giovedì 28 luglio 2011

LUCCIOLE: UNA VISIONE MAGICA

LUCCIOLE: UNA VISIONE MAGICA

Ero un bambino di pochi anni quando, sul calar di una sera degli anni trenta,vidi per la prima volta, un'infinità di lucciole abbassarsi sulle vie di Seravezza. Credevo che facessero i soldini sotto il bicchiere. Ritardai a rincasare disubbidendo a mia madre rimasta in casa insieme al mio fratello, ( il mio babbo era andato a fare le strade dell'impero appena conquistato insieme ad altri dieci cavatori di Seravezza) la quale dalla finestra della nostra casa, aldilà del fiume. mi chiamava in continuazione:” Renato, vieni subito a casa....”
Senza darle ascolto continuai a correre con le manine tese in alto, pronto ad afferrare quelle lucciche che sembravano essere stelle vaganti arrivate a sfiorare la terra.
La seguente filastrocca, è il frutto di quella suggestiva visione mai dimenticata: Lucciole / Cicchinino / che ci fa lì fora al buio? / Va a ddormi! / Oh! mà, guarda là / Un le vedi? / Eno lucciole / paiono stelle / eno tante e son lucenti / fan centesimi e ventini / corro e volo dietro a lloro / e mi sembra d' avè le ali / un ho sonno / salto e sogno / nel mi mondo / di cicchino incantato.

mercoledì 27 luglio 2011

Il criminale nazista Walter Reder. Anche sul suo conto appaiono gravi responsabilità sulla strage di S.Anna di Stazzema

Nel passato ho sempre pensato che Walter Reder maggiore delle S.S. che nel 1951 fu assolto per insufficienza di prove dalla seguente accusa: “ Senza giustificato motivo, per cause non estranee alla guerra, con ordini dati ai propri dipendenti, determinava la morte di 560 persone, che non prendevano parte alle operazioni militari, in prevalenza vecchi, donne e bambini inermi, che furono trucidati selvaggiamente e senza discriminazione, venendo in particolare 150 di essi ammassati sul piazzale della chiesa e in massa falciati a raffiche di mitraglia e con lanciafiamme, nel territorio di S.Anna d Stazzema (Lucca) il 12.8.1944”;
avesse la sua parte di responsabilità nell'orrendo crimine quale comandante di un reparto speciale, impegnato in primis nella lotta contro i partigiani operanti sui monti della Versilia, molto vicina alla linea del fronte di Pisa.
In questo contesto, dopo aver letto i preziosi appunti del valoroso partigiano che è stato il seravezzino Alfieri Tessa, traggo anch'io il convincimento che egli abbia effettivamente operato perché fosse compiuta a S.Anna di Stazzema l'orribile strage.
Il 24 maggio 1944 Reder raggiunse in Italia il 16 Btg, corazzato. Superata dagli alleati la resistenza dei tedeschi opposta a Cecina – S. Vincenzo, il 25 luglio, sempre del 1944, Reder arrivò col suo reparto sull'Arno e a Pisa l' 8.8.1944 gli fu ordinato di lasciare il fronte. Il 9 agosto si trova a Pietrasanta. A pagina 16 degli atti del 1951, rigo 13, si legge. “Compare al Baccatoio, frequentava di certo villa Barsanti. Comandava un reparto ritirato dal fronte ed adibito a funzioni di sicurezza sul retro del fronte di appartenenza...” Nei giorni 11 e 12 agosto 1944 le sue truppe arrivano nella zona fra Carrara e la sua Marina. A Isola di Carrara fissò il suo primo posto di comando. Infine coi suoi piccoli reparti, l'11 agosto arrivò anche a Ruosìna, dovè stabilì il suo secondo posto di comando. E con la 4^ Compagnia pose un presidio anche a Seravezza, forse nella villa Pilli, notoriamente, in quel tempo, occupata dalle SS, come ebbe modo di vedere anche l'autore di questo scritto che tante volte passò davanti al suo cancello.
