Si continua a morire mentre si lavora. Nel 2009 scrissi una breve riflessione sul tema. Rileggendola oggi, dopo diversi anni, purtroppo mi pare ancora estremamente attuale. Dei passi avanti sono stati fatti: le leggi che tutelano i lavoratori esistono, così come la sensibilità sul tema è aumentata. Ma bisogna fare di più, deve essere una priorità assoluta difendere la vita dei lavoratori, sempre e comunque.
. . .
I capi dei cantieri dovrebbero attivarsi perché i lavoratori conoscano bene le procedure da eseguire per evitare errori di qualsiasi genere che potrebbero essere fatali. Tutto deve essere fatto perché nell’avvenire non ci siano più uomini che perdono la vita mentre faticano per portare a casa un salario appena sufficiente ad essi e alle loro famiglie per sopravvivere.
Ricordo, alcuni anni fa, che il crollo di alcuni ponteggi in un cantiere edile causò la morte di alcuni extracomunitari che lavoravano in nero. Vivevano alla giornata dandosi da fare dove capitava. È una vergogna che continuino a verificarsi casi simili, nei cantieri edilizi, nelle fabbriche o nei campi. Il lavoro è fonte di vita, non di morte. Pensiamo al dramma che colpisce le giovani spose e i piccoli figli rimasti disperatamente soli e nel pianto per la perdita dei loro cari. Bisogna punire severamente coloro che, per guadagnare di più, non rispettano le normative di sicurezza. Non è ammissibile che la morte strappi alla vita i lavoratori a causa di questa condotta che oserei definire criminale.
Prima che inizi ogni turno di lavoro basterebbero pochi minuti ai capi e/o ai dirigenti per porre in allerta i propri collaboratori, in modo che essi possano lavorare con calma e sicurezza. Certo, l’imponderabile può sempre accadere, ma queste raccomandazioni dovrebbero essere sempre fatte prima dell’inizio di qualsiasi lavoro: nessuno lo dimentichi!