sabato 23 marzo 2013

Un uomo solo senza casa e senza affetti

In una fredda sera invernale, sibila il vento, mentre nel cielo si addensano nuvole scure. Forse nella notte pioverà. Un uomo dal passo stanco si avvicina alla chiesa del paese. Stringe nella sua mano un sacchetto di plastica, dove tiene tutto ciò che possiede. Uno straccio di asciugamano ed altri pochi cencetti: è un barbone, senza casa, né un letto, è solo e senza affetti. Arrivato sulla porta della canonica della chiesa, preme il tasto del campanello. Al parroco che gli apre l'uscio il poveretto chiede implorante: “Padre, mi aiuti, non so dove andare a dormire, mi faccia entrare, la prego, soltanto per questa notte”.
Che deve fare il sacerdote? Lo sa bene che non ha una struttura idonea per dare alloggio ai senza casa, ai barboni, agli extracomunitari e a tutti quelli che hanno bisogno di assistenza per sopravvivere. "Io sono un povero prete e so che non posso chiudergli la porta in faccia Nelle mie omelie parlo sempre di amore fra gli uomini, accoglienza, carità..... In nome del Cristo Redentore non possso dirgli di no, altrimenti che prete sarei?”. Così, d'istinto, apre la porta e lo fa entrare, mettendogli subito a disposizione un angolo del palcoscenico del teatrino parrocchiale, dove colloca una rete con sopra un materasso e due coperte.. 

E' una scena reale, cruda, che si svolge fra un uomo solo e un prete. Sopra di loro il Creatore del Cielo e della Terra, Iddio dell'Universo. Il sacerdote sale nella cucina della parrocchia, riscalda un tazza di latte e la porta al barbone con due fette di pane inburrato e zuccherato. "Per stanotte riposa tranquillo - gli dice con affetto - ma domani vedi di trovare un'altra sistemazione. Questa parrocchia non è in grado di offrire questo tipo di accoglienza ai bisognosi”. Un nodo gli serra la gola, non riesce più a parlare, riesce soltanto ad augurargli la buonanotte.

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