La giornalista Laura Griffo, scrisse un articolo pubblicato sulla La Nazione il 6.1.1985, che aveva redatto dopo una intervista a lei concessa dalla figlia della signora Sofia Viti Marchi la quale le parlò dei giorni trascorsi da Reder a Ruosina quando fu ospite nella casa della madre. Fra le altre cose la Griffo ha scritto. “ Eppure il maggiore delle SS Walter Reder, ventinovenne, comandante del 16° Btg. della sedicesima divisione Reichefukrer Rocce Unit, quei morti ammazzati sventrati bruciati dai suoi soldati, li ha per lo meno visti da molto vicino, come ha certo guardato levarsi nel cielo terso dell'estate , il fumo grasso e grigio dei corpi che bruciavano in un rogo di centinaia di creature. Parlando ancora di Reder ritengo opportuno trascrivere, qui di seguito, quanto ha dettagliatamente scritto Alfieri Tessa: “Considerato che fra i suoi compiti immediati, poteva esserci pure quello di proteggere le compagnie del 35°, e tutta l'operazione di sterminio, da un'eventuale attacco a sorpresa di forze partigiane durante le varie fasi dell'operazione stabilite in precedenza. Da ciò, tutto considerato , ecco la precauzione di salire sul monte attraverso i sentieri imboscati, ben nascosti, ed in compagnia di reparti della R.S.I., posti al comando di ufficiali repubblichini, che gli facevano da guida e protezione conoscendo i percorsi per averli già fatti. Se tutto fosse andato bene, una volta arrivati in alto su quella montagna, in tutta tranquillità avrebbe potuto osservare l'attuazione del programma di sterminio, che lui, responsabile nelle sue FUNZIONI DI SICUREZZA, aveva affidato al II° Btg. del 35° Reggimento comandato dal capitano Anton Galler, fuggito, finita la guerra, in Spagna dove poi scomparve.
E proprio per la sicurezza da assicurare ai tedeschi in arrivo nelle zone teatro delle operazioni belliche che non bisogna dimenticare quanto dichiarò Reder in relazione agli interventi contro le popolazioni di Bardine di S.Terenzo e di Valla ecc., e cioè di essersi avvalso di quel compito di sicurezza, motivo per cui soltanto uccidendo e intimorendo poteva riuscire ad ottenere appunto la sicurezza richiesta. Per i 150 massacrati sulla piazza della chiesa di S.Anna, l'ordine di ucciderli, secondo la testimonianza del caporale delle SS. Adolf Beckert, arrivò dopo una febbrile consultazione tramite la ricetrasmittente intercorsa tra l'ufficiale sul posto e un suo non identificato interlocutore, che Alfieri Tessa presume che potesse essere Reder , il quale dalla sommità della Foce di Compito, osservò e diresse l'operazione, via radio , in base alle funzioni di sicurezza a lui affidate.
Ringrazio ancora Alfieri Tessa che amo definire “il mio capitano” per gli interessanti suoi appunti che mi ha dato, nei quali ha parlato della lotta partigiana che fu combattuta in Versilia.
Renato SacchelliA

