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Dal sito versilia.org |
"La costituzione del Comune Unico
della Versilia è un obiettivo a cui si deve arrivare per migliorare
la situazione dell'intero territorio e dei suoi abitanti, tenendo
conto del quadro economico e sociale sempre più complesso, con
continui tagli alla spesa pubblica e sacrifici richiesti ai
cittadini, a cui purtroppo non corrispondono adeguati servizi. Torno a parlare di questa proposta,
propugnata anche da Pietro Marchi quando fu sindaco di Seravezza (dal
1911 al 1919 e dal 1944 al 1946), perché la ritengo ancora oggi di estrema
attualità. Quello che segue è un mio articolo pubblicato
su "Versilia Oggi" nell'ottobre 2003.
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"Con i suoi articoli ”Versilia
senza respiro” e “Non fate finta di sognare”, pubblicati su
Versilia Oggi nei mesi di marzo e di agosto, Paolo Macchia mise a nudo la situazione del territorio versiliese, che aveva già
evidenziato nel libro “La Versilia Storica - aspetti geografici
di un piccolo sistema territoriale", pubblicato nel 1977 a cura della
Banca di Credito Cooperativo della Versilia, in accoglimento della
proposta avanzata dal professor Milvio Capovani. Condivisi la sua analisi a 360 gradi. Anch'io, anni addietro,
accennai su Versilia Oggi alla conurbazione che interessava il
nostro territorio, cioè a quel processo di formazione di una
grande città dovuto al collegamento di piccoli centri urbani
intorno al nucleo maggiore. Questa convinzione l’ebbi quando con
mio figlio salii nel 1988 in cima al monte Canala per arrivare a
Cerreta S.Nicola, ai piedi del Folgorito, Dal paesaggio che vidi
dalla criniera del monte di Ripa, notando le differenze dai primi anni Quaranta, mi resi conto che
si stava completando l’intera urbanizzazione della pianura
versiliese.
Nello stesso articolo parlai della difesa del territorio
minacciato dalle calamità naturali, dell’inquinamento, dell’approvvigionamento idrico e dello smaltimento dei rifiuti
solidi urbani , tutte problematiche che andavano affrontate e
risolte sulla base di un piano unico riguardante l’intero
territorio versiliese. Diedi risalto
all’idea che uomini liberi, disinteressati e colti, appartenenti
al movimento dell’Unione Versiliese, ebbero nel progettare il Comune
Unico della Versilia, che poteva avere a disposizione più risorse
finanziarie e un maggiore peso a fini elettorali. Purtroppo questo
progetto naufragò ancora prima di nascere, a mio parere per
interessi partitici e di campanilismo. Naufragò soprattutto perché
gli elettori versiliesi non seppero cogliere l’importanza di
questa nuova formazione politica, l’unica che avrebbe potuto garantire
traguardi unitari. Non si vollero eliminare le poltroncine locali,
si preferì andare avanti alla peggio. E pensare che nel 1776 l’illuminato granduca Pietro
Leopoldo, resosi già allora conto della situazione, pose fine alla frammentazione della Versilia in tanti
comunelli, accorpando il territorio in sole tre comunità.
In un libro che gli è costato una fatica durata due anni, a mio
parere una pietra miliare della storia del nostro territorio, Paolo Macchia afferma che "per realizzare con successo qualunque
forma di riorganizzazione del territorio dell’intero sistema è
necessario intervenire in modo organico e completo su tutta
l’area, con un unico progetto che abbia finalità chiare e non
consideri le parti del sistema sia spaziali che aspaziali, come indipendenti e
svincolate le une dalle altre".
Anche se non siamo arrivati
all’ultimo respiro, come ha scritto nel suo articolo Roberto
Ippolito, chi scrive è convinto che se le cose continueranno ad
andare avanti di questo passo, l’uomo non potrà più disporre in
Versilia di altri spazi di territorio da destinare all’ulteriore
sviluppo industriale e artigianale, in quanto già interamente
occupato da agglomerati urbani, e da preesistenti opifici. Per
arrivare al Comune Unico, importante anche per disciplinare la
situazione antropica dell’intera Versilia e per evitare possibili
diseconomie, c’è bisogno davvero di operare una svolta decisiva.
Renato Sacchelli
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