pensiero o le usanze altrui. Rispetto, prima di tutto. Quello stesso rispetto che dobbiamo oggi esigere per i cristiani nel mondo. Non è più ammissibile che avvengano crimini efferati, come di recente avvenuto in Burkina Faso, dove un gruppo di terroristi è entrato in una chiesa uccidendo decine di fedeli riuniti in preghiera. Non sarà facile raggiungere questo risultato. Che Dio ci aiuti. A noi resta la preghiera.

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