martedì 19 luglio 2011

sabato 16 luglio 2011

VISITA ALLA CAPPELLA ALLA SEDE DEL GRUPPO DEGLI ALPINI DI SERAVEZZA. E PER FORTUNA CHE C''E GENTE COME PRIMO.

Che bella sorpresa fu per me constatare che nella antica Pieve di San Martino alla
Cappella, abbia la propria sede il Gruppo degli ex alpini di Seravezza.
Questa piacevole notizia l'ho avuta quando nell'estate del 2003 sono salito lassù per ascoltare la Santa Messa celebrata in suffragio delle anime degli ex militari defunti della Guardia di finanza che furono iscritti alle gemellate Sezioni ANFI di Seravezza e di Massa, tra le quali quelle del presidente della sezione Massese, tenente Gastone Maccabruni, nonché della signora Giuliana Oriente, consorte di Renzo Maggi, presidente della Sezione versiliese, scomparsa recentemente
dopo una lunga e dolorosa malattia.
Terminata la funzione religiosa, Primo Giorgi, che prestò servizio militare di leva nel Corpo degli alpini durante l'ultima guerra e, dal 1949 per lunghi anni anche in quello della Guardia di finanza, ha invitato tutte le persone presenti nella chiesa a un rinfresco da lui allestito e offerto insieme ad altri “ veci alpin” a conferma della generosità che è proprio di questi uomini, permeati da alti valori umani, primo fra tutti quello della fratellanza.
C'è amore per la gente nel cuore di questi uomini che, negli anni più verdi della loro vita, portarono sul cappello “ La lunga penna nera”, e da sempre sono impegnati nelle opere del sociale a favore della collettività nazionale. E' un Corpo quello degli alpini ( fondato il 15 ottobre 1872 su proposta del capitano G.D. Perrucchetti) che è amato da tutti gli italiani, com' è visibile dai loro festosi e grandiosi raduni nazionali in cui vengono sempre accolti dalla popolazione con applausi scroscianti.
Primo Giorgi (l'uomo dai due cappelli alpini), anni addietro andò in Russia per costruire un asilo per i bambini di Rossosch, insieme ad altri ex alpini reduci della seconda guerra mondiale combattuta in quella terra nella quale morirono uccisi o scomparirono nella gelida steppa ricoperta dalla neve ghiacciata 120 mila soldati italiani, tra i quali anche mio zio paterno Guido Sacchelli, anche lui alpino.
Gli alpini nelle guerre combattute, si sono sempre altamente distinti, scrivendo col sangue pagine di epico valore. Furono essi a bloccare sul Piave, sul Grappa e sul Montello, durante la prima guerra mondiale del 1915-1918.
In Russia, il 25 gennaio 1943, gli alpini al comando del generale Luigi Reverberi, comandante della divisione Tridentina, sferrarono un attacco contro tre divisioni russe attestatesi nel villaggio di Nikolajewka un varco e sfuggire all'accerchiamento da parte dei sovietici che avevano sfondato il fronte lungo il Don. La cruenta battaglia costrinse i russi ad abbandonare le loro posizioni, e fu questa una grande vittoria degli alpini che riuscirono ad aprire la strada verso il ritorno a casa di 14 mila penne nere superstiti, anche se infiniti furono gli alpini che morirono, tant'è che Nikolajewka da allora fu considerata la loro tomba. Quando radio Mosca, l' 8 febbraio 1943, annunciò la loro vittoria sulle forze dell'Asse, la voce dello speaker cambiò tono nel momento in cui disse: “Solo il Corpo alpino italiano deve ritenersi imbattuto in terra di Russia”. Dopo questa breve parentesi ritorno a parlare della Cappella. Appena sono entrato nella sede degli alpini, col tetto rifatto e con il locale ristrutturato rimesso completamente a nuovo, anche con l'impiego di marmi pregiati, e con una mansarda adibita a cucina munita di tutto quanto per il suo funzionamento, Primo e gli altri suoi ex commilitoni, con evidente soddisfazione, mi hanno fornito informazioni in merito al locale ottenuto in comodato per 99 anni dal comune di Seravezza, al quale l'avevano richiesto sin dal 1992. “ Era un rudere quando l'abbiamo avuto. Tutto è stato pagato per i lavori fatti” precisano con molta fierezza. E ancora mi dicono: “ In questo locale, secoli fa, vi era la sede del comune della Cappella, del quale facevano parte i paesini montani di Azzano, Fabbiano, Mimazzana, Giustagnana , Basati, Cerreta San Nicola e Cerreta Sant'Antonio, Ruosina e Malbacco. Nel passato fu anche utilizzato come aula scolastica per i bambini della comunità montana.” E' vero. Anch'io la vidi in