Stamattina quando ho letto sulla
Cronaca libera la bellissima poesia intitolata “Fiore del marmo”
scritta dal sensibile poeta e scrittore Giuseppe Vezzoni , il mio
stato d'animo ridotto a bassi livelli a causa dei fatti gravi che
accadono un po' ovunque e che ogni giorno apprendiamo dai giornali
e dalla tv, si è molto risollevato. Se mi sono sentito meglio lo
devo proprio alla lettura di questa poesia eccezionale, uscita
dalla profondità dell'anima dell'autore. Nel leggerla ho ripensato al mio bisnonno
Pietro Sacchelli (che mai ho conosciuto), il quale verso la fine dell'800 dai Metati Rossi, località vicina a
Strettoia, partiva, a piedi, ancora con il buio della notte, per
arrivare all'alba sulle cave della Cappella e anche del Trambiserra, dove lavorava per guadagnare il pane per lui e la sua famiglia.
Penso al copioso sudore che gli usciva dalla fronte
nell'esercitare questo pericoloso e faticoso lavoro, tant'è che ho
sempre immaginato che i nostri cavatori della Versilia fossero dei ciclopi della
montagna. Ho pensato anche a mio padre, che lavorò sulla cava del
Trambiserra: spesso usciva di casa con l'ombrello di cerato
aperto per ripararsi dalla pioggia con la speranza che, arrivando sulla cava le condizione del tempo fossero, nel frattempo migliorate, in modo da poter lavorare senza perdere la
giornata.
Con altri cavatori di Seravezza agli inizi del 1940 andò a lavorare anche in una cava di
travertino, vicina a Cisterna di Latina.
Io sono nato al Ponticello di
Seravezza, centro abitato in prevalenza abitato dai cavatori. I miei più vicini di
casa li ricordo tutti: Giuseppe Gori, Giuseppe Tabarrani, Lorenzi,
Pietro Maggi, Armando Antonucci, Bandelloni Garibaldo, e l'altro Bandelloni, detto
Fortino. Avevano la pelle tinta dal sole e le mani d'acciaio e
muovevano martini pesanti più di cento chili. Furono loro a educarmi al lavoro, che è fonte di vita.
Credo i
cavatori e tutti i lavoratori della Versilia abbiano tratto la forza per lavorare grazie anche all'amore che li legò alle loro
spose, davvero fantastiche e belle donne che diedero ai loro mariti
splendidi figli.
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