venerdì 20 febbraio 2009

Il caso Eluana e il diritto di scelta

Il pensiero che mi sono fatto sul "caso Eluana" è scaturito dal mio cuore
certamente influenzato dai pareri espressi da eminenti cardinali nonché
dal comportamento assunto dal ministro Sacconi (ex socialista),
ma soprattutto dalle belle parole pronunciate dalla madre superiora di Lecco
che insieme ad altre suore per 17 anni ha assistito Eluana. Da come parlava
ho avuto l'impressione che Eluana potesse anche risvegliarsi
dal lunghissimo stato vegetativo.

Come si è visto l'opinione pubblica si è divisa fra chi voleva il distacco
del sondino e chi invece desiderava che la donna continuasse a essere alimentata.
Il padre di Eluana, Beppino Englaro, premeva perché fosse dato corso alla sentenza
della Corte Costituzionale per porre fine alle sofferenze della figlia.
Si è scatenata molta, troppa confusione.

Sentire urlare gravi parole come "Assassini! Assassini!", uscite dalla bocca
di qualcuno che stava in mezzo alla folla che si era radunata intorno alla clinica
dov'era stata ricoverata Eluana, è un fatto che mi ha fatto male
al cuore. Speravo che tutti rispettassero il punto di vista di chi, con
onestà intellettuale, difendeva e difende il diritto di scelta fra interrompere
o meno le cure, da non confondersi con il diritto dell'eutanasia.

E' bene che si arrivi al più presto al testamento biologico che può essere più o
meno esteso, ma che finalmente disciplinerà in modo chiaro questa dolorosa materia.
Secondo la Chiesa la vita è un dono di Dio e solo lui la può
togliere. Anche per questo fatto importante, soprattutto per chi ha la
Fede nel Cristo Redentore, pensavo che il sondino non dovesse essere
staccato. Ma credo anche che difficilmente Eluana, qualora si fosse
ridestata dallo stato vegetativo, sarebbe stata nelle condizioni di poter dare
alla luce un figlio.

Per due anni e mezzo ho assistito mio padre, morto a 91 anni,
immobilizzato nel letto; potevo farlo perché ero già in pensione. Facevo
una settimana a turno, notte e giorno, con mio fratello e mia sorella.
E' morto fra atroci sofferenze. Spesso mi chiedeva di portargli una
pistola perché non riusciva più a sopportare i forti dolori che sentiva.
Non sto a raccontare le scene dolorose a cui ho assistito. Povero babbo mio.

Anni addietro quando andavo a trovare a Seravezza il maestro Narciso Lega,
ricoverato presso la locale residenza sanitaria assistita, un giorno si
parlò delle gravi malattie che colpiscono l'uomo. Lui su questo tema mi
accennò alle sofferenze patite da Sant'Antonio di Padova, che morì
non reggendosi più in piedi per i forti dolori che provava. Per la fede quelle
sue sofferenze finirono quando Dio lo chiamò a sé.

Riflettendo bene dico, con tutta sincerità, che all'uomo non dovrebbe
essere mai negato il diritto di scelta: vivere o morire, quando, in
quest'ultima fattispecie, l'uomo è affetto da malattie atroci e
terminali. La Chiesa in quest'ultimo caso dovrebbe dare il suo assenso.
Dovrebbe impartire la sua benedizione alla salma, sapendo che l'anima
del defunto giunto alla fine del suo cammino terreno raggiungerà la casa
del Padre Celeste dove, nell'alto infinito del Cielo, vivrà in eterno.

Non crederò mai che il governo sia intervenuto per approfittare di
questa dolorosa situazione per modificare la Carta Costituzionale.
Neanche la morte ha insegnato agli uomini di volersi più bene fra loro.
C'è davvero poco amore, mentre l'odio invece sta crescendo. Ecco perché
nel mondo si stanno ancora combattendo tante guerre. Ed è davvero vergognoso
che non si riesca ad arrivare alla pace nella terra dove nacque Gesù.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

si può decidere la fine della vita per decreto?

Anonimo ha detto...

Credo che sia da destra che da sinistra sul caso Eluana ci sia stata una macroscopica strumentalizzazione politica. Vergognosa, visto che in ballo c'era il destino di una persona.