occasione di una gita effettuata dagli scolari della scuola elementare di Seravezza verso la fine degli anni 30.Alla Cappella c'è stato anche Michelangelo interessato sia all'utilizzazione del prezioso marmo bardiglio che veniva estratto dalla cava sottostante, sia per l'estrazione di colonne di marmo dalle cave del Trambiserra da impiegare nella costruzione della facciata del duomo di San Lorenzo da lui disegnata e modellata su incarico di Papa Leone x, un 'opera che non fu mai iniziata. Qui il sommo artista transitava e sostava quando scopri la cava del marmo statuario sul Monte Altissimo.” Pare ancora di sentire, alla Cappella, aleggiare lo spirito di Michelangelo, al quale la tradizione attribuisce, non scientificamente provata, il Porticato ionico con i capitelli a campanaccio, distrutto dagli eventi bellici del 1944/45 ( i cui resti sono ancora visibili), e il rosone che spicca sulla facciata della chiesa , noto ormai come “l'occhio di Michelangelo”, anche se l'avrà fatto il Benti. La sede è piena di gagliardetti, una gavetta troneggia su una mensola. Al centro della parete è murata una madonnina, scolpita in marmo bianco con due bambini tenuti nelle mani, che reca incisa l'iscrizione: ” COMPIUTA MDCXLII1”. C'è anche un quadro del pittore versiliese Gian Paolo Giovannetti, un aquilone che è l'emblema del Corpo degli alpini, in volo sulle cime dei monti. Sempre alla stessa parete è affisso un quadro recante la fotografia del maresciallo degli alpini Galliano Tarabella nato ad Azzano e morto in Russia, nonchè la motivazione della concessione al predetto della medaglia di argento al valore militare per il suo comportamento tenuto durante la battaglia combattuta nella zona di Popowka sul fronte russo il 20 gennaio 1943. Penzola dalla cornicetta, una catenina alla quale è stata attaccata appunto questa medaglia di argento, concessa all'eroico alpino versiliese, al nome del quale i componenti del Gruppo di Seravezza hanno voluto intitolare la loro sede.
E' stata anche una ulteriore sorpresa vedere affissa alla parete la fotografia dell'equipaggio americano che il 9 agosto 1945 effettuò sulla città di Nagasaki il secondo bombardamento nucleare della storia che causò 40 mila morti, 40 mila feriti e la distruzione di un terzo degli edifici della cittadina giapponese. Giorgi mi indica un pilota. “ Questo è un italo americano, in quanto figlio di una coppia di emigrati in America da Corsanico, La foto sono riuscito ad averla da uno che abita là” Quando mi affaccio alla finestra rimango straordinariamente incantato dall'eccezionale paesaggio sottostante, nel quale il mio sguardo arriva fino alla pianura e si perde nel nostro mare di Versilia, davvero le emozioni non finiscono mai. Immagino che da quella finestra anche il grande Michelangelo avrà avuto nel 1518 le mie stesse sensazioni. Prima di allontanarmi dalla Cappella, dove ho sentito il dovere di salire per ascoltare la Santa Messa celebrata a suffragio dell'anima di tanti cari amici e colleghi defunti, nonché della cara Giuliana, sempre festosa in mezzo a noi ex finanzieri durante i nostri rituali incontri (ricordo di avere cantato insieme a lei anche “ O sole mio”, durante la festa indetta ìn occasione della ricorrenza del 226° anniversario della fondazione del Corpo) sono ritornato all'interno dell'antica e bella chiesa tutta costruita in marmo bianco per osservare attentamente l'opera ritenuta edificata dai nostri antenati prima dell'anno 1000. Mentre stavo per uscire sono rimasto improvvisamente scioccato quando ho notato una nicchia vuota, con sopra affisso un cartello recante la scritta, a caratteri in stampatello “ RUBATO”. Non avevo ancora acquistato il prezioso Almanacco Versiliese di Giorgio Giannelli, cosicché ho telefonato al parroco della Cappella, il quale mi ha informato che il furto commesso nell'anno 2000, riguardava una pregevole tela del 1750, raffigurante
“ Una disputa sull'eucarestia” di autore ignoto. E' per questo grave fatto che concludo questo mio articolo invitando gli scellerati ladri sacrileghi, nel caso in cui mi leggessero, di restituire alla chiesa di San Martino alla Cappella il suo quadro; hanno il dovere di farlo per rimettere a posto, innanzi tutto, la loro coscienza, e per ritrovare la via del bene, l'unica che apporta all'uomo gioia e amore.



