Silvano Alessandrini – biografia
Silvano Alessandrini,
secondogenito figlio di Garibaldo (poeta insigne della Versilia) e
di Elena Tonetti, nasce al Borgo dei Terrinchesi, frazione della
piana del comune di Seravezza, il 6 maggio 1920. Interrotti gli
studi è chiamato alla armi il 1° aprile 1940 e viene aggregato al
5° Reggimento di fanteria a Rieti. Su sua domanda ottiene
l'assegnazione al Corpo degli alpini che lo prende in forza al 4°
Reggimento Alpini di Aosta, per poi passare al 6° Reggimento Alpini
Divisione Tridentina. Non ancora in zona di guerra nel novembre
1940, fruisce una licenza per esami durante la quale consegue il
diploma di maestro elementare presso l'Istituto magistrale “Giovanni
Pascoli” di Massa. Sulla fine dello stesso mese, gli viene
notificato l'ordine di mobilitazione e viene avviato sul fronte Greco
Albanese. A causa dell'assoluta inadeguatezza del vestiario, degli
scarponi e dei calzettoni a disposizione, nella zona del lago
Pogradec, una schiera di alpini sono colpiti dal congelamento degli
arti inferiori. Molti suoi compagni morirono. Silvano ed altri
commilitoni riuscirono a cavarsela. Putroppo i postumi del
congelamento per Silvano furono molto seri , per evitare una
gangrena all'arto inferiore sinistro, gli fu amputata la gamba,
all'altezza della parte bassa del terzo medio. Il 25 ottobre 1941,
ormai in congedo assoluto, si sposa a Viareggio con Veronica
Barghetti e da allora inizia il suo insegnamento presso le scuole
elementari di Querceta, Marzocchino e del Frasso.Terminerà nel 1975
dopo aver seduto dietro tantissime cattedre della Versilia, l'ultima
della quale fu quella della scuola elementare di Strettoia.
Nel 1958 iniziò la sua
collaborazione, assumendone poi anche la direzione, del festival
“il Miccio canterino”
E molto prolifico per il
festival del “Miccio canterino” scrisse 22 pezzi che io
definisco bellissime scenette teatrali in dialetto versiliese. Nel
contempo, sotto pseudonimo, scrisse 26 romanzi gialli, editi, i
primi tre, dalla Tribuna Edizioni Piacenza, e, gli altri, dalla EPI
Edizioni periodiche italiane di Roma.
Concludo con quanto scrisse
nella parte finale della sua prefazione, il professore Danilo
Orlandi, nel presentare il libro di Silvano “ La scartocciata”
che ho nello scaffale dei miei libri, che fa riferimento al teatro
popolare breve e rime sparse, e riporta anche divertenti bei
racconti dell'Alessandrini e la poesia Un orto grande: “ Silvano
con lavori di teatro, di narrativa e in versi per anni ha compiuto
un'opera che già può dirsi di recupero, e fissa in documenti
letterali il mondo autentico di una Versilia, di cui fra poco gli
echi saranno spenti. Ferma infine un fatto linguistico, tramandando
la parlata versiliese nella sua effettiva entità di discorso
organico, cioè di reale linguaggio. La sua fatica, per questo verso
è unica e meritoria. Per onorarne la sua memoria da anni è stato
istituito in Versilia, dei quattro comuni storici, il premio di
poesia dialettale, intestato, al suo nome.
Renato Sacchelli
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