giovedì 30 aprile 2009

Riconciliazione

Ascoltare in tv i discorsi del Presidente della Repubblica e del capo del Governo, solennemente pronunciati il 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, mi ha profondamente commosso. Avere pietà per i Caduti, che in buona fede si schierarono dalla parte sbagliata per continuare a combattere per gli ideali fascisti, è un atto di grande umanità. Questo è il primo sentimento che ogni uomo dovrebbe manifestare se si vuole arrivare finalmente alla auspicata riconciliazione nazionale, dopo un lungo periodo di divisioni e anche, purtroppo, di violenze iniziate dal luglio 1943.

Il pensiero espresso dal nostro premier non si discosta minimamente da quello che anch’io da anni ho sempre pensato. Nel 1943 un giovane ex avanguardista di Seravezza, Mario Pellizzari, che aveva giurato fedeltà alla causa della rivoluzione fascista, con indosso la nuova divisa militare del governo di Mussolini si fermò a parlare con noi ragazzi del Ponticello, ai quali manifestò la sua fede incrollabile nel Duce. Era orgoglioso e felice di questa sua scelta. Poco tempo dopo rimase ucciso durante lo scontro a fuoco con i partigiani, avvenuto sui monti della Lunigiana. Morì un ragazzo puro, certamente vittima della propaganda del regime fascista; la sua memoria è rimasta sempre viva nel mio cuore.

I partigiani ai quali sono riconosciuti i valori fondanti della nostra Repubblica meritano parole di plauso e di riconoscenza, in primis per la difficilissima scelta che fecero quando non risposero alla chiamata alle armi del maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, ministro della guerra della repubblica di Salò, preferendo salire sui monti per iniziare a combattere contro i nazifascisti per riconquistare la libertà, un obiettivo che fu raggiunto grazie anche all’aiuto che essi diedero alle truppe alleate. Alto fu il numero dei Caduti partigiani e dei feriti che combatterono valorosamente contro le truppe nazifasciste.

Mi ha fatto piacere apprendere che Silvio Berlusconi nulla sapeva del disegno di legge sull’ordine del Tricolore che proponeva una onorificenza per dare pari dignità a tutti coloro che parteciparono alla Seconda guerra mondiale. Il premier ha assicurato che quel ddl, che di fatto equiparava i partigiani ai repubblichini, verrà ritirato. La tanto auspicata riconciliazione nazionale credo che debba avvenire senza che venga mai dimenticata l’estrema importanza della lotta partigiana. In Versilia il primo uomo che pensò, all’inizio del 1944, di costituire una banda armata di partigiani fu Gino Lombardi, medaglia d’oro al Valor militare, ucciso il 21 aprile 1944 nel corso di un conflitto a fuoco avvenuto in una caserma fascista di Sarzana. Altri eroici partigiani furono uccisi in Versilia, nel 1944 a seguito di alcuni scontri contro tedeschi e repubblichini. Se nell’anno succitato fossi stato un ragazzo più grande anch’io sarei salito sui monti per combattere a difesa della libertà, bene sacro e inalienabile dell’uomo.