P. S. - Convinto del fatto che questo mio articolo, che fu pubblicato sul numero di agosto del 2003 di Versilia Oggi, narra fatti da me ritenuti interessanti, ho deciso di inserirlo nel mio blog in onore della memoria di Primo Giorgi scomparso qualche anno fa e di tutti gli alpini d'Italia, tra i quali fece parte anche mio padre (classe 1906) e i suoi fratelli, Pietro classe 1908, Lorenzo classe 1915 e  Guido (classe 1919) che fu  dichiarato disperso in Russia.

mercoledì 13 luglio 2011

Le voci del Cuore: Amore, Carità e Perdono.

La storia degli uomini fin dai tempi remoti ci narra di spaventose guerre mondiali e di sanguinose lotte fratricide, nelle quali, complessivamente, sono stati uccisi milioni e milioni di esseri umani e procurato una schiera infinita di feriti, tantissimi resi inabili ad ogni proficuo lavoro. Non bastavano le guerre, anche delitti efferati sono sempre stati perpetrati da una criminalità organizzata. E ancora, l'uso non terapeutico della droga ha avvelenato e ucciso un numero infinito di uomini. Infine, secolari squilibri socio economici, in ordine ai quali nel “pianeta terra” una moltitudine di gente, specie in Africa, tuttora soffre la fame fino a morirne, e la difficile situazione in cui si trovano quotidianamente portatori di gravissimi handicap, sono problematiche che non ci possono lasciare indifferenti, ma inducono a riflettere su quanto deve fare l'uomo quale figlio di Dio e generato da un atto di amore, per la costruzione di un mondo migliore, in cui regni la prosperità e la pace universale fra tutti i popoli della Terra.
Dico subito che spetta alla politica che deve essere svolta da uomini animati dalla passione, dallo spirito di sacrificio e da apostolato. E' chiaro che coloro che svolgono un'attività politica anche ai più alti incarichi per il governo della collettività nazionale, debba essere ben retribuito, ma anche qui occorre porre dei limiti. Ogni uomo che svolge funzioni pubbliche deve sentirsi gratificato per il bene che esso compie nell'interesse dei suoi amministrati che lo hanno delegato a rappresentarlo nei vari organi istituzionali. Retribuire chi svolge questi importanti incarichi con compensi da
“ Paperone” è però un fatto che genera degli squilibri che non possono essere sopportati dalla larga massa di lavoratori e/o tanti pensionati che stentano ad arrivare alla fine del mese con i magri salari e le modeste pensioni che percepiscono.
Un ruolo importante, direi decisivo, per l'edificazione di un mondo senza più ingiustizie e quindi dal volto più umano, spetta a coloro che sono chiamati dalla voce di Dio a svolgere una costante opera di evangelizzazione ovunque palpiti il cuore degli uomini.
Occorre ritrovare lo spirito di fratellanza e si debbono abbattere tutti gli steccati che fin dai tempi più antichi hanno causato sanguinose guerre e immani rovine.
La predicazione del Vangelo sarà tanto più efficace se verrà accompagnata da testimonianze di carità. Solo così i valori che scaturiscono dalla “Fede Cristiana”, appariranno in tutta la loro grandezza universale. Dio ci vuole caritatevoli e pronti ad aiutare il prossimo.
Egli attraverso il Vangelo della carità, ci fa sentire la sua presenza e parla al nostro cuore.
Il cristiano deve pertanto agire di conseguenza, quale soggetto attivo di iniziative tese a vivificare l'amore che mai dovrebbe venire meno tra gli uomini. Chi crede in lui deve tenere presente che il Signore non attende i suoi figli solo in chiesa, ma li aspetta in quei luoghi dove la gente che soffre ha bisogno di assistenza sia morale che materiale.
Per svolgere questa feconda opera di bene. È auspicabile che molte persone facciano parte dei gruppi della Caritas e/o di altre benemerite associazioni di volontariato, in quanto strumenti di dialogo e di amore a dimostrazione di un concreto spirito di solidarietà umana.
Inoltre questa opera gratificante ed educativa, sicuramente allieterà il cuore di coloro che, nel nome del Signore, si adopereranno in un modo o nell'altro , per lenire le sofferenze quotidiane dei propri fratelli più sfortunati.
Mi preme sottolineare che gli insegnamenti cristiani, sopra accennati, li ho approfonditi grazie alle lezioni di catechesi per adulti, cui ho assistito nella mia parrocchia di Casciavola, svolte dal parroco don Nino Guidi, nativo di Pruno, località dell'alta Versilia, da me considerato un grande sacerdote.

venerdì 1 luglio 2011

Aborto: una tragedia mondiale del nostro tempo

“ Vita anche per me
pellegrino nella tua carne
lo senti tu
la mia paura
è stata un onda di morte
sfuggita da chissà dove
forse da un angolo disperato
della tua anima.
Mamma fammi nascere
per la vita che mi hai dato
per la mia coscienza
per mio Padre Iddio.
Mamma non respingermi nel buio.
Chi mi proteggerà da te?
Aspetta solo un po'
e mi vedrai sorridere
e succhierò da te la vita
e ti coprirò di baci...”

Ecco, questa è una parte della lunga e struggente canzone piena di amore che dovrebbe essere in testa alla classifica della “hit parade” per l'anelito alla vita che esprime e che ha fatto vibrare le corde della mia sensibilità di uomo messa anche duramente di fronte “ai cinquanta milioni di bambini che ogni anno nel mondo vengono uccisi dall'aborto”,come si legge sulla pietra che fa da sfondo al monumento ai “ bimbi mai nati “, inaugurato nel cimitero dell'Aquila il 28 dicembre 1991.
Questa opera monumentale che sembra essere uscita da un mondo di fantasmi, costituita dalla statua della Madonna senza volto con in braccio alcuni bambini, anch'essi senza viso, davanti al quale sono stati sepolti i resti di aborti praticati presso la Usl dell' Aquila nell'ultimo biennio, deve far riflettere la coscienza degli uomini su questa tragedia che sconvolge e mina la crescita ed il sano sviluppo di ogni nazione civile. E' in questo unitario contesto cristiano delle cose terrene che si colloca il monumento, motivo per cui non condivido la dichiarazione, riportata dalla stampa quotidiana, della senatrice Elena Marinucci, sottosegretario alla sanità, la quale, in proposito, ha affermato che si tratta “di uno squallido ed illegittimo tentativo si ottenere l'apprezzamento della parte più retriva della società italiana, che è anche largamente minoritaria secondo i risultati del referendum della legge che ha liberato le donne dall'aborto clandestino”
Gli uomini di buona volontà di cui il, mondo è ricco anche se gli episodi di violenza che ogni giorno vengono commessi un po' da tutte le parti potrebbero indurci a pensare il contrario, sono grati, senatrice Marinucci, al “Movimento per la vita- Armata Bianca” per il coraggio dimostrato in un momento così pieno di contraddizioni, nell'erigere un monumento che vuole ricordare a tutti la sacralità della vita nelle dimensioni più elevate.
Il monumento è stato inaugurato e benedetto dal vescovo Mario Peressin alla presenza di alcune centinaia di persone tra le quali il presidente del Movimento on. Giorgio Casini, del sindaco della città abruzzese e del registra Franco Zeffirelli, che ha motivato la sua partecipazione alla cerimonia con “la necessità di dare una testimonianza da cristiano per la tragedia forse più grave del nostro tempo: l'assassinio dell'incarnato”.
Tanti anni fa , durante la mia permanenza nel meridione, ebbi l'occasione di conoscere alcune famiglie non ricche, direi abbastanza bisognose, con dieci ed amche quindici figli a carico.


Da allora spesso ho pensato alla felicità immensa ed indescrivibile che i genitori della numerosa prole hanno provato nel vedere crescere intorno ad essi, sia pure con fatica e fra tante difficoltà, le loro creaturefrutto di un amore sicuramente mai offuscato, neppure dal pensiero, dall'interruzione delle varie maternità con intervent abortivi.
Madri cor4aggio o incoscienti? No! Queste donne interpretavano semplicemente la filosofia di vita popolare di quei posti, in base alla quale i figli sono ”doni di Dio” ovvero so'pezzi core”.
Io credo che la legge che disciplina attualmente l'aborto debba essere modificata, nel senso che alle pratiche del genere debbono ricorrere le gestanti nel caso in cui siano affette da patologie che possono determinare, se la gravidanza viene comunque portata avanti, gravi conseguenze alla salute della donna che del nascituro.
Sono altresì convinto, tanto per fare alcuni esempi rimanendo nell'ambito della nostra nazione, che se scomparirà il fenomeno della disoccupazione giovanile ed anche quello della droga velenosa, se il governo affronterà in modo definitivo, e sarebbe ora, il problema dell'edilizia pubblica residenziale per soddisfare le esigenze di chi ha bisogno di una casa, con il pagamento di un canone proporzionato alle entrate della famiglia, se miglioreranno le condizioni generali di vita della collettività, in particolare quelle delle categorie più bisognose e se le ragazzi madri saranno affettuosamente ed economicamente assistite, qualora fossero sprovviste di redditi propri, evitando così il loro abbandono alla cupa disperazione, rari saranno i casi di aborto dei quali la donna è comunque vittima.
Sì perché nel suo cuore rimangono i segni di una profonda lacerazione che col trascorrere del tempo genererà anche un angoscioso rimorso per l'assenza, nella solitudine della sua vecchiaia, di quei figli che se non li avesse respinti, le farebbero vedere la bellezza della sua vita di madre, anche nell' età più avanzata, in virtù dell'amore filiale.


In considerazione del fatto che il tema di questo mio articolo, pubblicato su “ il Dialogo “ del mese di gennaio 1992, è ancora estremamente attuale, ho ritenuto opportuno riportarlo sul mio blog